2. La mia camera è salva

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«Le chiavi dell'appartamento. Le hai tenute tu, ricordi?»

Le estraggo dalla tasca dei jeans neri e gliele lancio in malo modo. «Intanto c'è Lewis in casa, no? Ci avrebbe aperto lui.»

Ian sorride amaramente. «Lo sai che sta studiando... e quando Lewis studia non possiamo nemmeno respirare intorno a lui. Figuriamoci suonare il campanello.»

«Gli manca ancora molto per finire Medicina?» domanda Sally al fratello.

«Credo ancora un anno... o poco meno», risponde infilando la chiave nella toppa dell'appartamento 4E, al piano terra della palazzina.

Quando entriamo, Lewis è seduto a quello che un tempo era stato un tavolo da pranzo, ma che il nostro amico usa sempre ricoprire di dispense e libri in vista dell'esame più tosto di tutto il corso, che si terrà soltanto tra un mese. Il secchione è al lavoro e non deve essere disturbato.

Il suo sguardo improvvisamente acceso alla vista di Sally è la prima vera espressione che noto sul suo viso da... boh, credo da sempre: occhi azzurri sgranati, guance rosse, bocca semiaperta e matita che rotola via dalle sue dita. Che tenero: il piccolo Lewis deve essersi innamorato a prima vista.

«Ehi, Lewis, ferma la bava», lo schernisce Sam posando la valigia accanto alla porta.

A parte guardare Sally con lo sguardo da pesce lesso, Lewis non mostra l'intenzione di presentarsi, né di fare nient'altro che non sia diventare rosso come un pomodoro.

«Lui è Lewis», Ian sembra nauseato.

Lascio i miei amici a scambiarsi battute idiote e percorro il corridoio che dà sulle nostre camere da letto: nell'ordine Ian - ovviamente in quella più spaziosa di tutte -, dirimpetto a Lewis, poi io e Sam uno in fronte all'altro; e infine, sull'ultima porta che chiude il corridoio, c'è la stanza più piccola che diventerà per qualche tempo quella di Sally. Entro e lascio la borsa sul materasso prima di guardarmi intorno. La stanza non è mai stata usata, se non durante qualche festa per ospitare qualcuno un po' troppo sbronzo per tornare a casa propria. Spero proprio che la ragazza non si metta in testa di chiedermi di fare cambio di camera, visto che in effetti la mia è più grande; ma sono anche il più alto e ingombrante e credo di averne il diritto. Credo...

Quando lascio la borsa sul letto, il contenuto metallico si muove leggermente e sono tentato di sbirciare dentro. Sfioro la zip, ma qualcuno alle mie spalle si schiarisce la voce.

«Sono una macchina fotografica e delle videocamere, ficcanaso», borbotta Sally, entrando con le braccia incrociate.

«Ero indeciso tra un mitra o un contrabbasso, a dire il vero.»

Forse dovrei scusarmi, ma non lo faccio. Lei non sembra infastidita e si fa avanti. Apre la borsa e mi mostra il contenuto, e cioè un piccolo arsenale di cd masterizzati, due videocamere e una macchina fotografica.

«Wow, varranno un sacco di soldi.»

«Ecco perché volevi che stessi attento.»

«Le usi per il lavoro?»

«Dipende...», risponde vaga, poi il suo sorriso si fa malizioso. «A volte anche per fare qualche giochetto divertente», e mi scocca un occhiolino.

Non riesco a trattenere una risata. «Questa te la concedo.»

Questa ragazza sembra un ammasso di contraddizioni: a un primo sguardo sembrerebbe una di quelle bionde ossigenate che non guardano oltre se stesse, con un cervello microscopico attento soltanto agli abiti e alle scarpe. Ma lei ha solo una piccola valigia per i suoi vestiti, è struccata e dalle battute che fa capisco che non è di certo una ragazza con la puzza sotto al naso come tutte quelle che ho sempre conosciuto. Anche se sono battute allusive del genere che solo Sam potrebbe fare, il suo viso simpatico e lontanamente infantile riesce a non renderla eccessivamente volgare. Per non parlare del fatto che è alta quanto un fungo.

