13. Ricatto

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Esco veloce dalla classe, insinuandomi nella confusione nel corridoio, tipica dell'ultimo suono della campanella.

Seppure la Giannelli non fosse stata particolarmente d'aiuto rifilandoci una versione di Platone, il compito di greco non era andato male come temevo. Considerando che nell'ultimo periodo a causa di Mattia non avevo trascorso neanche la metà del tempo a studiare. Soprattutto da quando avevamo deciso di essere una specie di coppia.
Tra gomitate e spintoni riesco a raggiungere l'uscita e una volta fuori Mattia sbuffa.

«Non ci voglio andare» si lamenta.

Alzo le sopracciglia in segno di dissenso «Lo sai che Castelli prende le firme, non possiamo saltare»

Prova a farmi labbruccio, strisciando il suo braccio attorno al mio collo «Dai, magari andiamo a casa mia....»

«E come facciamo per il corso?» mugugno, cercando di non pensare al fatto che lui mi stia stringendo davanti a tutti. Ma del resto potremmo sembrare solo dei semplici amici che si dimostrano affetto, giusto?
Mi fa un mezzo sorriso e poi sfila dalla tasca posteriore dei jeans il cellulare. Digita qualcosa e poi lo riposa «Fatto» afferma dandomi un velocissimo bacio a stampo, così veloce da farmi persino credere di averlo sognato. Divento rosso per l'imbarazzo e mi guardo intorno a disagio, ma nessuno sembra averci fatto caso.

Ma a me non dovrebbe interessare, in fondo non c'è niente di male in quello che stiamo facendo. Eppure la realtà e che mi terrorizza essere giudicato. Ho il terrore di essere etichettato come "sbagliato", "strano", "diverso" o "malato". Seppur nel 2017 l'intero mondo si sia evoluto, Grottavecchia sembra essere un piccolo agglomerato che dell'evoluzione non ne ha voluto sapere. E del resto qui le voci corrono velocemente.

Mi svincolo dalla sua presa e lui per un attimo corruga la fronte confuso.

«Cosa hai fatto?» gli domando facendo finta di niente.
«Ho semplicemente scritto a Lorenzo di firmare al posto nostro» afferma.

«Mattia!» lo rimprovero, ma nel pronunciare il suo nome sorrido.

«Preferiresti andare a quello stupido corso di teatro?» mormora avvicinandosi al mio viso.

La sua voce soffice e vicina mi fa rabbrividire.

«No ovviamente stare con te è...» sussurro senza finire la frase, vergognandomi per il tono che avevo assunto. Mattia scoppia a ridere e poi si passa una mano tra i capelli.

«Però Bea mi ucciderà!» esclamo sentendomi in colpa. Mi aveva pregato in quei giorni di tenerci alla larga da Lorenzo, e soprattutto di non lasciarla mai sola. L'unica volta che l'avevo fatto, Lore aveva preso l'occasione al volo per andare a parlarle ma lei lo aveva liquidato subito.

«Non possiamo proprio?» domanda in tono lamentoso come un bambino di sei anni.

Lo guardo male e allora si arrende «Va bene ho capito. Ora invio un messaggio a Lorenzo e gli dico che c'è stato un cambio di programma...»

Sorrido felice e lui dopo aver sbuffato sonoramente riprende il cellulare.

«Comunque Leo hai decisamente la sindrome di "mamma chioccia"» mi canzona mentre muove i pollici velocemente per digitare il messaggio.

«"Mamma chioccia"?»

«Sembri il suo angelo protettore. Ma che ti piaccia o meno non potrai aiutarla a scappare per sempre»

«Quindi Lorenzo te ne ha parlato?» gli chiedo.

«Mi ha accennato qualcosa» mormora posando il cellulare.

La misura di tutte le cose - Vol. IDove le storie prendono vita. Scoprilo ora