Capitolo quattordici

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Diego

Ci sono momenti nella vita, in cui non sai esattamente cosa fare, o cosa dire. Te ne rimani lì, come un pezzo di arredamento: immobile e in silenzio. A prendere polvere e a pregare che possa coprire sotto un denso strato grigio il tuo senso di inadeguatezza. Ero in completo stato di shock, non ero nemmeno in grado di fare un interrogatorio a quel ragazzo per accertarmi che dicesse la verità. Menzogna o meno, solo l'idea che Enola avesse potuto amare un'altra persona al di fuori di me, mi paralizzava.

Andrea era conscio di come le sue parole mi avessero scosso nel profondo. Era ancora davanti a me, con l'espressione di chi la sa lunga e la consapevolezza di avere il coltello dalla parte del manico. Provava pietà nei miei riguardi, non compassione. Sembrava godere del mio disagio, della mia paura, rincuorato di non essere nei miei panni.

Andrea, sollevando un angolo della bocca in un sorriso sghembo, si avvicinò a Enola con decisione. Si chinò su di lei, le accarezzò il viso e le lasciò un bacio sulla guancia.

«Min kære Hellé...»

Il suo volto rimase a poca distanza da quello della mia fidanzata, che sentii di non conoscere per nulla. Quattordici anni di cui nove erano fatti di buio, in quel buio aveva sguazzato Andrea e non sapevo cosa avesse fatto con lei. Cosa, le avesse fatto.

All'improvviso mi tornò in mente la conversazione che avevo avuto con Enola nel suo letto, appena due giorni prima.

«Con quanti uomini sei stata?»

...

«Fabrizio, Salvatore, qualcuno all'università, un amico di Nadia...»

Sentii le gambe diventare molli.

«...Ma quello più importante è Andrea»

No. Non poteva essere. Enola subito dopo mi aveva detto che non era riuscita ad amare nessuno perché pensava sempre a me. Me lo aveva giurato e promesso e ancora giurato. Nessuno tranne me. Io le credevo... dovevo crederle. Se un rapporto inizia senza fiducia è destinato a non crescere mai.

Andrea aveva preso tra le mani il volto di Enola e continuava ad accarezzarlo, a sfiorarlo con dolcezza e le sussurrava parole a me incomprensibili mentre lo faceva.

«Du er smuk, Hellé...»

C'era complicità tra loro, e anche se Enola non reagiva a quel tocco, percepivo elettricità tra i due, un cavo in rame sfrigolante a cui io per disperazione mi stavo attaccando con mani bagnate.

Andrea parlava in un'altra lingua e il motivo non era difficile da comprendere: mi stava tagliando fuori.

«Min forbandelse...»

Non ragionai più e partii in quarta.

«Stai lontano dalla mia fidanzata.» minacciai.

Andrea sollevò lo sguardò verso di me, ancora chinato su Enola. Stava per scoppiare a ridere, io stavo per scoppiare dalla rabbia e dal nervoso. Come se non gli avessi detto nulla, Andrea di chinò su Enola e schiuse le sue labbra sulle sue.

L'aveva baciata. Sulla bocca. Aveva baciato la mia fidanzata, davanti ai miei occhi, sulla bocca.

I piedi si mossero da soli, gli saltai addosso, lo afferrai per la giacca di pelle e lo inchiodai al muro.

«Cosa cazzo stai facendo?» gli ringhiai, faccia a faccia.

«Prega Iddio che Enola non si svegli ora o vedrà il tuo cadavere prima che possa anche solo dirti 'ciao'.» finii digrignando i denti.

Andrea era terribilmente divertito dalla situazione.

«Tralasciando come tu sia patetico nel sperare che una malata terminale di leucemia e per di più in coma si svegli, ti suggerirei di pregare Iddio di non farla svegliare, invece. Se aprisse gli occhi, ho i miei dubbi sul fatto che possa scegliere di tornare a casa con te, sai?»

Lo mollai e lui si sistemò la giacca con disinteresse.

«Ti sbagli.»

«Illuso.»

Piccolo capitolo, ma molto particolare... Andrea chiama Enola con un nome specifico, Hellè. Se prima il problema era capire cosa significasse Enola, adesso il problema diventa capire cosa significa Hellé. Si accettano ipotesi.

Andrea parla in una lingua diversa, chi ha capito qual è? Non barate con google traduttore hahahaha

Non dimenticate le stelline graziose graziose :) Grazie

Ogni attimo rubato ( Ex ANCHE ORA- Il Castello Del Rancore)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora