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"Il risveglio"


Jimin si svegliò in un luogo a lui sconosciuto, buio e silenzioso, ma prima che il panico potesse impadronirsi di lui, con la coda dell'occhio notò una ragazza seduta su divano accanto a lui intenta a fissarlo mentre mangiava quelli che sembravano biscotti.

Non riusciva a scorgerla bene, dalle finestre filtrava solo una debole luce non abbastanza forte da permettergli di distinguerne i lineamenti, tutto ciò che poteva dire era che era minuta ed aveva i capelli chiari.

Lei all'improvviso si avvicinò, osservandolo meglio in viso. Si fissarono per un lungo momento poi Jimin risvegliandosi da quella sorta di trance, forse causata dal dolore che gli invadeva la testa, allungò una mano e prese tra le dita una lunga ciocca di capelli.

Non era un'allucinazione e lui non era morto.

«Dove sono? Chi sei tu?» le chiese confuso.

La ragazza misteriosa si portò un dito davanti la bocca facendogli segno di parlare piano e con l'altra mano gli indicò una figura dalle spalle larghe che russava lievemente sull'altro divano.

«Perché Jin è qui?» chiese piano.

«È rimasto qui per prendersi cura di te, nel caso non ti sentissi bene durante la notte» gli rispose la ragazza usando un tono di voce basso e cadenzato.

Jimin si guardò intorno spaesato, la testa gli faceva male e i polsi bruciavano a causa delle manette con cui era stato legato, ma la voce della ragazza gli era stranamente familiare.

Qualche ricordo iniziò a farsi strada nella sua mente. Qualcosa di colore rosa.

Cercò di sollevarsi per mettersi a sedere ma appena si sollevò dal divano un dolore gli trafisse il fianco.

Lei lo spinse giù e lo fece stendere nuovamente. «Attento, hai tre costole fratturate».

Jimin, respirando affannosamente, si fece aiutare senza troppo protestare. Sentiva troppo male per mettersi a discutere, inoltre il profumo dolce che sembrava provenire dalla ragazza stava risvegliando ulteriormente la sua memoria.

Un vago ricordo di lei iniziava a formarsi nella sua mente, un corpo caldo contro il suo che profumava di zucchero filato e che lo aiutava a dirigersi verso la luce. No, verso la luce che entrava dalla porta.

Prima ancora cosa?

Due suoni attuti. Sì, qualcuno aveva sparato. Poi lei gli aveva liberato polsi e piedi e gli aveva sussurrato frasi rassicuranti all'orecchio.

Il motore di un'auto.

Lui si trovava in quell'auto.

Jin, il medico gli aveva detto qualcosa che non ricordava e poi alla fine tutto era diventato buio.

«Sei stata tu a salvarmi vero?» le disse guardandola in viso e cercando di ricordare quando più possibile.

Lei lo guardò dubbiosa. «Cosa ricordi?»

«Solo brevi momenti, ma ricordo che c'eri tu. Di questo ne sono certo e ricordo due spari, quegli uomini sono morti?»

«Sì».

«Bene». Jimin cercò nuovamente di sedersi, stavolta facendo attenzione e tenendosi il fianco.

Una volta seduto, appoggiò una mano sullo spazio vuoto accanto a sé e fece segno alla ragazza di sedersi. Lei apparve titubante dapprincipio e non molto convinta ma Jimin insistette. «Jelo» disse sorridendo quando lo guardò sorpresa. «Sei tu no? La sorellina di V. Raccontami tutto per favore».

HACKER ➥ [Vhope]Where stories live. Discover now