6. Un dolce pensiero

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Quel pomeriggio il sole stava per tramontare, diventava sempre più, attimo per attimo, un cerchio rosso. Imponente, regale, romantico; in primo piano sfoggiava tutta la sua bellezza riflettendo i suoi raggi obliqui sulla città impreziosendola di luce dorata. Le foglie dei pioppi e delle querce lungo la strada deserta ricamata di foglie rosse e gialle, spiccavano di un rosso-arancio ancora più vivo. Darlene mentre tornava a casa trovò un gradino su cui sedersi, in prossimità di uno degli alberi con ancora qualche foglia sui rami. Tirò fuori il suo quadernino dei disegni dalla borsetta bordeaux intenzionata a tracciare con la sanguigna uno schizzo di quel fantastico paesaggio, destinato ad esser raffigurato sulla sua tela. Uno spettacolo che il tramonto aveva riservato solo per lei. Mentre lasciava che il suo sguardo sovrano esplorava e ammirava l'orizzonte, e che la sua mano tracciava l'abbozzo di quel paesaggio, la sua mente prese ad immaginare come sarebbe stata quella cena.
Non poteva immaginare che quel giorno avrebbe sviluppato una dipendenza per Simon.
E viceversa.

Tornata a casa, Darlene trovò un biglietto nella fessura della porta di casa, piegato in due, con due dita lo sfilò.

Era uno di quei foglietti a quadretti in carta riciclata, staccato da un block notes. La ragazza l'aprì, e una fogliolina di pioppo ancora verde ondeggiò lentamente verso terra. Aggrottò le ciglia e si piegò prendendola dallo stelo e osservandola facendola roteare tra l'indice e il pollice a destra e poi a sinistra. Poi tornò a leggere il bigliettino scritto in corsivo da una mano leggera con una penna blu.

"Sign.na Darlene,
questo non sarebbe il modo giusto per lasciare una lettera alla donna che porterai a cena fuori, ma son passato di qui per parlarti, dal momento in cui non ci siamo nemmeno scambiati i numeri di cellulare, né accordati per venerdì sera, ma il mio tempismo ha fatto si che son passato proprio quando in casa non c'era nessuno. Son stato perciò costretto a lasciarti uno squallido bigliettino scritto sulla cappotta della mia auto, ed ho pensato, magari, di lasciarti forse l'unica fogliolina ancora verde di questa stagione, in mancanza di un mazzo di rose, che di solito, galanteria vuole, si lascia ai piedi della porta.

Accetterai mai questo mio umile pensiero?
Prometto che mi farò perdonare venerdì sera per questa mia mancanza.
Spero indosserai il miglior vestito che tu possieda.

Simon.

P.S. Questo è il mio numero di cellulare, chiamami."


Darlene era lusingata, nessun uomo l'aveva mai trattata così, con quella sorprendente formalità.

Era nervosa, non sapeva come avrebbe dovuto comportarsi, si stava tuffando in qualcosa di più grande di se stessa.

Entrò in casa e Dar poggiò la fogliolina sul comodino della sua stanza, con ancora il cappottino addosso si sedette sul letto e compose un SMS per Simon. Era troppo timida per telefonarlo, non avrebbe saputo nascondere la voce tremante.

"Ehilà..." no! Troppo colloquiale, lui è stato così formale! "Ciao..." ancora no! Troppo scontato. Ok, inizierò senza nessun saluto. "Sono Darlene, questo è il mio numero. Nessuno mi aveva mai donato una fogliolina. Questo regalino mi ha fatto molto piacere, ancor di più il pensiero, tra l'altro adoro la stagione autunnale. Ti ringrazio, quindi. Piuttosto, di cosa volevi informarmi in riguardo a venerdì sera?"

Darlene teneva il pollice alzato sul tasto 'invia' esitante. Leggeva e rileggeva l'sms. Le sembrava di aver composto un messaggio formale per il suo datore di lavoro. 

Decisa a mandare l'SMS lasciò cadere il pollice energeticamente sullo schermo touch screen.

Aprì il cassetto delle robe intime e conservò il foglietto sul fondo.

La risposta arrivò prima di quanto lei avesse previsto.

Sussurra Ancora Il Mio NomeDonde viven las historias. Descúbrelo ahora