Capitolo 28: "Dimmi la Verità"

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"Chiudi la porta" disse il capo servizio "Siediti" intimò

"E' successo qualcosa?" domandò Andrew furtivamente.

Alex lo guardava dall'alto in basso, con uno sguardo di sfida, con un'aria di superiorità. Si guardò per un attimo ad un piccolo specchio situato vicino lo schermo del pc e disse "Cosa ti prende? Hai il viso infossato, la fronte bagnata di sudore, le news su hai lavorato sono approssimative e piene di refusi. E poi: ma hai letto in questo week-end la guida del CMS"?

"Veramente questo fine settimana ho scopato con il mio ragazzo in ogni angolo della casa" pensò Andrew. "Si, ci sto lavorando" affermò alla fine

"Ci stai lavorando? Ma che risposta è questa. Qui siamo a Vogue non al giornale scolastico. Già ti sto facendo un favore facendoti restare un'ora dopo il lavoro per far spratichire, e tu ti comporti in questo modo?" quasi urlò

"Scusami, Alex. È tutto nuovo per me" confessò con una voce roca

"Si, ok che sei uno stagista, sei qui anche per imparare, però nonostante tutto ... "  ed Alex per un attimo si fermò guardando in direzione della scrivania di Michael "... il tuo collega si è messo in gioco al 100 per cento. Mi ha stupito" disse mentre si accarezzava i capelli ricci e bruni.

Andrew strinse le mascelle, serrò i pugni sulla sedia "Ancora lui, ancora Michel. Ma che ha quel ragazzo che io non ho?" si domandò "Mi dispiace, Alex. Cercherò di migliorare"

"Devi farlo. Qui per i piantagrane e gli ansiosi non c'è posto. Ti scrivo un paio di cose via mail. Torna alla postazione".

Andrew a fatica tornò vicino la scrivania con una rabbia che gli ribolliva nelle vene. Voleva urlare, inveire contro Michael ed Alex, strattonarli entrambi, invece doveva stare al suo posto e sperare che il primo giorno di lavoro terminasse al più presto possibile.

****

In pausa pranzo era rimasto incollato alla scrivania. Andrew non aveva voglia di socializzare con nessuno lì in redazione, voleva solo mangiare il suo tramezzino in santa pace. Ha declinato anche l'invito da parte di Michael, era palese che non avrebbe accettato il suo invito a scendere al pian terreno per gustarsi un caffè insieme alle ragazze del settore moda.

"Continua a toccarsi quei suoi dannatissimi capelli. Ma perché vuole essere gentile a tutti i costi?" ripeteva Andrew fra sè e sè. Era l'invidia a parlare, ne era consapevole, o forse solamente perché era agitato per l'incontro che di li a poche ore avrebbe avuto alla centrale della polizia. Controllava assiduamente il cellulare nella speranza di leggere un messaggio da parte di Justin, leggeva in maniera spasmodica le pagine dell'Harlem Chronicles, sperava di trovare una notizia che lo riguardasse, invece tutto taceva. I dubbi continuavano ad affollare la sua mente, Andrew cercava ancora di trovare una spiegazione a tutto questo, raggiungendo un nulla di fatto. Forse Justin aveva scoperto tutto, aveva messo in ordine i pezzi del puzzle, e questa sensazione faceva correre all'impazzata il cuore di Andrew.

Questo significava niente più lavoro, niente più libertà, niente più amore. Ma una cosa era certa, il ragazzo avrebbe tentato il tutto e per tutto, avrebbe cercato di salvare il salvabile ma Justin doveva sapere la verità, avrebbe capito (forse) perché ha compiuto quel gesto, per amore avrebbe evitato che Andrew finisse in prigione, o forse no? Andrew pregava solo di potersi togliere questo immenso peso dal cuore. Le 7 sera, per ora, erano ancora lontane.

*****

Il cado afoso stava lasciando spazio ad una brezza fresca e leggera nel mentre che Andrew usciva dagli uffici di Vogue. La redazione era semi deserta, tutti erano già andati a casa "Compreso quell'antipatico di Michael" pensò.

Forbidden LoveWhere stories live. Discover now