12. Un orco in casa

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Natale era alle porte, le strade erano addobbate da lucine colorate, le vetrine dei negozi sfoggiavano le migliori decorazioni rosso e oro.
La gente passeggiava tenendosi stretta nei loro cappotti lottando contro il freddo e la neve.
I tetti si decorarono di neve fresca e soffice, la città sembrava incantata. Darlene camminava pestando quel tappeto bianco soffice segnando delle orme verso casa. 
Varcata la soglia, con le guance arrossate dal freddo, salutò Monica e si diresse dritta verso la cucina a preparare un the caldo. 

Nelle ultime settimane lei e Monica non si erano parlate troppo. Quasi per niente. 
Con l'arrivo delle feste natalizie le giornate di lavoro si erano fatte sempre più intensive e il tempo da trascorrere insieme era pari a zero, in più Darlene passava metà delle sue giornate da Simon.

"La sera di Natale lavorerò. Farò doppio turno. Tu potrai passarla con Lisa e Claudia se vuoi."
disse Monica con una nota aspra nella voce. Ovviamente non sospettava nulla del loro litigio, altrimenti non avrebbe saputo spiegare le lunghe assenze di sua figlia.
"Certo, non preoccuparti per me." Darlene aveva pensato ad una sola alternativa.

"Sono contenta che tu e Lisa vi siate riavvicinate dopo il nostro trasloco. Lei è una brava ragazza e la sua famiglia non mi dispiace. Non credo che avranno problemi ad ospitarti per il cenone di natale."
Dar si sentì incredibilmente in colpa, quasi mai mentiva a sua madre, ma comunque non le era mai capitato di mentirle per così lungo tempo. Le rivolse lo sguardo, stava lavando i piatti, aveva gli occhi cerchiati e l'aria stanca. Decisa ad alleggerire i sensi di colpa la ragazza le si avvicinò dicendole di andar a riposare e che avrebbe terminato lei le faccende domestiche.
Ultimamente non si era data da fare in nulla. Aveva abbandonato la pittura, aveva smesso di far visita alla signora Colonnello, una vecchina che abitava all'angolo della sua stessa strada, per il quale il giovedì le sbrigava le faccende domestiche in cambio di qualche spiccio,  aveva smesso di parlare con tutti. Si era annullata.
Le posò una mano sulla schiena e prima di poterle dire qualsiasi altra cosa notò dei segni sui suoi avambracci scoperti.
"Mamma, ancora questi segni! Ma che cosa sono?" le afferrò il braccio esile con decisione.
Sua madre si liberò dalla presa e si giustificò "Mi sono fatta male a lavoro, tutti quei piatti..."

Darlene ne aveva abbastanza, a quanto pare non era l'unica in quella casa a mentire spudoratamente "Non ci si riempie di segni e lividi in una giornata di lavoro, mamma. C'è qualcuno che ti picchia? Ti ha aggredito qualcuno? Bisognerà denunciare tutto e..."

Sua madre assunse un espressione di profonda disapprovazione "Darlene, me la vedo io, non bisogna fare assolutamente niente! Sono questioni per cui  tu non devi inferire."
Darlene continuò a guardarla con aria di disapprovazione notando la sua espressione corrugata, poi parlò
"E' questo che sai fare, vero? Soccombere, soccombere e non reagire. E' per questo che siamo rinchiusi qui, in questa topaia. E' per questo che non vai in faccia a quell'obbrobrio che hai sposato e non rivendichi ciò che ci sta facendo passare. Sprofondiamo sempre più nella miseria." La ragazza si morse la lingua. Non poteva credere alle sue stesse parole. Poi vide la madre voltarsi verso di lei e SBAM! Sentì un forte bruciore sula guancia destra, sua madre era in lacrime e le aveva appena tirato uno schiaffo. 
"Faccio tutto questo per te, per mantenere questa casa. Avevo la tua età quando sposai tuo padre, sono stata ingenua, certamente, non sono mai riuscita a vedere il vero uomo che si celava in lui, ma mi aspetterei da te non altrettanta ingenuità. Anche se alla luce di ciò che mi hai detto.."
Darlene non sentì la fine della frase perché improvvisamente qualcuno suonò alla porta. 

Quando andò ad aprire si trovò un uomo imponente dinnanzi a se, aveva il petto in fuori e le spalle erano così larghe che gli facevano sembrare di aver la testa piccola, era quasi calvo, con i capelli grigi e naso adunco, le sopracciglia erano folte e disordinate, gli occhi erano piccoli e cagneschi.

Monica si avvicinò alla porta per vedere chi fosse
"Monica, potrei entrare per favore?"
La voce di quell'uomo era rauca e molto grave. Quando entrò Darlene notò che puzzava di fumo e alcol.
"Ciao P-pedro. A cosa devo la tua visita?"
La voce di Monica tremava e sembrava che si stesse sforzando a sembrare formale.
L'uomo guardò in direzione di Darlene che a sua volta lo fissava con ostilità e poi parlò

"Ecco, mi mancavi."  in tono risoluto

Un macigno le si poggiò sullo stomaco. Darlene si voltò di scatto verso sua madre sgranando gli occhi, cercando di capire cosa mai volesse dire, sperando di aver frainteso. Monica la ignorò e con un'espressione atterrita annuì e iniziò a camminare verso la camera da letto con quell'uomo che la seguiva. Dar la fermò per un braccio chiedendole cosa mai stesse succedendo. 

"E' stato lui a procurarti quei lividi? Ma sei impazzita? Da quanto quest'orco viene qui?" Le sussurrò.
Sua madre le rispose che andava tutto bene, che se si interponeva tra loro avrebbe perso il lavoro. La guardò entrare in camera con quell'uomo e chiudere la porta alle sue spalle con un'aria di profonda afflizione. Erano tante le notti che Darlene passava fuori casa oramai. Poteva solo immaginare da quanto questa storia andasse avanti. Dalla stanza provenivano delle voci, sua madre raccomandava all'uomo
"Non saresti dovuto venire. C'è mia figlia in casa, non avrebbe dovuto capire niente."
L'orco le rispose "Prima o poi l'avrebbe saputo. Meglio scoprirlo così che invece coglierci di sorpresa mentre io ero nel tuo letto, per intenderci." c'era una nota di perverso divertimento nella sua voce che fece venire i brividi a Darlene. 
Il senso di colpa per le cose dette erano soffocanti, aveva bisogno di prendere aria. 
Prese le sue cose e uscì di casa. Il cielo era coperto di morbide nubi il sole emanava una luce fredda attraverso quel candido velo, la ragazza camminava nervosamente per il marciapiede, gli scarponcini erano zuppi di acqua gelata. Il cellulare vibrò, aveva appena ricevuto un sms da parte di Simon:

Vengo a prenderti alle quattro. Sono stato invitato ad un ricevimento e spero che tu possa accompagnarmi stasera. Intanto ho una sorpresa per te. Dammi conferma.

Il cuore di Darlene si scaldò di colpo e si alleggerì. Voleva portarla di fronte ai suoi colleghi e clienti. L'avrebbe portata mano nella mano come se fosse la sua ragazza? Come l'avrebbe presentata? 
La sua mente iniziò ad immaginare scene in cui lui raccontava di come si erano conosciuti e di come si fossero innamorati. 
Ad un tratto il suo stomaco ebbe un sobbalzo, come se avesse sceso un gradino che non aveva visto, si era sorpresa ad immaginare una cosa così ingenua e allo stesso tempo ad accorgersi di una cosa così importante. Lei lo amava.


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⏰ Last updated: Sep 26, 2017 ⏰

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Sussurra Ancora Il Mio NomeWhere stories live. Discover now