Rivali in amore (Parte 2)

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Quella risposta non prometteva nulla di buono, ma era pur sempre la mia migliore amica e meritava un po' di fiducia.

Quando tutte le lezioni furono finite, decidemmo insieme di andare a mangiare qualcosa con tutto il nostro gruppo di amici.

Stavo per uscire fuori dalla porta dell'edificio scolastico, quando una voce familiare mi disse di aspettare.

«Signorina Harrison, mi scusi ma devo parlarle.» Era Mr Evans.

«Ok» gli sorrisi entusiasta e lui fece altrettanto.

«Ho deciso che alla fine delle lezioni potrei farle un'ora di recupero, che ne pensa?»

Non potevo credere alle mie orecchie, aveva accettato. In quel momento avrei tanto voluto abbracciarlo dalla gioia.

«Accetto volentieri, la ringrazio.»

«Si figuri, ma se non si impegnerà seriamente, smetterò subito di seguirla, spero che questo le sia chiaro. Ora è meglio che lei vada, altrimenti perderà di nuovo l'autobus. Da domani l'accompagnerò io a casa se nessuno dei suoi genitori può venirla a prendere.»

Accettai le sue condizioni e corsi via. Fuori scuola c'erano già i miei amici ad aspettarmi.

«Dove sei stata Deb?» chiese immediatamente la mia migliore amica.

«Te ne parlo dopo.»

Ci fermammo a mangiare un panino a un locale a pochi metri da scuola. Alex mi guardava in modo strano, ma non ne capivo la ragione. Allora decisi di chiedergli se andasse tutto bene.

«Ehi Alex!»

«Ciao Deb» il tono della sua voce era a dir poco glaciale.

«Tutto bene?»

Ignorò totalmente la mia domanda mettendosi a parlare con un altro nostro amico. C'era lo zampino di Abby in tutta quella faccenda.

Era incredibile, non riusciva a tenersi niente per lei, ero furibonda, ma volevo evitare di fare una scenata in pubblico e quindi decisi di stare zitta e affrontarla in un secondo momento. Salutai tutti e andai via, lasciandola lì, da sola con gli altri.

L'unico problema e che non avevo più nessuno con cui tornare a casa, e quindi mi toccava fare una lunga passeggiata. Il cielo era nuvoloso, ma almeno non pioveva come il giorno precedente. Mi incamminai lungo la strada, riflettendo su alcune questioni che mi turbavano.

C'erano cose che ancora mi lasciavano l'amaro in bocca, di solito erano gli amori non corrisposti o i tradimenti, ma quel giorno in particolare era l'amicizia. Quella stessa amicizia che era cresciuta insieme a me, e a cui avevo donato la mia parte migliore.

La stavo vedendo incrinarsi per delle cose del tutto inaspettate e non sapevo cosa fare per impedirlo.

A un certo punto un'auto rallentò. Girai la testa per vedere chi fosse, e non potevo crederci, ma era di nuovo Mr Evans.

«Ma non mi dire, hai perso di nuovo l'autobus?» chiese con sarcasmo senza darmi più del lei.

«Si ho avuto un contrattempo. Certo che non riesce proprio a farseli i fatti suoi eh?» controbattei acida.

«Dai smettila di fare la sciocca, ti accompagno io.»

Accettai naturalmente.

«La ringrazio Prof.»

«Chiamami David, infondo adesso non siamo in classe, puoi rivolgerti a me dandomi del tu.»

Ignorai quel consiglio, non me la sentivo proprio di entrarci in confidenza «non ha una moglie a cui dare fastidio?»

«No, non sto con nessuna, per questo mi diverto a fare da taxi alle mie alunne scapestrate» confessò in modo tranquillo.

«Tu invece?»

«Nemmeno io sto con qualcuno, ma diciamo che ho altre priorità al momento che pensare ai ragazzi» ammisi.

«Tipo?»

«Suono il violino da anni, vorrei diventare brava come mio padre e questo richiede molto tempo e esercizio.»

Detto quello, non mi chiese più nient'altro, anche perché eravamo già arrivati a destinazione.

Lo salutai con un cenno della mano e mi diressi verso casa.

Mia madre era stesa sul divano a guardare la televisione. Le andai vicino per parlarle ma mi accorsi che dormiva profondamente e lasciai perdere.

Lei si era sempre occupata di me. Dopo che mio padre era venuto a mancare aveva dovuto smettere di occuparsi della casa e trovarsi un lavoro. Le ero veramente grata e quindi quando potevo cercavo di aiutarla io con le faccende domestiche.

Lui dagli occhi di ghiaccioDove le storie prendono vita. Scoprilo ora