Capitolo 1 - Parte 2/2

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Feci l'ultimo passo uscendo dal bosco, trovandomi a pochi metri dalla casa dove vivevo. Lì ci abitavano anche i miei genitori adottivi, delle persone che mi salvarono da un orfanotrofio, donandomi una vita migliore e piena di attenzioni. E mio fratello Zack, che aveva cinque anni più di me. Nessun rancore verso di lui, ma da qualche anno aveva iniziato a starmi alla larga più possibile non sorridendomi più. Non capii mai i suoi gesti indifferenti nei miei confronti, l'unica idea che mi feci fu quella della comparsa dei miei poteri. Per i ricordi che avevo, mi parse che il suo distacco sia iniziato proprio quando avevo quattordici anni e conobbi Eiron, quando inizia a controllare quasi del tutto le mie arti speciali. Riuscendo a leggere i sentimenti e i pensieri degli esseri viventi che mi circondavano. Non mi riusciva sempre, lo ammettevo, ma quando mi capitava di trovarmi a captare qualcosa nel cuore delle persone con un solo tocco mi sentivo al quanto innaturale. Zack, pur sapendo che io ero "particolare", non volle saperne di ciò che avevo appreso. Paura di me, forse? Per quanto avessi cercato di sfiorarlo per capire cosa provasse, non mi era mai riuscito di leggere, anche solo un piccolo frammento di ciò che si celava nel suo cuore, come tutt'ora. Ma, come aveva detto Eiron avrei dovuto provare con le parole, senza mettere in mezzo i miei poteri, magari era proprio per quello che lui non mi considerava più, a causa della nostra diversità nell'esprimerci. Non era affatto da escludere, in ogni caso volevo riallacciare i rapporti con lui.

*** *** ***

Rientrato a casa all'ora di cena, mi diressi verso la sala per vedere se c'era già qualcuno che stava mangiando. Avanzando con velocità, sulla soglia di quella porta vidi che all'interno della stanza non c'era anima viva. Per fortuna ancora nessuno si era accorto che non ero in casa. Almeno pensavo. Finché le mie aspettative furono distrutte dal tocco di una mano sulla mia spalla e dalle parole di quella persona: "Alastair, finalmente sei tornato a casa. Io e tuo padre eravamo in pensiero per te, perché hai tardato così tanto?"

Riconobbi quella voce, era della mia mamma adottiva, anche se per me non aveva differenza se mi aveva adottato, io la ritenevo comunque la mia vera madre.

Mi voltai verso di lei, cercando di inventarmi qualche scusa: "Em, scusa mamma per il ritardo, mi ero fermato un po' di più a guardare il tramonto, tutto qui".

"Il tramonto?" mi domandò con stupore.

"Sì, cosa c'è di male?"

Lei rispose subito: "No, niente di male. Solo, sei stato tutto solo?"

"Sì mamma, ma non ti preoccupare. Nessuno mi ha rapito o cose simili, ahahah". L'abbracciai con tenerezza, cercando di rassicurarla, lei aveva sempre il terrore che qualcuno potesse prendermi e portarmi in una specie di laboratorio a causa dei poteri di cui solo la mia famiglia era al corrente.

Lei arruffandomi i capelli: "Sono felice che non sia successo niente. Ma non rimanere più così a lungo via senza dirci niente. Va bene?"

"Te lo prometto". Le dissi sorridente.

Lei sospirò per un'istante, poi dirigendosi verso la sala da pranzo: "Vai a cambiarti così possiamo cenare."

"Sì, mamma." le risposi.

Poi con calma mi diressi verso le scale, per dirigermi verso la mia camera da letto. Quando ci fui vicino, allungai la mano verso il pomello della porta, l'aprii entrando all'interno di quella stanza buia non richiudendo la porta che si trovava dietro di me. Mi avvicinai alla cieca verso la lampada, l'accesi per far sì che la stanza si illuminasse almeno un po'. Avvicinandomi al letto inizia a sbottonarmi la camicia per indossare degli abiti puliti.

Al momento di togliermela sentii dietro di me, a pochi metri di distanza la porta chiudersi e una voce rimbombare nella stanza subito dopo: "Sei solo un bugiardo! Portai fregare la mamma, ma non me".

