Capitolo 8 - Parte 1/2

12 2 4
                                    


Non attesi molto tempo, osservando sempre Zack negli occhi gli domandi: "Da quanto tempo sono in questo letto?"

Lui con espressione stupita: "Sei qui da ieri pomeriggio. Sei svenuto nel bosco e ti ho portato direttamente qui a casa. Avevi qualche linea di febbre e ti ho curato cercando di non far peggiorare le tue condizioni di salute. Adesso cerca di riposarti ancora un po', non sei ancora nel pieno delle forze per alzarti".

"Non posso rimanere qui, devo andare a cercare Eiron".

Zack con preoccupazione: "In questo stato non puoi fare niente".

"Non importa, non posso abbandonare Eiron". Reclamai

"Alastair rifletti! Cosa credi di fare ridotto in questo stato? Non riesci a stare neanche in piedi per i capogiri. Devi riposarti e non fare sforzi almeno finché non ti riprenderai un po'. Hai capito?"

Ero enormemente dispiaciuto, quello che diceva Zack era vero, io non avevo molte forze per poter fare qualcosa in quel momento. Dovevo aspettare, ma come potevo farlo? Non sapendo nemmeno se Eiron stava bene o male.

Zack vedendomi silenzioso, riprese a parlare: "Fallo anche per mamma e papà".

Guardai con stupore mio fratello: "Mamma è papà? Gli hai detto qualcosa a riguardo di Eiron?"

"No, non ho detto niente. Ma penso che dovresti parlarne anche con loro di questa storia. Hanno il diritto di sapere cosa ti affligge, non credi?"

"Non posso parlarne con loro, non per quello che è accaduto!"

Zack non si arrese: "Alastair, proprio perché è successo tutto questo ne devi parlare, capisci?"

Non ebbi neanche il tempo di rispondere che dalla stanza arrivò la voce di nostra madre: "Di cosa devi parlare Alastair?"

I miei occhi si diressero alla porta d'entrata dove c'erano sia mamma che papà. Ora cosa potevo fare? Dirgli la verità sarebbe stata la cosa migliore, ma avevo paura che non mi avrebbero più lasciato andare da Eiron.

Avvicinandosi a me, mia madre si sedette sul letto, poggiando la sua esile mano sul mio viso: " Cosa c'è che non va Alastair? Sai che puoi parlare con noi. Siamo sempre stati molto uniti, anche per quanto riguarda le tue doti soprannaturali. Qualsiasi cosa ti sia capitata, puoi dircela senza problemi".

Proseguì la conversazione mio padre: "Ha ragione tua madre, puoi dirci qualsiasi cosa. Noi cercheremo di aiutarti".

Le loro parole mi spingevano ancora di più a rivelare tutto ciò che mi tenevo dentro. Proprio perché tutti e quattro eravamo sempre stati uniti non dovevo temere di parlarne. La loro comprensione nei miei confronti era sempre stata ottimale e non sopportavano vedermi in ansia o preoccupato a lungo per qualcosa. Se mio fratello Zack aveva accettato la situazione, sicuramente anche i miei genitori lo avrebbero fatto. Anche se non ne ero certo, gli raccontai ogni singola cosa, su come avevo conosciuto Eiron. Cosa era diventato per me è come potevamo essere collegati null'altro, sia dai nostri poteri che fisicamente.

Mamma è papà ascoltarono tutto attentamente, interrompendomi poche volte su cose che non avevano capito bene o per saperne di più. Rivelare quel frammento della mia vita che tenevo nascosto dentro da tanto tempo, mi fece sentire molto meglio. E vederli non molto delusi per quelle parole, mi fece capire in un certo senso che loro non detestavano quel mondo che riguardava la mia famiglia di sangue, ma per esserne certo dovevo ascoltare le loro parole, ciò che si celava nei loro cuori.

Conclusa la conversazione, cercai un legame nei loro occhi, che mi arrivò direttamente insieme alle prime parole di mio padre: "Perché ti sei tenuto dentro tutto questo per così tanto tempo? Potevamo aiutarti fin dall'inizio con questa storia e non lasciarti da solo a superare certe difficoltà che ti sei trovato davanti".

Dispiaciuto risposi: "Io avevo solo paura di parlarvene, perché non volevo darvi un motivo in più per ritenermi strano e diverso da altri".

