capitolo 18

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Avevamo appena finito di mangiare, chiesi a Shawn se voleva una mano a sparecchiare, ma rifiutò, mi diceva ogni volta che ce la faceva anche se a momenti era la caviglia che avrebbe incominciato ad urlare.

"Sei proprio sicuro, oggi, di voler andare 'a piedi' fino alla centrale di polizia?"

"Sì, sono solo tre isolati da qui"

"Non è questione di quanto sia lungo il tragitto ma intendevo la tua caviglia.... Riesci a malapena ad alzarti dalla sedia"

"Stai tranquilla"

"No, non sto tranquilla... Giuro che se cadi per strada prima ti spacco la faccia, poi ti porto in ospedale, ti ammazzo e infine ti porto al cimitero"

"Ne terrò presente, grazie per... L'avvertimento MOLTO rassicurante sai?" disse sottolineando il 'molto' in tono ironico.

"Io ti ho detto il programma di oggi, poi vedi tu come gestirti" lo rimproverai incrociando le braccia.

"Lo so che sarebbe meglio andare in macchina, però mi scoccia"

"Pure a me scoccia e odio andare in macchina però non ho voglia di rischiare un tuo volo durante il tragitto da qui fino alla centrale... e se gli altri mi chiedono cosa è successo? Dico che ti sei follemente innamorato del marciapiede e ti sei confuso con Sophia Bush?"

"Non sarebbe una cattiva idea..." disse facendo la faccia da pervertito.

"Sto scherzando"

"Non si scherza su Sophia Bush" disse ridendo e avvicinandosi a me facendomi il solletico sui fianchi.

"No! Dai idiota! Smettila!" continuavo a ridere, non riuscivo a fermarmi.... Purtroppo il solletico lo soffro in una maniera allucinante.

"Dimmi scusa"

"Per cosa?"

"Lo sai"

"Non sono io quella che deve chiedere scusa" mi uscivano le lacrime dagli occhi. Ormai ero completamente accasciata per terra e Shawn era inginocchiato vicino a me.

Fortunatamente si fermò.

Ero distesa sul pavimento freddo con le mani sulla pancia e respiravo a fatica. Io e Shawn ci eravamo messi lì a guardarci. Erano stati attimi di puro  silenzio di sguardi intensi, prima che Shawn si mise sopra di me, sostenendosi con le braccia.

"Che stai facendo?" chiesi curiosa a Shawn, non capendo cosa stesse facendo o quali fossero le sue intenzioni.

Lui non mi rispose, si mise letteralmente su di me, con la testa appoggiata sulla mia spalla.

Mi mancava il respiro, non perché ero imbarazzata che eramo messi in quella posizione non tanto appropriata, ma Shawn mi bloccava la respirazione... Infatti penso che 75 chili non siano mica pochi... Anzi mi stava per rompere la cassa toracica.

"Shaaa..ahhh" dissi in fin di vita, abbassando sempre di più la voce.

"Ti sposti, per favore... N-noon ....re-..res-spiro"

Lui 'delicatamente' si era tolto dalla mia superficie e mi aveva aiutato ad alzarmi.

"Visto che per andare alla centrale usiamo la macchina... Andiamo in camera mia e ci distendiamo sul mio letto...?" disse porgendomi la mano.

"Okay..." risposi incerta.

Per una volta ha accettato la mia proposta di andare in macchina per causa della sua caviglia malridotta.

"Ma... Shawn.... I tuoi quando tornano?"

"I miei nonni abitano a New York... Sono andati lì... Torneranno la settimana prossima...."

TUTTA COLPA DI SHAWN MENDESWhere stories live. Discover now