Mi voltai verso quella persona, che riconobbi subito in Zack. Lo guardai fisso negli occhi dicendogli con sorriso malizioso: "Ah si? E cosa sai tu? Aventi, dimmelo".

Lui mi guardò con rabbia, poi avvicinandosi a me con velocità e portando una mano sulla mia camicia: "Non è vero che ogni giorni esci per andare in giro nella nostra zona a guardare solo il tramonto".

"Che fai, mi pedini?"

"E anche se fosse? Dimmi la verità! Cosa vai a fare nel bosco ogni singolo giorno? Dimmelo Alastair!" Esclamò Zack con insistenza.

Portando il mio sguardo verso destra: "Non ritengo necessario riferirtelo".

A quelle parole, lui mi spinse con forza sul letto: "Sei un incosciente! Non capisci che, con i tuoi poteri devi fare attenzione quando ti allontani da qui? Un giorno scoprirò cosa nascondi così gelosamente."

Quelle parole mi fecero capire quanto lui fosse preoccupato per me. Se lo era, perché si comportava in quel modo con me? Forse perché tacevo e tenevo il segreto su Eiron tutto per me? Ma io non potevo riferirgli di lui, lo avrei messo in serio pericolo se ne avessi fatto parola. Solo io potevo sapere di Eiron, perché se qualcun altro lo avesse visto avrebbe potuto fargli del male, o peggio ancora rinchiuderlo in un posto per studiarlo. Visto che era una tigre "particolare". Lui era una rarità e quasi l'ultimo della sua specie. In realtà io in tutto quel tempo che lo conoscevo, non avevo mai visto gli altri della sua specie, non sapevo se ce ne fossero altri come lui. Ma andava bene così. Eiron era l'unico che mi aveva aiutato nel momento che i miei poteri iniziavano a venir fuori fino al punto di poterli utilizzare bene. Solo con lui ero riuscito a imparare tante cose su le mie doti.

Alzandomi dal letto e guardando dritto Zack negli occhi: "Mi dispiace non poterti dire nulla. Ma almeno dimmi cosa c'è che non va nel tuo cuore?"

Lui mi guardò stupito: "Cosa intendi? Io non ho nulla da nascondere a differenza di te".

"Non è vero. Perché da qualche tempo hai iniziato a distaccarti da me? Cosa ti ho fatto? Dimmelo Zack!" Controbattei cercando una risposta.

Lui portando la sua espressione verso terra: "Non ho niente da dire".

Si voltò, dandomi le spalle per poi dirigersi verso l'uscita della stanza. Non volevo dargliela vinta, avanzai velocemente verso di lui afferrando il suo polso: "Fermati! Non dire cose che non sono vere. Tu hai qualcosa da dirmi, ma non hai il coraggio di parlarmene. Non è forse così?"

Zack voltandosi verso di me, guardandomi negli occhi: "E anche se fosse? Queste sono cose mie".

"Ma ti senti quando parli? Che senso ha dire che sono cose tue? In mezzo ci sono anche io e voglio sapere cosa ti turba così tanto in quella testa!"

"Sono solo stufo del fatto che non mi dici niente su ciò che stai passando. Noi siamo sempre stati uniti, no? Perché non vuoi confidarti con me? Anche tu mi nascondi qualcosa, quindi dammi una spiegazione. Io te l'ho data e tu cosa hai da dire a proposito?" Mi domandò con tranquillità.

Cosa potevo dirgli? Di certo una bugia non avrebbe funzionato, forse era arrivato davvero il momento di dire la verità su Eiron e sulle mie origini?

Per quanto fosse assurdo, non volevo né tacere più a Zack e neanche dire una cosa non vera. La cosa giusta era di parlare con lui apertamente riferendogli soltanto la pura verità.



Spazio autrice: Ringrazio tutti per aver letto il primo capitolo della mia storia e per aver lasciato dei commenti su ciò che pensate. 

Un grazie enorme va a ChiBa93 per l'aiuto e il sostegno che mi da sempre <3 Andate a leggere le sue bellissime storie! :D 


Buona lettura a tutti, spero vi piaccia anche questo seguito ;) 

La tigre alataWhere stories live. Discover now