capitolo 9

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Senza quasi accorgermene eravamo già ai primi giorni di Dicembre, adoravo il Natale, mi divertivo come una bambina ad andare in giro per i regali. Quel giorno non dovevo lavorare, quindi chiamai Fede, la sentivo sempre, ma tra lavoro, università e studio non riuscivamo a vederci spesso. A volte succedeva di beccarci in giro per l'università, ma facendo facoltà diverse non capitava molto spesso, e quindi quel giorno ne avremmo approfittato per andare in giro per Roma per fare compere, e per godere dell'atmosfera natalizia della capitale.

Nel primo pomeriggio ci vedemmo alla fermata del tram, e andammo al centro commerciale Cinecittà. Ormai non restavo stupefatta come all'inizio. I primi tempi ero rapita da quel mondo, quando entravo lì dentro sembravo una turista, in quel momento ero più calma. Volevo vedere i vari pensierini per i miei, per i signori Rossi (che per me erano come una seconda famiglia), per Ginevra, Federica, Luca e Giulia. Avrei dato un'occhiata in diversi negozi, e Fede mi consigliò che, se avessi trovato qualcosa di carino, di prenderlo subito perché col passare dei giorni e l'avvicinarsi del Natale rischiavo poi o di non ritrovarlo, o che sarebbe aumentato di prezzo.

Avevo un po' di soldi visto che mi avevano pagato il primo stipendio, per cui quando vidi un negozio di oggetti per la casa ci entrai subito, volevo fare un regalo unico ai miei e siccome dicevano sempre che prima o poi dovevano comprare una macchinetta per il caffè, volevo regalargliela io. Visto che poi alla fine non la compravano mai perché dicevano che erano in due e con la moka andava bene, ma io sapevo che era per risparmiare quei soldi, non ci pensai due volte e ne acquistai una molto bella con cui usare anche il caffè in polvere.

Poi in un negozio d'abbigliamento presi una felpa molto graziosa per Luca e una maglietta per Ginevra, mentre a Giulia presi un bracciale.

Ci sedemmo in un bar, ordinammo del succo di frutta e ci mettemmo a parlare. All'improvviso Fede vide passare Riccardo, io non me n'ero accorta. Per la prima volta non mi ero accorta dei suoi occhi. Fede andò verso di lui per dirgli qualcosa, e lui si girò a guardarmi, e mi resi conto che i suoi occhi non brillavano come al solito, ecco perché non li avevo riconosciuti. Chissà perché trapelava tutta quella malinconia.

Quando la mia amica tornò al tavolo, mi guardava con uno sguardo affranto, allora le dissi:

- Che succede?

- In che senso?

- Su Fede ormai ti conosco, che succede a Riccardo?

- Conosci me o lui? Come sai che è lui il problema?

- Non lo so, ma tu dopo aver parlato con lui sei tornata sconvolta quasi e...

- E? Continua.

- I suoi occhi, erano spenti, tristi e trapelavano malinconia. Cosa gli succede?

- Amica mia, sembra lo conosci da una vita, ti dirò la verità. Riccardo da un po' di tempo a questa parte non esce molto, e mi sono stranita a vederlo in giro, anche per questo gli sono andata incontro. Oltretutto non va all'università, sta sempre in casa e si mostra svogliato e apatico. Non sappiamo cos'abbia, i miei sono molto preoccupati. Perché non provi a parlarci tu?

- Io? E cosa dovrei dirgli? Con molta probabilità sono pure l'ultima persona con cui vorrebbe parlare.

- Ti prego Stasy, sei una delle mie poche speranze.

- Facciamo così, ormai oggi no, ma ti prometto nei prossimi giorni verrò a casa tua e ci proverò.

Fede fece un sorriso e mi ringraziò. Poi andammo in un negozio di libri, e mentre davo un'occhiata ai vari titoli, uno in particolare attirò la mia attenzione: "Il profumo della libertà" di Luigi Cerciello. Era un libro che raccontava la rinascita di un ragazzo che aveva avuto una vita difficile, ma che malgrado tutto era riuscito a riprendere la sua vita in mano, anzi, addirittura a realizzare i suoi sogni. L'avevo letto proprio quell'estate. Quel libro mi fece pensare a Riccardo, e così lo acquisti. Magari gliel'avrei regalato appena fossi andata da lui. Finimmo il giro, e Fede sembrava tipo un cartoon visto che era piena di buste e bustine che le spuntavano ovunque, era davvero comica da vedere. L'unico problema sarebbe stato quello di tornare a casa col tram, così a Fede venne un lampo di genio:

- Che dici: chiedo a mio fratello se ci dà uno strappo?

- Non mi sembra il caso, se vuoi vai tu con lui, io prendo il tram.

- No, no, siamo venute insieme e ce ne andremo insieme.

Ci pensai un po' su, poi alla fine cedetti alle insistenze di Fede che chiamò il fratello, che le disse dove era la macchina e che doveva aspettarlo là qualche minuto.

Eravamo davanti l'auto, quando Riccardo mi vide si fermò un attimo e guardò sua sorella. Mi venne il dubbio che Fede non gli avesse detto che andavo con loro. Mentre stavo salendo in macchina chiesi:

- Disturbo Riccardo? Se hai da fare prendo il tram, tranquillo.

- No, tranquilla.

Non parlò per tutto il tragitto, io ero seduta dietro, così ne approfittai per scrivere un biglietto: "Per Riccardo da Stasy, tutti abbiamo momenti bui, ma l'importante è superarli ed essere più forti di prima". Lo infilai tra le pagine del libro che avevo comprato, e lo misi dentro una busta di Federica.

Arrivata davanti casa li salutai e scesi. Quella sera avevo deciso di invitare Luca a cena da me, avrei cucinato io. Così arrivata a casa mi cambiai, e iniziai a preparare. Dopo andai a lavarmi e a vestirmi. Alle 20 arrivò Luca che mi portò dei fiori e dei dolcetti al cioccolato che sapeva adoravo. Cenammo. Avevo fatto le lasagne e le cotolette con contorno d'insalata, e fui contenta perché Luca si spazzolò tutto. Dopo prendemmo il caffè e ci mettemmo a vedere un film in dvd. Eravamo seduti vicini, e ad un certo punto sentii la mano di Luca che giocava con i miei capelli, così mi girai sorridendo per chiedergli cosa stesse facendo. Ma appena mi girai, iniziò a baciarmi, in modo molto intenso e passionale. Proprio in quel momento mi arrivò un messaggio, a stento riuscii a scansarlo un po', per prendere il cellulare. Aprii il messaggio davanti a lui, era Riccardo. Vidi la faccia di Luca cambiare espressione, perché nel messaggio c'era scritto: "grazie, non ho mai dimenticato la persona che sei, ho bisogno di parlarti".

Ovviamente Luca mi guardava e aspettava delle spiegazioni, così gli spiegai cosa era successo nel pomeriggio, un po' si arrabbiò, però iniziai a baciarlo, e credo che lui non abbia più pensato a Riccardo. Quando non me l'aspettavo, iniziò a baciarmi il collo e a scendere sempre un po' di più, io avevo timore, e tra l'altro quando chiudevo gli occhi per cercare di rilassarmi vedevo il viso di Riccardo. Infatti, appena mise la mano sul mio seno lo spinsi via, non volevo.

Lui mi chiese anche scusa, poveretto, pensava fosse colpa sua. Lui meritava di meglio, lo so che quando si vuole lasciare qualcuno l'ultima cosa da dirgli è che merita di meglio, ma in quel caso era vero. Lui era un ragazzo magnifico, dolce, premuroso, paziente. E come se era paziente, stava con me e sapeva che avevo un debole per quel ragazzo ma aspettava che mi passasse e mi innamorassi di lui.

Gli dissi che avrei dovuto essere io a scusarmi, ma che per me era presto. Continuammo a guardare il film, poi lui mi salutò e andò via.

Appena fui da sola, continuavo a pensare se dovevo rispondere a Riccardo o meno, alla fine gli scrissi che, se voleva, avremmo potuto parlare l'indomani al bar dell'università. Mi rispose che andava bene e mi diede appuntamento alle undici al caffè universitario. Un po' mi sentivo in colpa per aver deciso di non dirlo a Luca, ma era necessario. Riccardo doveva riprendersi, dovevo provarci per lui e per la sua famiglia, glielo dovevo.

Fatto ciò mi misi a letto e ripensai a quella giornata e a come fosse stata intensa, poi piano piano mi addormentai.

Nessuno dopo TeWhere stories live. Discover now