14. Completamente fatta

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Erano passati soltanto tre giorni dal crollo emotivo che avevo avuto e militavo esattamente nelle stesse condizioni di quel lunedì, la federa del cuscino sul quale dormivo zuppa di lacrime ed i miei occhi che passavano costantemente tra il rosso ed il violaceo, le occhiaie più marcate di qualsiasi altro periodo della mia vita.

Così mi preparavo ad affrontare le prove con la band, conscia di dover stare a pochi centimetri da Michele più del necessario, di non poter fare a meno di interagire con lui perché cantavamo insieme, e già quello diceva molto della nostra situazione.

Avrei voluto tanto poter evitare di vederlo, avrei voluto dimenticare le parole di Greta che, invece, come un tarlo, continuavano a nutrirsi dei miei pensieri. Non riuscivo ancora a capacitarmi di quella sua confessione così intima ed introspettiva, delle frasi che aveva usato con me e Francesca e del modo in cui aveva parlato di Michele.

Greta mi aveva sempre visto come il nemico, qualcuno da eliminare perché nocivo per la sua storia, una scheggia nelle carni di Michele che non faceva che allontanarlo da lei. Eppure, nel momento in cui si era confidata davanti ai miei occhi, ero riuscita ad intravedere un briciolo di debolezza, una manciata di buoni sentimenti.

Che fosse stata così onesta con me da mostrarmi davvero come fosse Michele mi sembrava davvero molto strano dopo i suoi indubbi comportamenti sgarbati ed indelicati nei miei confronti, il ricordo della ricreazione in cui mi aveva accusato per quel bacio ancora vivido nella mia mente.

Militavo in uno stato di completa confusione, benché avessi tentato a lungo di chiarirmi le idee e pensare alla posizione di ogni singolo personaggio all'interno di quella vicenda. Mi trovavo divisa tra ciò che sentivo, credevo di pensare, riuscivo a comprendere e ciò che gli altri mi dicevano, le parole che sentivo pronunciare, le influenze dell'esterno.

Michele era diventato più scontroso che mai. In quei giorni non aveva fatto che guardarmi in cagnesco, la furia negli occhi, insieme ai migliaia di interrogativi che avrebbe voluto pormi ma che, probabilmente, si ostinava a tenere per sé. Ringraziai il suo orgoglio per far sì che stesse in disparte perché, semmai avesse deciso di mettermi alle strette per farmi sputare il rospo, io non sarei stata capace di dirglielo, proprio perché nella mia mente tutto ciò che era accaduto non aveva ancora assunto una forma definita.

Il martedì sera avevo ricevuto una lunga telefonata da Francesca che si era trasformata in un mio sfogo su ciò che Greta aveva detto e su ciò che, invece, Michele aveva fatto. Francesca non le aveva mandate a dire ed aveva compreso chiaramente i miei dubbi, lasciandomene, però, molti altri.

Secondo lei Michele non mi sarebbe mai corso dietro se non gli fosse importato di me, se davvero non avesse inteso le cose a cui aveva illuso in quel messaggio, nella canzone che ancora non smettevo di ascoltare, chiusa com'ero in quella trappola della mia coscienza. E, in effetti, solitamente era lui quello che scappava, che non voleva essere seguito, che cercava di sottrarsi alle domande per non rispondere in modo brusco o forse troppo impulsivo, per cercare di frenarsi o, semplicemente, perché l'istinto gli diceva di comportarsi in quel modo.

Francesca si era dimostrata in quel modo la cosa più vicina ad una migliore amica. Non aveva atteso un attimo nel dirmi che aveva cercato di far parlare il più lungamente possibile Greta per mettermi a conoscenza di quella situazione e, quando le avevo confidato proprio ciò che avrei dovuto fare quel lunedì, era rimasta perplessa, un po' scioccata a dire il vero. Era una mente razionale quella di Francesca e mi stupì quando mi disse che, fosse stata in me, avrebbe fatto esattamente la stessa cosa.

Pensavo che fossi l'unica capace di farsi trasportare dalle proprie sensazioni, l'unica con l'inattitudine verso il controllo delle proprie emozioni quando c'era a che fare con Michele. Probabilmente, riflettei, Michele era stato capace di influenzarmi sino a farmi perdere completamente la ragione, ad abbracciare le casualità, a donarmi completamente per un solo attimo di intensa e bruciante passione; tutto quello perché nella mia mente avevo iniziato a provare per lui qualcosa di più di una semplice attrazione fisica. C'erano in gioco affinità, pensieri, notti insonni, canzoni significative e sguardi che rimandavano sempre a corrispondenze nascoste tra di noi.

Can You Chase Me? |Mike Bird|Where stories live. Discover now