capitolo 12

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Arrivata in ospedale andai di corsa alla hall per chiedere dove dovessi dirigermi, e l'infermiera mi diede tutte le informazioni. Mentre percorrevo il lungo corridoio dell'ospedale, mi sentii chiamare, mi voltai ed era Luca.

Rimasi per un istante immobile. E ora?

- Stasy, cosa ci fai qui?

- Luca, poi ti spiego, perdonami devo correre.

- Ma dove? Che è successo? Se vuoi ti accompagno.

- Non credo sia il caso, non è il momento, ma dobbiamo parlare.

All'improvviso Luca mi chiese:

- Stasy rispondimi. Chi c'è in ospedale?

- Riccardo.

Dissi d'un fiato. Luca cambiò espressione, mi disse che aveva capito tutto, si voltò e se ne andò.

Mi dispiaceva ma non era quello il momento per preoccuparsi di lui, in quel momento il mio pensiero era solo per Riccardo.

Arrivata nel padiglione giusto entrai e vidi Fede, la chiamai, lei si girò e appena mi vide mi corse incontro, ci abbracciammo:

- Che ci fai qui Stasy?

- E dove sarei dovuta essere? Riccardo è il mio cuore.

Andammo nella sala d'attesa, dove c'erano i suoi genitori che furono felici di vedermi. Mi dissero che quella era una grande dimostrazione d'amore nei confronti del loro Riccardo. Poi dalla stanza uscì un dottore, disse che sembrava che tutto fosse a posto, pur continuando a restare in coma. In più, poteva entrare una persona alla volta ed ovviamente per prima entrò sua madre, poi suo padre e poi Fede mi ha disse:

- Entra tu.

- Ma no, devi essere tu ad entrare, sei sua sorella.

- Tu sei la sua ragazza, te lo meriti per tante cose, vai.

Entrai dentro un'antistanza, dove un'infermiera mi fece prendere tutte le precauzioni del caso, ovvero camice, mascherina, cuffietta e copriscarpe. Poi entrai nella stanza di Riccardo, ed appena lo vidi mi si gelò il sangue. Era pieno di tubicini e ventose, attaccate a macchinari che ne controllavano i parametri vitali. Volevo essere forte perché avevo sentito dire che chi è in coma sente tutto. Così gli presi una mano tra le mie e iniziai a parlargli:

- Cosa mi hai combinato? Hai visto? Mi hai fatto tornare di corsa, cosa non farei per te. Ora però vedi di svegliarti perché ho un regalo per te e poi devi portarmi a mangiare fuori, mica ho dimenticato che me l'avevi promesso. Adesso io esco che deve entrare Fede a salutarti, ma torno presto sta' tranquillo.

Lo baciai sulla fronte e uscii.

Mi sedetti sulla sedia in sala, e Fede entrò. Sua mamma mi abbracciò e mi disse di andare a casa a riposare, che dopo il viaggio probabilmente ero stanca, le sorrisi e le risposi:

- Non ho intenzione di muovermi da qua finché Riccardo non si sveglia, se dovesse succedere mentre non ci sono non me lo perdonerei.

Nessuno dopo TeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora