1. Una realtà spaventosa e un assistente.

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Afferrai il mio caffè e mi sedetti alla mia scrivania.

-"Buongiorno Miss Tate, gradisce altro?"- disse con voce roca.
Era un valido assistente, ma la sua lentezza nel parlare a volte mi innervosiva.

-"No. Dobbiamo fare un salto da Grant prima di Andare ai piani alti."- risposi prendendo dei documenti ed alzandomi immediatamente.

Mi incamminai verso l'ufficio di Grant, sorseggiando il mio caffè.
"Dio benedica Starbucks" pensai oziosamente.

Lui mi seguiva lungo il corridoio. Ovviamente tutti i miei dipendenti erano indaffarati, o almeno fingevano di esserlo.

Bussai ed entrai nel piccolo ufficio di Grant, un individuo sgradevole e non di certo un gentiluomo inglese.

-"Christina, quale buon vento ti porta qui? Hai visto che bella la mia nuova vetrinetta? È vintage. Non trovi che il mio ufficio sia molto gradevole?"- disse untuosamente.
Io sorrisi leggermente e mi irrigidii.

-"Decisamente, ma ora sgombralo."-
Lui spalancò la bocca.

-"Tu non puoi farmi questo. Non oserai licenziarmi!"- sputò velenoso.

-"Oso. Hai del lavoro arretrato, non rispetti gli orari lavorativi e non esegui i compiti che ti affido. Buona retribuzione."-

La sua sorpresa aumentò, mentre le parole uscivano decise dalla mia bocca.
Senza dargli il tempo di replicare, uscii dalla stanza.

Percorsi la stanza principale, notando gli sguardi curiosi dei miei dipendenti.
"Non farlo Grant, non farlo." riuscii a pensare prima che mi seguisse come una furia.

-"Tu. Tu sei una maledetta vipera."- mi urlò contro.

Mi voltai lentamente. Perché le persone non accettavano semplicemente le decisioni degli altri?

-"Grant, non ti ho licenziato per sfizio personale, ma perché passi più tempo a tradire tua moglie che al lavoro. Inoltre sei un incompetente e se continui con queste sceneggiate, Harold ti sbatterà fuori a calci."-

A quel punto l'uomo, frustrato, si voltò e se ne andò furiosamente. Mi incamminai verso gli uffici dei miei superiori.

-"Potrebbe chiamarmi Harry? Sa, è imbarazzante.."- disse improvvisamente il mio assistente.
Sospirai e gli porsi il bicchierone del caffè per buttarlo.

-"Ma certo Harold."- lo vidi alzare gli occhi al cielo prima di entrare.

Dentro l'ufficio mi aspettavano i miei superiori: Gerry e Scott.
Mi sorrisero titubanti. Mi fecero segno di accomodarmi. Lo feci tranquillamente, padrona di me stessa, come in ogni situazione.

-"Allora, ditemi."-

Fu Scott ad iniziare a parlare, giocherellando con un elastico tra le mani.

-"Christina, dobbiamo discutere di una questione spinosa.. Vedi, tu non hai la cittadinanza inglese e.. Ti è scaduto il visto. Non sai quanto è difficile dirlo per me, sei la nostra migliore editrice e licenziarti sarebbe una grave perdita per l'azienda, ma...Probabilmente sarai rimpatriata."-

Sbiancai. Sentii mancare la terra sotto i piedi. Il mio mondo portato via per quattro documenti? No, non potevo permetterlo.
Il mio lavoro era tutto.

Amavo la mia vita a Londra. Ero diventata ciò che volevo essere. Per la prima volta nella mia carriera sentivo di poter perdere tutto.

-"Va bene, non c'è problema. Dirigerò la casa editrice da New York. Non è un problema per me."- dissi allarmata e cercando un accordo economicamente conveniente.

-"Sai anche tu che il tuo lavoro non può essere svolto a distanza."-

Gerry non proferiva parola.

In quell'istante, Harry entrò nella stanza.
Mi bastò guardarlo per avere la soluzione al mio problema.

I suoi occhi vagavano dai due uomini a me con grande curiosità. Indugiò a fissarmi, notando probabilmente una strana luce nei miei occhi.

Calcolai mentalmente se la mia idea avesse potuto funzionare. Si, decisamente. Avevo trovato l'opzione migliore per risolvere quell'enorme ed estremamente pericoloso disguido.

-"Scusate per l'interruzione. Miss Tate, servirebbe che.."-

-"Non hai interrotto nulla Harry caro. Mi sembra il momento adatto per annunciare la notizia a Gerry e a Scott."-

Mi avvicinai a lui, mentre la sua espressione diventava sempre più sconcertata.
Gli circondai i fianchi con le braccia e gli posai un lieve bacio sulla guancia.
Lui sorrise impercettibilmente, ma notai quanto fosse estremamente confuso.

-"Io e Harry ci sposiamo. Quindi non vedo quale problema ci possa essere con il mio visto."- dissi sicura di me, mentre i due uomini davanti a me ridevano nervosamente e ci indicavano il dito anulare.

-"Perfetto, Legalizzatelo."-

Hola :) questa è la mia prima Fanfiction, siate clementi lol. È ispirata dal film "Ricatto d'amore". Se non l'avete visto correte a guardarlo: è stupendo. Questo primo capitolo è molto ma molto simile al film. Man mano che scrivo la storia sarà molto differente. Scusate per eventuali errori. Accetto le critiche se costruttive e nel pieno rispetto, ricordatevi che c'è una persona al di là dello schermo. Spero vi piaccia ❤️
Se volete passate a dare un'occhiata alla mia nuova fanfic. Si chiama The Photograph. Grazie in anticipo.

The ProposalDove le storie prendono vita. Scoprilo ora