Prologo

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La sveglia stava suonando, no, ma che dico "suonando", quel rumore poteva essere definito in tanti modi, ma non era di certo un "suono", era più un persistente gracchiare di un'anatra che stava essendo investita ripetutamente.
Uno. Due. Tre. Quattro. Cinque. Sei.
Al settimo gracchio, una mano venne gettata svogliatamente e con violenza sopra al pezzo di ferraglia, facendolo smettere sul colpo.
"Ancora cinque minuti...."
Borbottò una vocina impastata dal sonno proveniente dal letto soprastante.
Di malavoglia, il ragazzo indiano strisciò fuori dalle coperte, dirigendosi verso il bagno, mentre una dei suoi due compagni di stanza continuava ad emanare suoni morenti da sotto il groviglio di stoffa che costituiva il suo piumone.
Spalancò la porta e si ritrovò di fronte l'altro compagno di stanza, intento a lavarsi i denti.
"Non fi hanno infegnafo a buffare?"
Lo spazzolino che aveva in bocca fece risultare quest'ultima frase molto meno comprensibile e molto più bagnata di quanto non fosse veramente.
L'altro lanciò un lungo sospiro.
"Come fai ad avere così tanta voglia di alzarti la mattina, spiegamelo?"
Prese anche lui lo spazzolino ed iniziò a spremerci sopra il contenuto del tubetto di dentifricio (che si presuppone essere dentifricio, ma non si sa mai).
"Semplice!"
Rispose sputando dentro al lavello in modo da liberare la bocca e farne uscire parole sensate.
"Il mio ragionamento è: devo fare cose che mi piacciono E che mi servono, quindi mi conviene alzarmi il prima possibile in modo da avere più tempo a disposizione per tutto quanto e così-"
"Nooooooooiaaaaaa."
Il ragazzo ebreo alzò i grandi occhi azzurri in risposta, rivolgendo la sua attenzione al getto d'acqua ed iniziò a sciaquarsi.
Sputò di nuovo.
"Dovresti davvero provare a trovare qualcosa che ti appassioni SERIAMENTE, giusto per darti una spinta o un po' di voglia di vivere."
"Credevo di averti già spiegato come funziona: un giorno-"
"Un giorno moriremo tutti e niente di tutto questo avrà più importanza, si si, lo so, lo so, ma potresti lo stesso trovarti un hobby."
"Non ne sento il bisogno."
Mentre pronunciava queste ultime parole, si sfilò un elastico verde dal polso e cercò di raggruppare il più che riusciva della massa riccia e nera che aveva sopra la testa, in una coda o qualcosa di simile.
"Continuo a pensare che dovresti."
Sputò di nuovo.
"Si, insomma, ti farebbe bene."
Stava portando lo spazzolino alla bocca, si fermò a metà strada per sospirare e rispondere.
"Ok, senti, mi lasceresti stare se ti promettessi di provarci?"
"Cos'è, cerchi di contrattare con me?"
"Mi conosci."
"D'accordo, penso che, per adesso, potremmo provare a scendere a questo tuo 'compromesso'."
"Grazie mammina."
Si sorrisero attraverso il loro riflesso nello specchio, solo per poi abbozzare una risata e sussurrarsi
"Idiota."
"Nerd."
Abbastanza forte da sentirsi tra di loro, ma anche abbastanza piano da non esser sentiti da nessun'altro​.
Sputarono contemporaneamente.
Con uno sbadiglio, solcò la soglia del bagno la terza ed ultima  componente di questa mini gang.
"Ragazzi, perché dovete essere sempre così gay?"
Max tirò uno sputo nel lavello, per poi voltarsi verso la ragazza dai capelli verdi e sorridere pacatamente.
"Fottiti Nikki."
"Blah blah blah, lanciami il mio spazzolino."
Fece come ordinato, senza guardare e l'altra lo prese al volo.
Ed eccoli qui, tutti e tre di fronte allo stesso specchio, sopra lo stesso lavandino a lavarsi i denti tutti insieme (appassionatamente? sì.) ed a prendersi a spintoni per farsi spazio. (no.)
"Questo è un altro motivo per cui sono sempre il primo a svegliarsi."
Commentò mentre veniva sballottolato a destra ed a manca dagli altri due.

There's a something in the air (Camp Camp)Where stories live. Discover now