Mentre torniamo in cucina mi chiede del mio lavoro e quanti anni ho; le sto per rispondere quando resto a bocca aperta nel ritrovare di nuovo il nostro vecchio tavolo in cucina, sgombro di fogli e persino lucidato. Lewis è in piedi accanto al lavello, la maglietta improvvisamente in ordine, sull'attenti a fissare Sally con le mani dietro la schiena.

«Ciao, Sally», balbetta con il sorriso.

«Ehi, che velocità», commenta lei e, con un saltello, balza sul tavolo e ci si siede sopra, piazzandosi proprio di fronte al nostro amico. «Hai fatto tutto questo per me, tesoro?»

Lewis deve deglutire un paio di volte prima di riuscire a rispondere. Per la miseria, è la prima volta che lo vedo in queste condizioni. Potrei vomitare.

«Sì...», inizia a dire, poi per fortuna si rende conto di quanto suoni stupida la sua risposta, allora il poco amor proprio che gli è rimasto lo fa correggere in tempo. «Cioè... ho finito di studiare e allora ho messo via tutto.»

«Sei tenero come quegli orsacchiotti profumati che tenevo da piccola. Vero, Ian? Te li ricordi? Ne collezionavo un sacco e te li nascondevo sempre nel cassetto delle mutande e dei calzini.»

Ian, ovviamente seduto su una sedia e immerso nella contemplazione del suo cellulare come sua abitudine, non la sente nemmeno. Sto per sbottare, con l'idea di togliergli il telefono dalle mani una volta per tutte, ma Sally mi precede con uno scatto agile e gli si fionda davanti; con un unico gesto fluido sfila il telefono dalle sue mani e lo lancia fuori dalla finestra.

Lo lancia!

Restiamo tutti a bocca aperta; Ian sarebbe anche capace di ucciderla per aver osato toccato il suo amato cellulare.

«È da quando sono arrivata che tieni il tuo naso immerso in quel cazzo telefono. Che c'è, Jessica-la-scopa-in-culo ti deve mandare la telecronaca di quando si fa la manicure?»

Ian diventa improvvisamente paonazzo, e noi con lui, ma per motivi differenti: lui per la rabbia repressa, noi perché cerchiamo di evitare di scoppiare a ridere in faccia a quel nomignolo che così tanto bene si sposa con il suo proprietario. Non devo guardare la faccia divertita di Sam, altrimenti non riuscirò a trattenermi.

«Sei una deficiente deviata!» le urla Ian, annullando la distanza tra loro e ritrovandosi con la punta dei loro nasi a contatto.

Sally sorride con una smorfia e incrocia le braccia, per niente intimorita. «Cos'hai, due anni? È tutto qui quello che sai fare? Deficiente deviata? Caccole puzzolenti e cerume di strega dove li hai lasciati?»

Per un attimo mi sento in dovere di intromettermi quando vedo il pugno di Ian scattare in aria, ma per fortuna lui stesso si trattiene e finisce con il mordersi forte le nocche tra i denti, mentre Sally non si muove di un centimetro e mantiene la sua espressione impassibile, come se non fosse la prima volta che si ritrovano in uno scontro del genere. Per lo meno quel microbo biondo ha del fegato, bisogna dargliene atto.

Ian, con un sospiro, raggiunge la porta e si precipita a cercare il telefono nel prato fuori della palazzina, nella speranza che il volo dal piano terra sia stato magnanimo.

«Wow, non ho mai visto Ian così arrabbiato», commenta Lewis sotto shock.

Sally scrolla le spalle e, sfiorando volutamente la spalla su quella di Sam mentre si dirige alla sua valigia sculettando, afferra tutte le sue cose. «Ci sono abituata... io e lui litighiamo di continuo e ce le diamo pure di santa ragione», spiega in tono incolore. Poi continua, questa volta rivolgendosi a Lewis. «Non ti turbare, Orsacchiotto; cinque minuti e io e mio fratello torneremo alla normalità.»

E così dicendo prende il corridoio e porta tutte le sue cose nell'ultima stanza in fondo, dove si chiude dentro per riordinarle.

Per lo meno, la mia camera è salva.

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Spazio Dory:

Quante stelline per la piccola Sally???

Harry ti presento SallyWhere stories live. Discover now