32. Ricky

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Nei giorni successivi, in casa, ci fu enorme confusione a causa della partenza di Missie e Greg, le miriade di visite degli assistenti sociali (che Ricky, ormai, considerava parti integranti dell'arredamento, dato che se ne stavano in silenzio la maggior parte del tempo a fissarli, seduti in un angolo), le sempre più frequenti visite di Matt allo studio di registrazione e le visite di Mei all'ufficio di Katia (alle quali Ricky non andava mai. Causa? Sua madre in segreteria).

Nonostante le giornate frenetiche, Chiara venne a trovarli ancora, senza far sapere nulla ai propri genitori. Intanto, Katia e Ricky avevano studiato un piano per permettere alla sorella minore di cenare a casa del secondo.

«Allora, il piano è questo: tu, Chiara, dirai alla mamma che ti ho invitata per cenare da me. Lei mi chiamerà per accertarsi che sia così ed io, ovviamente, confermerò» spiegò la sorella maggiore.

«E come farà a tornare a casa?» chiese il fratello di mezzo. «Quando finiremo di cenare, sarà tardi per farla tornare a casa da sola»

Chiara spostò lo sguardo da Ricky a Katia, annuendo.

«Non potrebbe dormire qui?» propose Katia.

«Certo, sì» approvò Ricky con un sorriso.

Chiara si fece dubbiosa. «E dove dovrei dormire, sul divano?»

Il commesso scosse la testa. «In camera di Mei. Lei dormirà con noi»

«A proposito, dove sono lei e Matt?» chiese Chiara.

«Matt è andato allo studio di registrazione, Mei ha insistito per andare con lui...» rispose il commesso.

«Dal momento che avete aperto questo discorso, Ricky, è mai possibile che non le abbiate ancora detto che siete i suoi genitori adottivi?» aizzò Katia, scuotendo il capo.

Chiara picchiettò un dito sul tavolo. «Ci vuole tempo, è una questione delicata. E Mei è una bambina molto sensibile»

Ricky annuì, approvando ampiamente le parole di sua sorella.

«È da quasi un mese che Mei è ufficialmente figlia loro» affermò Katia, facendo svolazzare la coda di cavallo.

«Tecnicamente, secondo la legge, siamo ancora in fase di stallo» si oppose Ricky, sulla difensiva.

Katia lo guardo truce. «È ora che ne parliate con lei, conigli!»

Il commesso, inevitabilmente, pensò a sé stesso e Matt nel corpo del povero Muffin, raggomitolati in un angolo e davanti a loro Mei che li fissava. «Dai, non è grave! Glielo diremo il prima possibile»

«Così va meglio!» confermò Katia.

Il giorno della verità arrivò galoppando, come un animale imbizzarrito, pronto ad investire con forza i due uomini.
Ricky sentì già le ossa rotte, in viaggio verso l'ospedale su una barella completamente sbrindellata.

«But... today?» si lagnò Matt. «Possiamo farlo domani»

«Tesoro, hai ripetuto la stessa cosa per venti giorni di fila» ribatté il commesso. «Stavolta non sfuggirai»

L'altro fece il broncio e sospirò amareggiato. «Spero solo che non vengano quei cosi... i comesichiamano... Gli assistenti sociali!»

«Perché?» gli chiese Ricky.

«Stai scherzando? Mei non ci parlerà per giorni!»

«Ti sbagli, andrà benone!»

«Certo... Come no...» rispose il cantante.

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