7. La cena

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La sveglia suonò echeggiando in tutta la stanza. Dar spalancò gli occhi, erano le 7:15 del venerdì 29 Ottobre. La luce entrava dalla finestra sulla sua sinistra trasparendo dalla bianca tenda velata ricamata in stile lampasso creando un fascio di luce che illuminava il letto.

Balzò giù da letto e si chiuse in bagno. Aprì il rubinetto del lavandino e unì le mani a coppa riempendole di acqua gelida, con un agile movimento abbassò la testa e si portò le mani sul viso bagnandolo. 

"Allora, vieni a chiudermi questa lampo o no?" quella sera Dar aveva i nervi a fior di pelle. Si aggirava per casa come un fantasma, scalza, con il vestito non ancora abbottonato addosso con le spalline che le scendevano. Monica stava seduta al tavolo con Lisa, chiacchieravano mentre prendevano un caffè. Darla si avvicinò a sua madre:

"Cerca di non romperla."

Monica afferrò la cerniera tirandola verso l'alto.

"L'altro giorno le ha lasciato un bigliettino sulla porta di casa!" Monica parlava con tono teatrale spalancando gli occhi.

"Davvero!? Dar, perché non me ne hai parlato? Avresti dovuto chiamarmi!!" Lisa era sorpresa.

" Mi ha semplicemente lasciato il suo numero di cellulare. Gli ho mandato un sms per metterci d'accordo per stasera." rispose con calma, a bassa voce, concentrata a sistemarsi le pieghe dell'abito.

Aveva acconciato i capelli in uno chignon. La pettinatura alta le scopriva il collo dalla pelle delicata, sul quale scendevano due orecchini con lucenti pietre.
Qualcuno suonò alla porta. Darlene si avvicinò per aprire.

Era lui.
Puntualissimo.

Indossava uno smoking nero coperto da un cappotto corto doppiopetto in lana melange grigio, sciarpa nera, scarpe in pelle nere modello Derby. Era sorridente e teneva tra le dita una rosa rossa con al centro uno spillo con diamantino bianco.
"Buonasera." Con gesto elegante glie la porse guardandola negli occhi in modo magnetico.

"Buonasera, Simon!"
Darlene la prese delicatamente portandosela al naso per assaporarne il profumo. Abbassò gli occhi e sorrise timidamente ringraziando.

Salutò la madre e Lisa, chiuse la porta alle sue spalle.

Simon le aprì la portiera dell'Audi e l'aiutò ad accomodarsi.
"Hai preso alla lettera la mia richiesta. Hai indossato il vestito più bello che avevi! O magari calzi alla perfezione qualsiasi tipo di abito?"
Darlene si voltò verso di lui, poi rigirò il capo abbassando lo sguardo con imarazzo "E' il migliore che possiedo."

Simon sorrise cercando il suo sguardo. "Il posto dove ti porterò ti piacerà. E' all'altezza del tuo calibro." Finalmente Darlene lo stava guardando.

L'ingresso del ristorante accoglieva i clienti con un tappeto rosso coperto da una tenda bianca ad arco, la porta era in vetro decorato, appena Dar la varcò rimase stupefatta. Era in stile classico, il pavimento era in marmo rosa con decorazioni floreali di un colore più scuro, il muro era coperto da pannelli in stile inglese bianchi alternati da lesene dai contorni dorati, un arco sorretto da due colonnine in stile corinzio a tema separava la hall nel quale c'erano dei divani classici in tessuto rosa antico incorniciati da decorazioni in legno intarsiato rivolti verso il caminetto. Qui, in alto, c'era un dipinto ovale raffigurante una copia stilizzata de "la Venere" di Botticelli.

"Signor Sioli, buonasera, prego, volete affidarmi le vostre giacche?" Il cameriere era molto formale. Prese le giacche e le portò in guardaroba. Poi ricomparve
"Seguitemi."

Darlene era nervosa, teneva le mani lungo il corpo incrociate e giocherellava con il cinturino della pochette nervosamente.

Arrivati al tavolo Simon prese la sedia, fece accomodare Darlene e l'avvicinò al tavolo. Poi si sedette di fronte.
"Ti piace? Spero di aver scelto bene!" Simon parlava a bassa voce, in modo intimo.
"E' perfetto!" Dar si addolcì.

"Salve, Simon" un uomo in giacca e cravatta gli andò in contro porgendole la mano destra, con la sinistra intenzionata a poggiarla sulla spalla.
"Signor Masatra, che piacere!" Simon si era alzato in piedi e sorrideva all'anziano uomo.
"Posso presentarti Darlene?" rivolse lo sguardo verso i suoi occhi cervoni, che nel frattempo si erano accigliati.
L'uomo aveva una barba grigia e bianca cresciuta in modo uniforme, sopracciglia molto folte e nere, occhi piccoli e marroni. Doveva avere una sessantina di anni.
Darla si mise in piedi
"Oh, signorina, stia pure comoda! Io sono Alfredo, molto piacere! Deliziosa fanciulla, Simon!"
Darlene rispose educatamente alla sua presentazione e si rimise seduta.
"Allora buona serata! Simon, chiamami, ok?" salutò con voce piena e grassa.
"Buona serata a lei, è stato un piacere conoscerla." in confronto la voce di Dar sembrava quella di un bambino.

"E' un tuo amico?"

"Chi? Lui?" Simon assunse un'espressione sarcastica "Assolutamente no, io non ho amici, solo clienti stretti."

Darlene inarcò le sopracciglia "E che lavoro faresti?"
"Sono un agente di commercio e lui..." abbassò la testa alzando lo sguardo e indicò l'uomo dalla barba sale e pepe "... è un cliente a cui ho fatto firmare decine di contratti. Uomo molto convincibile."
"Capisco."
Simon sorrise espirando.
Prese la sua mano allungando il braccio sul tavolo.
Darlene ebbe una stretta allo stomaco e spostò lo sguardo sulle loro mani, poi sul suo viso.
La stava guardando, ammirava i suoi occhi che riflettevano la luce delle candele al lato del tavolo, spostava lo sguardo a destra e a sinistra, poi con il pollice prese ad accarezzarle il dorso della mano.
Silenzio.

Solo un gioco di sguardi e nient'altro. Sembravano irraggiungibili, uniti da un filo inscindibile qual erano i loro occhi.

La serata avanzò in modo tranquillo, Simon riuscì a rompere il ghiaccio parlando di se, della sua vita, del suo lavoro. Conobbe la passione per la pittura che Darlene nutriva sin da piccolina, la fece parlare delle sue amiche. Dichiarò tra un discorso e l'altro la sua età.

"...Ho 36 anni e non ho mai trovato una persona sincera. Da quando ero un giovane ragazzo quei pochi amici a cui ero legato, per un motivo o l'altro, si sono allontanati. Non ho mai avuto la possibilità di fidarmi ciecamente di qualcuno. Questo ha fatto sì nella mia carriera, per mia fortuna, che io diventassi quello che sono ora."

Darlene era sempre più affascinata, ascoltava e parlava con interesse. Il tempo volò in un baleno.

A fine serata Simon propose a Dar di portarla in un luogo tranquillo, più intimo.

Sussurra Ancora Il Mio NomeWhere stories live. Discover now