"Strano? Perché dici così?" Domandò mia madre.

"Perché io non sono come tutti gli altri. E forse questa cosa vi ha pesato".

"Assolutamente no figlio mio. Fin dal primo giorno che ti abbiamo incontrato non abbiamo mai pensato un attimo che tu sia stato un peso. Anzi, ci hai dato sempre tanto amore e felicità".

Le parole di mio padre mi fecero commuovere, in poco tempo sentii delle calde lacrime bagnare il mio viso. Mi sentivo molto più sereno a sapere che loro non mi avevano mai ritenuto un peso per alcuni versi, anzi erano felici di avermi insieme a loro.

Zack portò il suo braccio sopra alle mie spalle e sedendosi sul letto di fianco a me, prese a dire sarcasticamente: "Come avremmo fatto a vivere senza un rompi scatole come te?"

A quelle parole abbozzai un sorriso, intanto che mi asciugavo le lacrime. Zack era solito essere molto sarcastico, ma anche diretto. E con quelle parole capii al volo che per loro, fin dal principio ero stato qualcosa che aveva dato molta allegria alla loro vita, come anche alla mia del resto.

"Grazie per tutto, io sono tanto felice di avere qualcuno come voi che non mi ha mai lasciato da solo".

I miei genitori e Zack mi abbracciarono molto forte a loro dopo quelle parole dette con tanta sincerità e liberazione. Ora che avevo detto tutta la verità anche ai miei genitori potevo sentirmi molto più sereno.

Sciolto l'abbraccio, mia madre portando le sue mani sul mio viso e guardandomi dritta negli occhi: "Faremo il possibile per aiutarti a riportare indietro il tuo amico. Per il momento devi pensare a rimetterti, va bene?"

"Sì mamma, ho capito".

Distendendomi nuovamente sul letto, guardai i miei genitori uscire dalla stanza sorridendomi. Invece Zack rimase accanto a me seduto sul letto ad osservarmi. Sembrava volesse chiedermi qualcosa. Non attesi altri istanti, spezzando quel silenzio: "Cosa c'è Zack? Devi chiedermi qualcosa?"

Lui alzò leggermente le sopracciglia in segno di approvazione, poi mi rispose: "Ho una curiosità. Prima ti ho sentito nominare un nome femminile. Chi è la persona di cui parlavi?"

"Lei è una bambina che avevo conosciuto all'orfanotrofio. Solo ora mi sono ricordato che aveva i miei stessi poteri e il ciondolo uguale al mio".

"Sul serio? Forse lei può aiutarci per ritrovare Eiron. L'hai più sentita o vista?"

Con un briciolo di tristezza risposi: "Purtroppo no, mi ero dimenticato completamente di lei e non so per quale motivo. Sono riuscito a ricordarmene tramite i sogni e ho realizzato solo da poco che in realtà erano ricordi".

"Questa cosa è alquanto strana. Ma ricordi almeno dove abitava quando eri all'orfanotrofio?"

"Sì, so bene dove abita, ma non sono certo di trovarla ancora lì dopo tutto questo tempo". Risposi sinceramente.

"E' una buona pista, da qualche parte dobbiamo pure iniziare, non credi? Visto che non abbiamo niente dove basarci, almeno su questo possiamo partire per provare a salvare Eiron".

"Hai ragione. Vorrei andarci subito, ma purtroppo non posso, come ben sai".

Zack sorridendomi: "Di questo non devi preoccuparti, puoi dire a me dove si trova così posso andare io da lei e portarla qui da te per farvi rincontrare".

Aveva perfettamente ragione Zack, potevo fare benissimo così. Almeno avrei affrettato un po' i tempi per capire per prima cosa come riaprire la porta per andare in quella parte di dimensione dove avevano portato Eiron.


Spazio autrice: Grazie a tutti per essere arrivati al'ottavo capitolo della mia storia ^_^

Alastair, ha finalmente rincontrato la sua amata Aishia <3 Come pensate si svolgerà il seguito della storia?

Vi allego come sempre qui la mia pagina artista dove potete trovare il disegno in grande: https://www.facebook.com/Annas-Art-392433810913562/

Fatemi sapere cosa ne pensate! :D 

La tigre alataWhere stories live. Discover now