Capitolo nove

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Assicuratevi sempre di aver letto il capitolo precedente!

E continuiamo con la vostra infermiera preferita!

Carlotta

«Come siamo suscettibili stamattina!» disse sollevandomi il mento con un dito.

«Non voglio più che mi chiami così.» insistei.

Ruggero alzò un sopracciglio e poi scoppiò a ridere.

«Carlò, tutto l'ospedale ti dà della troia e lo fa con cattiveria, io sono l'unico che ci mette affetto e fai l'offesa? Che ti è successo? Non hai centrato una vena durante un prelievo e qualcuno ti ha insultato?»

Mi liberai dal suo tocco e aprii il mio armadietto per prendere un'aspirina, avevo un mal di testa terribile e non riuscivo a concentrarmi, se poi a quel fastidio andavo ad aggiungere il volto di Diego, la situazione non migliorava.

« Mi ci chiami con affetto solo perché andiamo a letto insieme, altrimenti mi ci chiameresti non disprezzo anche tu.» gli ricordai con acidità.

Ruggero si avvicinò al suo armadietto e iniziò a togliersi il sopra della divisa. Aveva finito il turno di notte ed era a pezzi, le occhiaie violacee sotto gli occhi castani e incavati lo testimoniavano.

«Se dobbiamo essere precisi, io e te su un letto non ci siamo mai finiti. Lo abbiamo sempre fatto in questo spogliatoio o in qualche sgabuzzino.» mi strizzò l'occhio da lontano.

Non risposi.

«Ah! Qualche volta nella mia macchina, proprio come una vera tr...»

«Stai zitto!» lo interruppi alzando la voce.

Ruggero si tolse il sopra della divisa e mi guardò interrogativo. Ero abituata al suo linguaggio diretto, inoltre non aveva mentito: lo facevamo dove capitava, guidati dagli ormoni e curandoci solo che nessuno ci scoprisse.

Non mi attraeva molto, aveva i capelli scuri rasati al millimetro ed era ben piazzato, il naso leggermente schiacciato lo rendeva un tipo particolare. Una sera, ad una cena tra colleghi, avevamo chiacchierato e ci eravamo trovati d'accordo su tante cose; complice un bicchiere di vino di troppo, eravamo finiti con le mutande abbassate in un bagno del locale. Squallido, ma almeno ci eravamo divertiti e avevamo continuato a farlo.

«Ma che hai oggi? È successo qualcosa? Vuoi parlare?»

Buttai giù l'aspirina e deglutii sonoramente, senza acqua facevo fatica a buttare giù qualsiasi pillola.

«Stai facendo troppe domande.» dissi, guardandomi allo specchio e rifacendomi la coda.

Forse sto meglio con la coda alta. Chissà a lui come piace di più...

«Scusa se mi preoccupo per te!» sbottò.

Si avvicinò e si poggiò con la schiena all'armadietto accanto al mio.

«Pensavo ti preoccupassi solo di altro con me.» ribattei, simulando delle virgolette con le dita alla parola 'altro'.

Per un istante sembrò ferito dalla mia affermazione. Con la coda dell'occhio notai come fosse dimagrito da quando avevamo intrapreso la nostra relazione 'fisica', non aveva più la pancia e anche il volto era più scavato sulle guance.

«Carlò, lo sai che andiamo d'accordo non solo sul sesso, lo sai che se hai qualche problema puoi parlarmene.» provò con un pizzico di preoccupazione.

Chiusi l'armadietto con forza dopo essermi fatta la coda alta, mi sembrò che mi sollevasse di più gli zigomi.

Ruggero continuava a invadere il mio spazio vitale, forse era meglio accontentarlo e giustificargli anche con una bugia il mio umore instabile.

«Non mi piace il reparto di terapia intensiva. Adesso c'è una ragazza malata terminale di leucemia e devo sopportare il suo fidanzato pazzo.»

«In che senso pazzo? Ti ha importunato in qualche modo?» chiese, pronto a difendermi. Peccato che del suo spirito cavalleresco non me importasse nulla, era sufficiente che fosse bravo a letto, il resto poteva tenerselo per sé.

«Pazzo nel senso che porta in continuazione caffè alla sua fidanzata in coma sperando che si svegli all'improvviso e li beva. Così se non crepa per la leucemia crepa per il cuore.»

Spalancò la bocca esterrefatto.

«Capisco che non ti piaccia il reparto, ma per favore non parlare così di quella ragazza... Che termine è 'crepa'? Santo cielo...»

Ruggero e la sua nauseante sensibilità.

«Muore. Contento?»

Mi guardai di nuovo allo specchio e mi chiesi se fosse il caso di mettere un po' di terra abbronzante, giusto per dare risalto all'abbronzatura presa al mare il fine settimana precedente.

«È la sua fidanzata, è normale che stia male. Ognuno reagisce in un modo particolare dinanzi alla sofferenza di qualcuno a cui vuoi bene. Lo sai che i familiari non si arrendono mai e che sperano sempre nel miracolo.»

«Ok.» tagliai a corto, non avevo bisogno di sermoni su come relazionarsi con i parenti dei malati.

Presi il pennello e applicai un po' di terra. Mi piaceva l'effetto.

«Perché ti trucchi? Non lo fai mai durante il turno.»

Sussultai. Conoscevo la risposta alla domanda, ma per un attimo mi illusi che non fosse 'Diego'.

«Così...»

Presi un rossetto rosso mattone e tolsi il tappo, ma prima che potessi applicarlo sulle labbra, Ruggero me lo sfilò di mano.

«Aspetta a metterlo...»

Mi spinse contro l'armadietto e mi baciò. La sua bocca si muoveva sulla mia che però non aveva molta voglia di ricambiare.

«Ti ho mai detto che le tue lentiggini mi fanno impazzire?» disse con voce roca per poi disfarmi la coda alta che avevo fatto con cura. Stavo per protestare, quella maledetta coda era perfetta e soprattutto doveva essere perfetta, ma non per Ruggero.

«E i tuoi capelli rossi dove li mettiamo? Sono stupendi...»

Incollò di nuovo le labbra alle mie e mi baciò con più trasporto. Si staccò ansimante e dopo un attimo mi prese per mano tirandomi verso i bagni degli spogliatoi.

Lo seguii quasi per inerzia, mentre continuavo a pensare a quella coda di cavallo disfatta.

Se facciamo presto, dopo posso truccarmi con calma per Diego.

Abbiamo capito che Carlotta non ha buone intenzioni... Adesso tocca vedere se Diego resiste...

Cederà o non cederà? La domanda da un milione di euro ;)

Ogni attimo rubato ( Ex ANCHE ORA- Il Castello Del Rancore)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora