2. Un anno prima

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"Comunque mi chiamo Simon!"
Così si presentò la prima volta, porgendole la mano destra, tenendo un bicchiere di rum nella sinistra.
Sarà stato per l'alcool in circolo, o per le luci psichedeliche di quel pub, ma Dar si sentì ad un tratto stordita, si chiese cosa ci facesse un tipo come lui in uno squallido bar di uno squallido quartiere che pullula di gente poco raccomandabile.
Rimase affascinata, affascinata dai suoi capelli perfettamente in ordine, ondulati e pettinati in modo impeccabile, dalle sue sopracciglia dritte come due pennellate, dai suoi occhi diretti, che non potevi smettere di fissare, scuri, di un castano intenso, e poi le labbra, si muovevano lentamente mentre si curvavano in un sorriso che gli scavava le guance punteggiate di una barba scura, con qualche sfumatura grigia. Lì  capì che quell'uomo poteva avere molti anni in più di lei.

Quella sera Darlene e Lisa, un'amica di vecchia data, passarono la serata nel solito pub.Le due ragazze si conoscevano dai tempi dell'asilo, abitavano nella stessa strada, erano distanti un paio di palazzi l'una da l'altra. Da bambina Darlene veniva sempre invitata a passar la notte da Lisa.

Andavano a far passeggiate in bici insieme, al parco, a fare commissioni per la mamma, a prendere un gelato, inventavano giochi con le mani, confidavano segreti, parlavano di come immaginavano la loro vita da adulte.
Si persero di vista all'età di 10 anni, quando il padre di Dar andò via di casa. Lasciò la madre per una più giovane, senza figli e quindi con un corpo conservato benissimo. Dovettero trasferirsi in periferia, in un bilocale muffito con a malapena l'acqua calda.
Si ritrovarono un sabato pomeriggio al centro commerciale, passarono un paio d'ore davanti ad una tazza di caffè, ed il tempo che non hanno trascorso insieme è stato come cancellato. 

Darla non potette far a meno di notare quanto la sua amica d'infanzia fosse cambiata. I capelli, dapprima crespi e neri erano stati tinti di rosso. Gli occhi marroni spiccavano di più con quel trucco effetto Mat. Gambe lunghe e dritte dritte, lei sì che si sarebbe potuta permettere qualsiasi tipo di vestito, nonostante questo, era sempre stata una tipa sobria e dallo stile semplice. Jeans e maglietta, leggins e maglioncino lungo, collant e vestitino.
Dar ha sempre ammirato la sua bellezza, incantata la guardava e cercava di imitarla.

La serata passava lentamente tra il chiacchierare al bancone del bar e qualche short finché una figura dagli occhi color ghiaccio, un viso squadrato incorniciato da capelli di un biondo-dorato, un trucco ben marcato con sfumature tendenti al nero/blu, rossetto e phard color pesca, non le si avvicinò con sicurezza. Si dirigeva verso di loro a passettini svelti, con le gambine corte coperte da una calzetta a rete, stivali con tacco e vestitino da cocktail in pizzo nero a cuoricino senza spalline, sul petto pendeva una pesante collana girocollo dorata. Camminava facendo ondeggiare la pochette nella mano destra.

"Darla!! Lisa!! Avevamo appuntamento all'entrata!!"

La voce stridula riconoscibile sopra a mille era la sua, Claudia. Ma l'attenzione di Darlene si spostò nella direzione opposta rispetto alla sua amica. Una voce calda, un po' roca, la fece voltare facendo involontariamente volteggiare i suoi capelli a mezz'aria, sfiorando il viso dell'uomo che, affianco a lei, aveva appena ordinato un rum. La sagoma che intravedeva nella penombra delle luci soffuse vicino al bar era slanciata, poggiava il braccio piegato sul bancone in una posa elegante, una gamba flessa accavallata a l'altra gamba.

"Claudia! Scusami, ce ne siamo dimenticate, abbiamo iniziato prima di te, non te la prenderai per questo spero!" Gridò ridacchiando Lisa, mentre l'osservava arrivare.

"Bene! La festa inizia senza di me, allora!" e voltandosi verso Dar "Chi non muore si rivede! Ma come ti sei vestita!? Hai fatto acquisti in un negozio premaman?"

Non aveva torto, quella sera Darla non aveva nemmeno voglia di prepararsi, era uscita con una felpa grigia larga, un paio di leggins neri e scarpe ginniche. Abbassò il capo e ignorò il commento sarcastico. Era sin troppo a conoscenza del poco tatto della sua compagna.

"Allora iniziamo a brindare?" Claudia strillava ancora, malgrado si fosse avvicinata rispetto a prima e afferrando il Long Island, che Lisa aveva precedentemente preso, lo alzò in aria. Poi ancora
"Pago un giro da bere! Per favore, tre shot di Betty Suicide, e poi ancora altri tre di Blood Shot." Si rivolse al barista. Claudia si poteva permettere di offrire da bere alle sue migliori amiche. Il padre era un impresario, la madre non aveva bisogno di lavorare, ma per dare senso alla sua vita si dilettava a fare l'estetista. Lei, Claudia, le dava una mano quando la clientela si faceva più densa.  Il suo tempo libero lo passava a fare shopping, aveva una cabina armadio piena zeppa di scarpe e vestiti, andava a cavallo, in palestra, o, ancora, si divertiva ad accalappiare uomini.

 Ridendo Claudia teneva un braccio intorno al collo di Lisa, le chiacchiere fluivano velocemente, la musica di sottofondo era frastornante e le ore passavano.

 Del resto di quella sera Darlene ebbe solo ricordi offuscati. Quasi a fine serata Claudia avvertì le sue amiche dell'arrivo di alcuni suoi amici, tra i quali Alan. Darla si irrigidì, malgrado l'alcool, ricordava benissimo quanto male le aveva fatto quel ventitreenne dagli occhi eterocromi.  

Sussurra Ancora Il Mio NomeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora