02. Electricity

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Canzone nei media:
Electricity - Delain

"La bellezza ci può trafiggerecome un dolore

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"La bellezza ci può trafiggere
come un dolore."
(Thomas Mann)

La prima cosa che Victor fece, una volta uscito dal negozio in Hillcrest Road, fu flettersi sulle ginocchia e sospirare. Sebbene la ragazza fosse ormai lontana, quell'elettricità statica di cui non sapeva spiegarsi l'origine gli percorreva ancora il corpo, e non sembrava intenzionata ad andarsene.

Mentre era ancora chino, un'umana che stava attraversando la strada gli rivolse uno sguardo preoccupato, senza però avvicinarsi. Lui non se ne curò e, risollevandosi con una certa difficoltà, si asciugò la fronte; non riusciva a trovare un senso a quello che era appena successo, ma al momento aveva altro di cui occuparsi e suo fratello lo stava aspettando.

Ignorando quello che lo circondava, Victor diede le spalle alle vetrine decorate e s'incamminò, diretto al vicolo in cui aveva lasciato Aušrius. Nei due minuti che seguirono, il volto di Zoë si riaffacciò più volte nella sua mente, e lui non riuscì a nascondere un certo fastidio. Doveva ammettere, però, di essersi divertito a punzecchiarla in quel modo. Mettere a prova la sua pazienza e rovinarle la giornata si era rivelato a dir poco spassoso.

Quando il fratello lo vide far capolino dal vicolo che s'immetteva in Sanctuary Lane, Victor era silenzioso e assorto. Sentiva gli occhi di Aušrius su di sé, ma era troppo preso per preoccuparsi di salutarlo: avanzando a passetti, si limitò a scrutare l'asfalto pieno di crepe e non distolse lo sguardo nemmeno quando, con gesti meccanici, gettò il borsellino fra i cassonetti.

Non appena lo raggiunse, Aušrius si lanciò in una raffica di domande, che Victor non ascoltò nemmeno, preferendo andare ad appoggiarsi contro il muro. Le palpebre, sempre più pesanti, si chiudevano senza che lo volesse, e ogni volta il viso dell'enkelin tornava sempre più forte: la sua pelle piena di lentiggini sembrava splendere e il ghigno che pareva rivolgergli creava in lui un solletico sottocutaneo stranamente piacevole.

Spalancò gli occhi, seccato da quelle intrusioni, e mise l'altra mano sulla spalla del fratello.

Le ginocchia gli scricchiolavano, la gola era secca e le ossa delle mani bruciavano tanto da far sembrare di star per sgretolarsi; e più cercava di resistere al dolore più peggiorava, fino a mozzargli il respiro. Fu con uno sbuffo che si chinò in avanti, nel tentativo di stendersi, e poté sentire con chiarezza ogni articolazione stridere. Aušrius, nel constatare la sua fatica, si affrettò ad aiutarlo.

La prima cosa che avrebbe fatto, non appena fosse tornato all'auto, sarebbe stato scolarsi un intero boccale di Fuoco di Russia* per dimenticare l'esperienza. Adesso ricordava perché la Mutacija non gli era mai piaciuta.

«Era necessario scegliessi specificatamente il corpo di un'anziana?»

«Taci, Aušrius» sibilò, irritato dallo sforzo, «e dammi gli auricolari.» Il ragazzo roteò gli occhi ma non disse nulla, estraendo un lettore mp3 dalla tasca, avvolto da un paio di cuffie. Era un metodo che avevano scoperto qualche anno addietro, quando Dimitar aveva costretto Aušrius a usufruire più sovente del processo di mutazione. La musica riusciva a tenerli concentrati e a rendere più facile il trasferimento dell'anima da una spoglia all'altra, distraendoli dal dolore.

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