Le sue parole (PARTE 3)

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Le confessai tutto perché avevo bisogno di sfogarmi.

«Ho litigato con Abby, a quanto pare si sente gelosa del fatto che il professore di filosofia mi faccia lezioni extra, per non farmi prendere un'insufficienza nella sua materia.

È andata a sparlare di me con delle tipe a cui non avevo mai rivolto la parola fino a due giorni fa.»

«Non ci posso credere! insomma è sempre stata molto territoriale con i ragazzi, ma infatuarsi di un professore è veramente da stupide.»

Quelle parole mi colpirono particolarmente, perché anche io sentivo dei sentimenti contrastanti verso Mr Evans.

«Si è vero, ma poi comportarsi così con me. Le sono sempre stata vicina.»

«È vero è stato un brutto gesto, ma ricorda che tutti gli anni di amicizia che avete condiviso non si buttano via per uno sbaglio.»

Ciò che aveva detto era del tutto sensato, ma non riuscivo proprio a perdonarla. Parecchie volte ero passata sopra ai suoi atteggiamenti da prima donna e non potevo più farlo. Conoscendola se ne sarebbe solo approfittata.

«Hellen ti ringrazio per le belle parole, ma al momento non riesco proprio a fare finta di niente, comunque direi che adesso possiamo anche metterci a studiare, hai preso degli appunti?»

Lei acconsentì.

Mi porse il quaderno su cui solitamente scriveva le cose più importanti delle spiegazioni che venivano fatte in classe e cominciai a trascriverle sul mio.

Finimmo di fare i compiti alle sette.

I suoi genitori mi invitarono anche per la cena, ma rifiutai.

Mi sentivo a disagio a stare in mezzo a una famiglia nei loro momenti di ritrovo, gli unici momenti in cui potevano e parlarsi tra di loro senza interruzioni. E quindi era escluso che mi mettessi a fare l'incomodo.

Stavo quasi per aprire la porta per andarmene, quando il fratello di Hellen fece il suo ingresso.

Ero felice di rivederlo. Lui era stata la mia prima vera cotta, avevo 12 anni quando mi accorsi di provare un affetto che andasse oltre l'amicizia, ma ero soltanto una bambina, tra noi ci dividevano ben cinque anni di differenza.

Probabilmente dopo tutto quel tempo non sarebbe più stato un problema, ma ormai non ci pensavo nemmeno più e poi non credevo che alla mia amica avrebbe fatto molto piacere vederci come coppia.

Conoscevo Hellen fin da piccola. All'inizio io, Abby e lei eravamo inseparabili, purtroppo ben presto le cose cambiarono tra noi.

Abby era molto possessiva nei miei confronti e non sopportava di buon grado la presenza dell'altra e mi chiese di non parlarle più e io non feci nulla per impedire quella separazione. In pratica mi ricattò.

Crescendo però mi ero riavvicinata a Hellen, soprattutto perché negli scorsi anni eravamo sempre state vicine di banco e i nostri caratteri assolutamente compatibili, ci avevano permesso di ricostruire facilmente quel rapporto andato perso a causa della mia vigliaccheria.

Le ero molto grata per non avermelo mai fatto pesare, quindi non mi sembrava il caso di destabilizzare un equilibrio già molto delicato pomiciando con suo fratello.

«Ciao Brandon.»

«Ehi Deborah da quanto tempo!! come te la passi?»

Brandon studiava medicina fuori città e quindi lo incontravo raramente.

«Bene grazie e tu?»

Sembrava sinceramente felice di rivedermi.

«Si benone, dio mio se sei cresciuta, mi ricordo ancora quando eri una nanerottola e ti portavi sempre dietro un cagnolino di peluche.» Era un regalo della mia nonna paterna, che era venuta a mancare quando frequentavo ancora le medie.

«Già hai ragione. Tu invece sei diventato ancora più alto, comunque vorrei veramente continuare a parlare ma devo proprio andare, si è fatto molto tardi.»

«Ok tanto ci rincontreremo, i corsi iniziano a ottobre. Ciao Deb!»

Non mi aspettavo tanto entusiasmo da parte sua, soprattutto non credevo che mi volesse addirittura rivedere. Brandon era veramente un bel ragazzo: pelle abbronzata, con un fisico ben definito.

I capelli erano castani e aveva due occhi color nocciola luminosi e vivaci come quelli di sua sorella. In pratica qualsiasi ragazza avrebbe fatto carte false pur di mettersi insieme a lui.

Tornata a casa, mangiai e poi mi stesi sul letto stanca.

Nonostante tutto non riuscivo proprio a chiudere gli occhi, ero tesa come le corde del mio violino.

Fu allora che pensai di scrivere quello che sentivo, come facevo di solito prima di addormentarmi. Forse mi avrebbe fatto sentire meglio e mi avrebbe aiutata a rilassarmi

Mi alzai e presi il mio quaderno per cominciare a buttare fuori tutti i miei pensieri più ingombranti.

L'amore non è né rosso né colorato, non è una giornata di primavera, né un biglietto con su scritto ti amo a caratteri cubitali.

L'amore non è quello delle favole o dei film.

L'amore sono i suoi occhi che mi spogliano da me stessa, nuda da ogni maschera, nuda dalle paure, nuda dall'incertezza di non essere abbastanza.

L'amore è lui che non si accorge di me, ma che io continuo ad amare lo stesso. Senza avere nulla in cambio, se non i suoi sorrisi migliori, quelli un po' di distratti, nati dal nulla, nati dalla gioia di essere vivi.

Lui è l'amore che stringo dolorosamente al cuore.

Gli permetto di ferirmi e non me ne importa, perché la mia felicità si nasconde nei suoi gesti, quando cerca di salvarmi, quando cerca di aiutarmi a convivere col disastro che sono.

L'amore è lui che entra nei miei sogni e non mi lascia più andare.

L'amore è profondo come il suo sguardo, neve al sole, la pioggia fredda che ripulisce l'anima dalle macchie di sporco e lava via ogni turbamento, lasciando solo l'amore.

L'amore è lui, quando mi dice che andrà tutto bene e io gli credo, lo faccio solo perché lo amo.

Lui, l'amore con lo sguardo dell'addio.

AlbertaSirani

Luidagli occhi di ghiaccio

LettereAnimate

isbn:9788871120171

CopyrightLettere Animate 2017

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