38. Matt

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Ricky entrò in camera da letto all'improvviso, di pomeriggio, o forse di sera, di chissà quale giorno e chissà quale mese. Ormai, la percezione del tempo di Matt era terribilmente confusa.

Gli occhi di suo marito erano rossi, come se avesse pianto, forse aveva pianto per Mei, come faceva sempre lui, ultimamente. Ma, a questo punto, non aveva più importanza chi piangesse per lei: non sarebbe tornata, mai più. Nessun sorriso, nessuna domanda, nessuno sguardo curioso. Quella promessa che le aveva fatto era soltanto una partita persa. E questo pensiero lo stava uccidendo pian piano.

«Dobbiamo parlare, amore... Sono indifendibile!» cominciò Ricky, sedendosi accanto a lui. «Ho fatto una cosa...»

Matt lo ascoltò pronunciare ogni singola parola con la voce rotta dal pianto, mentre faceva tremare fastidiosamente le gambe. Ogni cosa, ormai, lo infastidiva: voci che non erano quelle di sua figlia; lacrime per problemi futili; movimenti circostanti; rabbie ingiustificate; parole tutte uguali, tutte vuote; domande e interventi che non appartenevano ai mille dubbi di Mei.
La vedeva ovunque si voltasse, perfino il coniglio gli ricordava lei. Decise, così, di non muoversi dal divano (se non per questioni strettamente necessarie): aveva troppa paura di incrociare il suo fantasma e non poterlo abbracciare.

Forse, un giorno, il silenzio avrebbe messo tutto al suo posto.

«In quest'ultimo mese, non mi sono comportato lealmente nei tuoi confronti, Matty. Ho omesso tante cose che... Avrei voluto parlarti ma eri così lontano e apatico, perso nei tuoi ricordi.» una lacrima piovve sulla guancia di Ricky, coperta da un cenno di barba. «Sono uscito con dei vecchi compagni di scuola, incontrati per caso... tra questi c'era anche Romeo, mio ex compagno di classe, che non vedevo dal diploma. Abbiamo chiacchierato e bevuto qualche drink.
La cosa è finita lì, ma poi, il giorno seguente li ho rivisti ai "Quattro venti" e sono rimasto con loro fino a tarda notte. Abbiamo accompagnato una ragazza a casa e... Alla fine, sono rimasto solo con lui.
Eravamo ubriachi, o almeno io lo ero! Ero ridotto a uno straccio, talmente ero avvilito per il tuo comportamento, per la mancanza di... d-di Mei.
Lui mi faceva ridere e ne avevo così disperatamente bisogno. Riusciva a farmi ridere senza freni inibitori, facendomi addirittura piangere, a volte.

Più lo guardavo, più mi rendevo conto di cosa mi mancasse: tu.
Non eri più l'uomo di cui ero innamorato. Non eri geloso, non ti interessava più cosa facevo, non mi parlavi, non ridevi, non mi prendevi in giro, non mi facevi incazzare più, non cantavi, non c'eri più. Eri qui, ma non eri tu.

E così, Romeo è diventato, in un paio di sere, la persona più deliziosa sulla quale avessi posato gli occhi, in quei giorni bui.
Ho sviluppato un'istintiva dipendenza dalla sua risata, credevo di essermi innamorato di lui ma non era così. Mi attraeva solo perché ti somigliava nei modi di fare, nel modo di trattarmi. Era una sorta di... proiezione distorta della tua immagine.

«Mi... m-mi ha baciato. Ho provato a respingerlo ma qualcosa dentro di me voleva più di un semplice bacio e, così... N-non sono riuscito a fermarmi. C-ci ho... c-ci ho... f-fatto sesso. Amore, mi dispiace! Mi faccio schifo da solo... ti prego, perdonami! Sono... qualsiasi cosa orrida ti venga in mente!»

Il volto di suo marito era completamente fradicio, gli occhi enormi.

«Non importa, tesoro. Hai sbagliato, capita a tutti» concluse Matt, senza guardarlo.
Non aveva più importanza, ormai. Nulla più ne aveva.

Una ruga comparve fra le sopracciglia di Ricky, con uno scatto fulmineo, sollevò Matt dal colletto. «MI VUOI ASCOLTARE?»

Muffin corse via dalle lenzuola, terrorizzato. Era l'unico collegamento che Matt avesse ancora con il ricordo di Mei.
Lo chiamò con la mano verso la sua direzione, aspettandosi che non tornasse più, come la sua padroncina. Ebbe un flashback di quella maledetta giornata, in cui gli assistenti sociali la portarono via per sempre. «Mei, non andare! Ritorna...»

Un doloroso schiaffo secco sulla faccia, gli fece alzare lo sguardo su Ricky. Dopo tanto tempo, Matt rivide gli occhi smeraldini di suo marito. Ed ecco che, come per miracolo, capì cosa intendesse con la frase "Eri qui ma non eri tu". Aveva pianto così tanto e si era sentito così solo da finire per cadere in un buco nero senza fine, un limbo deleterio.

Gli afferrò gli avambracci. «Ma che...? Mi hai picchiato?»

L'altro, finalmente, lo lasciò andare. «Mi spiace... La tua indifferenza... m-mi spaventa! Forse è il caso che mi tolga di mezzo... Hai bisogno di tempo»

Si voltò, dando le spalle a Matt. Pronto ad andarsene.

«Cosa fai? Non voltarti, ti prego, aspetta!» implorò il cantante, improvvisamente più lucido.

Ricky obbedì e sorrise appena, nonostante gli occhi bagnati.

«Ma che dici, m-mi hai tradito?» chiese Matt, confuso. «Non capisco... non è possibile...»

L'altro non gli rispose. Abbassò la testa, mostrando l'evidente imbarazzo che provava. Annuì timidamente.

Il cantante restò senza parole. «Come hai potuto...? Io sono stato in quello stato pietoso, quasi... malato... mentre tu...»

«Sono devastato, tesoro!» rispose Ricky, strofinandosi le mani sulla faccia bagnata. «Io volevo soltanto che tornassi a guardarmi, ad amarmi... ad essere te! E invece, ogni volta che provavo a farti due coccole o anche solo ad essere gentile, mi spiazzavi con la tua terribile freddezza. Cominciavi a farmi paura. Ero certo che non mi avresti più toccato o parlato. Anche io sto male, credimi! Avevo bisogno di conforto, ma tu non volevi starmi accanto... lo so, faccio schifo, perdonami!»

Matt decise non voler perdere anche l'ultimo pezzo di cuore rimasto nella sua vita. Come aveva fatto ad essere così cieco da non accorgersi di aver quasi perduto Ricky?
Si alzò dal letto e gli corse incontro. Lo strinse forte. «Resta con me. Non ti lascerò più da solo. È una promessa...»

Quella parola. "Promessa".

Mei trotterellava ancora nella sua mente, ma questa volta decise di non pensare. Si sforzò di inspirare il profumo di Ricky.

«Chiudi i rapporti con questo "Romeo", prima che lo faccia io! E non credere che basterà una barella di ospedale a salvarlo! Ti perdono solo perché, per metà, è anche colpa mia, il tradimento. Al prossimo, ti lascio con il sederino al gelo, chiaro?»

Ricky rise. «Bentornato in te!»


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«È stato come essere nell'incubatrice. In uno stato di... intorpidimento mentale, diciamo.» ammise Matt.

«Sì, immagino.» disse Ricky, mordendo un pezzo di pane.

«Sai, quando tutto il tuo mondo crolla, nonostante le forti basi che hai costruito con fatica, rimani lì, confuso. Non sai cosa fare, come continuare. Sopravvivi, permettendo alla vita di trascinarti chissà dove, senza opporre alcuna resistenza. Non vivi più, ti limiti ad esistere come puoi» spiegò Matt. «Non voglio più stare così. Non sarà facile ma imparerò a lottare. Ho paura di lasciarti ancora una volta da solo, senza punti di riferimento»

La vita del cantante ricominciò a scorrere, anche se con difficoltà. Ricominciò a cantare, a scrivere canzoni e quasi quasi, avrebbe ripreso in mano la sua carriera, ricominciando a vivere.


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