Capitolo 2 - Parte 2/2

47 5 9
                                    


Prima che continuassi a scrivere sentii dei rumori provenire da quella casetta. Sobbalzai guardandomi intorno per capire se ci fosse qualcuno. Vidi con stranezza che non c'era anima viva all'interno. Riportai i miei occhi sul quaderno per continuare la storiella, quando inaspettatamente sentii un altro rumore. Era come se qualcuno stesse spostando qualcosa all'interno di un'altra stanza che si trovava in quella piccola casa. Alzandomi da terra, mi aggirai nella ricerca della causa di quella confusione. Quando mi avvicinai a una porta sentii chiaramente dei rumori provenire da lì dentro.

Mi feci coraggio e con la mano destra aprii molto lentamente quella porta, finché l'interno non era chiaro a miei occhi. Con stupore vidi una bambina che era sopra a una sedia nell'intento di prendere qualcosa all'interno di un mobile di quella stanza che, con chiarezza distinguei da una cucina.

Cosa stava cercando? Dalla sua statura e corporatura mi sembrava della mia stessa età. Era piccola con capelli lunghi e castani, proprio come la fatina della mia storia. Varcando la soglia di quella stanza presi a domandare: "Tu chi sei? E cosa ci fai qui?"

Lei sobbalzò alle mie parole cadendo dalla sedia che per fortuna non era molto alta. Preoccupato dalla caduta mi diressi velocemente da lei: "Stai bene?"

Guardandomi negli occhi con stupore mi rispose: "Cosa ci fa un bambino qui dentro?"

"Guarda chi parla". Le risposi imbronciato.

"Ahah, scusami non era per offenderti e che non mi sarei mai aspettata di trovare qualcuno della mia età dentro a questa casetta abbandonata". Rispose sorridente.

"Lo stesso vale per me. Cosa ci fai qui?" Le chiesi aiutandola ad alzarsi da terra.

Lei voltando leggermente il viso verso il mobile balbettò qualcosa: "Volevo solo prendere il peluche che c'era dentro a quel mobile".

"Posso aiutarti io se vuoi". Le risposi.

Lei saltellando sorridente: "Ti ringrazio tantissimo".

Le sorrisi appena, poi posando il mio quaderno sul tavolo di quella stanza, mi diressi verso la sedia per arrivare a quel mobile. Una volta salito sulla sedia guardai all'interno del mobile che si trovava di fronte a me, vedendo subito quel peluche medio a forma di un coniglietto beige con una bellissima nocca viola sul collo. Anche se visibilmente polveroso, era comunque un bel pupazzo se ripulito. Tentai di allungare il braccio verso di lui cercando di prenderlo, ma dopo alcuni tentativi capii quanto fosse difficile, visto che si trovava sul fondo del mobile. Come potevo fare adesso? Mi guardai un attimo nei dintorni, finché notai una cucchiaia di legno proprio sul bancone per cucinare. Con quello avrei potuto allungare il mio braccio e afferrare il coniglietto dal fiocco che era ben legato al collo.

La bambina vedendomi pensieroso: "Va tutto bene? Non riesci a prenderlo neanche tu?"

Portando i miei occhi su di lei, risposi indicando quell'oggetto: "Posso farcela con quella cucchiaia, forse".

Lei mi sorrise apertamente: "Te la prendo subito".

Dirigendosi velocemente a qualche centimetro lontana da me, afferrò quella cucchiaia. A quel movimento iniziò a starnutire a causa di tutta quella polvere che c'era sopra. Dopo essersi calmata si avvicinò nuovamente a me, passandomi quell'oggetto tra le mani. Stringendola appena nel palmo della mia destra la portai verso il fiocco di quel pupazzo, tentando più volte di prenderlo. Compiuti alcuni tentativi, riuscii a infilare il cucchiaio di legno dentro al fiocco viola brillante e con cautela, senza farlo togliere lo tirai verso di me, finché la mia mano riusciva a prenderlo. Lasciando la cucchiaia e afferrando quel peluche, lo portai con velocità verso quella bambina che mi stava guardando con occhioni speranzosi.

"Ci sono riuscito finalmente". Le dissi sorridente.

Lei felicissima: "Grazie mille! Che bello, sono troppo felice che lo hai preso".

Senza attendere altri secondi scesi dalla sedia, dandole direttamente il coniglietto tra le mani. Lei esultante, saltellò insieme a quel pupazzo, poi fiondandosi fra le mie braccia: "Ti ringrazio tantissimo".

A quel gesto arrossii leggermente, sentendo il mio cuore battere un po' forte. Poi, lei portando i suoi occhi sul mio viso si spostò di colpo da me e, visibilmente arrossita mi disse: "Oh, em... scusami, mi sono lasciata andare per la felicità".

La guardai dritta negli occhi: "Non fa niente".

A quelle parole, il suo sorriso si fece di nuovo vivo sulle sue labbra e allungandomi la sua mano si presentò: "Piacere di conoscerti io sono Aishia . E tu chi sei?"

Stringendo la sua mano: "Io mi chiamo Alastair. Piacere di conoscerti".

"Che bel nome! E' particolare come i tuoi capelli ramati sul rosso". Mi disse con sincerità.

Le risposi: "Ti ringrazio, so di avere dei capelli particolari, me lo dicono in molti. Ma a me piacciono così come sono".

Cercando di scusarsi: "Oh, non volevo fare una critica, a me piacciono molto. Ti rendono particolare e si abbinano molto ai tuoi occhi azzurro cielo".

A quei complimenti, capii quanto il suo cuore stesse dicendo la verità. Lo percepii grazie alla sua mano che stava toccando ancora la mia con delicatezza. Lei era puramente sincera con me e, come dire, sembrava quasi felice di avermi incontrato.

Volevo farle anche io degli apprezzamenti sinceri: "Grazie per i complimenti. Sai anche i tuoi capelli sono molto belli".

Lei con espressione interrogativa: "E che hanno di così speciale? Sono capelli castani come tanti altri, niente di diverso".

"Per me una particolarità ce l'hanno invece, sono uguali alla fatina della mia storia. Castani, lunghi ma un po' mossi". Le dissi.

Lei guardandomi con sguardo interrogativo: "Sei uno scrittore? E che coincidenza assomigliare alla tua fatina".

"Oh no, non sono un vero scrittore, possiamo dire che è una mia passione. Mi rilassa scrivere su un foglio bianco tutto ciò che fiorisce dalla mia immaginazione... Già è una coincidenza quasi bizzarra come anche i nostri nomi, entrambi abbiamo la lettera "A" come iniziale".

Lei mi sorrise apertamente: "Ahaha, vero, le iniziali sono uguali. E' una cosa bellissima sai avere quelle passioni nel cuore e tirarle fuori senza soffocarle dentro di noi. Mi piacerebbe leggere un giorno di questa fatina allora". Poi aggiunse: "Mi hai incuriosita troppo adesso".

Ci pensai su un attimo, cosa c'era di male a farle leggere ciò che scrivevo? Certo non lo avevo permesso mai a nessuno, ma perché fino a quel giorno nessuno aveva il desiderio sincero di sapere di più sulle mie storie.

Avevo deciso: "Per me va bene, sono curioso di sapere cosa ne pensi".

Dopo quelle parole entrambi sorridemmo guardandoci con sincerità negli occhi. Quello era per caso l'inizio di una lunga e sincera amicizia? Chissà.

--- ---

Risvegliandomi nel mio letto, sbadigliai ancora sonnolente, guardando fuori dalla finestra vedendo con chiarezza che il sole era già sorto in cielo. Quel giorno, sarebbe stato importante, perché Zack avrebbe conosciuto parte della mia vera famiglia, il mio amico più fidato... Eiron.

La tigre alataWo Geschichten leben. Entdecke jetzt