Chapter ten

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«Mamma, mamma! Svegliati, è tardi ed io devo andare a scuola!» la voce di James mi arriva ovattata mentre controvoglia apro gli occhi.
«Lasciami dormire James, è domenica.» metto il cuscino sulla testa per poter dormire meglio. Per qualche minuto mi è sembrato che si sia arreso, ma dopo un po' sento una presenza saltare sul letto insistentemente.
«È lunedì, sei proprio una smemorina.» ridacchia James mentre accendo il mio cellulare per constatare se sia vero.

«Oh santo dio!» urlo talmente forte che sono sicura che la signora al piano superiore mi abbia sentita forte e chiaro. Cerco di alzarmi, ma rimango arrotolata nelle lenzuola e cado a terra provocando un tonfo e le risate di James si fanno più forti. Dopo essermi preparata in tempo record ed essere riuscita a preparare anche James per la scuola, ci mettiamo in macchina e ci dirigiamo verso la scuola.

Mentre sono intenta a guidare James mi rivolge una domanda alquanto strana. «Mamma, tu sei innamorata di qualcuno?» si aggiusta lo zainetto sulle spalle e guarda fuori dal finestrino socchiudendo leggermente gli occhi per il sole di stamattina.
Boccheggio un po' prima di rispondere ad una domanda, per lui, apparentemente innocente. «Di te amore mio, ovviamente.» sorrido cercando di sviare il discorso.
«Ma mamma, io e te non siamo fidanzati.» fa una smorfia e poi scoppia a ridere. «E poi, io sono innamorato di una mia amichetta di classe.»
«Ah si?» mi giro verso di lui dopo aver parcheggiato, finalmente siamo arrivati a destinazione. Si gira verso di me e le sue guance si sono colorate di una sfumatura più rosata ed è di una tenerezza inspiegabile. Annuisce con timidezza ed io gli schiocco un bacio sulla guancia paffuta. «É una bella cosa, James. Non devi vergognarti.» gli aggiusto lo zaino e scendiamo dalla macchina camminando verso la scuola dove la maestra sta ancora accogliendo gli ultimi bambini.

Mi abbasso sulle ginocchia e gli prendo le manine e lui mi guarda. «Fai il bravo bambino e stai a sentire la maestra ok? Ci vediamo dopo.» gli do un ultimo bacio sulla guancia e lo lascio andare verso la maestra che mi saluta con un sorriso. Ritorno di corsa in macchina e mi avvio verso il mio studio sperando di non avere qualche appuntamento importante, altrimenti sarei gravemente in ritardo. Dopo una decina di minuti arrivo e chiamo l'ascensore che sembra essere più lenta del solito stamattina, ovviamente. Entro e mentre le porte stanno per chiudersi, un uomo mette una mano tra di loro per permettergli di entrare, facendomi sobbalzare.
«Mi scusi, non volevo spaventarla.» sembro così vecchia da essere chiamata col lei?
«Non preoccuparti.» gli rivolgo un sorriso di cortesia per poi restare in totale silenzio.
Mi guarda con uno sguardo ovvio. «Bene, a che piano va? Non penso voglia rimanere qui tutto il giorno.» gli scappa una leggera risata ed io mi giro verso di lui, imbarazzata dalla sua sfacciata bellezza. «Ehm, ottavo, grazie.» rimango a fissarlo per troppo tempo e lui sembra accorgersene. Ha dei capelli scuri come la pece e degli occhi verdi, simili a quelli dei gatti.
«Siamo diretti sullo stesso piano allora.»

Per fortuna l'ascensore questa volta sembra molto più veloce e scendo seguita dall'uomo. «Comunque io sono Steve.» mi giro e mi trovo i suoi occhi puntati addosso, deve essersi accorto che stamattina mi sono vestita un po' di fretta. «Io sono Helén.» sorrido per poi avviarmi verso il mio ufficio, pronta per essere sommersa dalla miriade di scartoffie. Accendo il mio pc e apro la casella dell'e-mail: ben 36, ma l'ultima mi incuriosisce particolarmente, è il nome di uno studio che ho già visto ma che non ricordo al momento, ma appena apro mi ci vuole un minuto per capire, si tratta di Luke.

"Stavo pensando di andare a prendere io James a scuola e di passare un po' di tempo con lui nel pomeriggio, mi dai il permesso?" mi immagino già la sua faccia sarcastica nell'ultima frase scritta. Invece di rispondergli per e-mail lo chiamo e prima che possa rispondere il telefono squilla per un po' di tempo.
«Helén?» la sua voce roca mi fa pensare che sia molto occupato e che si stia concentrando in qualcosa. «Se disturbo posso chiamarti dopo.» asserisco io, mentre guardo fuori dall'immensa vetrata.
«Tu non disturbi mai.» lo stesso tono di prima mi fa rabbrividire. Dovrei seriamente smetterla di permettergli di farmi questo effetto. Dovrei davvero. Mi ricompongo e finalmente gli rispondo. «Comunque si, puoi prendere tu James a scuola, chiamerò la maestra.»

La giornata di lavoro è passata in modo molto scorrevole, per fortuna, nonostante le carte che per poco non riempivano tutta la stanza. Oggi non ho proprio visto Sam, sarà occupata anche lei con il lavoro. Luke mi ha avvertita che dopo aver preso James a scuola sarebbero andati al parco giochi: ora capisco perché James lo adora, non che io gli neghi queste cose, ma Luke non sa dire mai di no a nulla o nessuno. Chiudo il mio studio e premo il bottone dell'ascensore aspettando che sali fino al mio piano.
In pochi secondi sono fuori dall'edificio e vado verso la mia macchina quando una gocciolina d'acqua mi colpisce il naso, segno che stia venendo a piovere. Riesco ad arrivare alla mia macchina senza bagnarmi dalla testa ai piedi e vado verso casa mia, arrivando dopo pochi minuti.

Appena entrata in casa mi libero delle scarpe e lancio, letteralmente, la mia borsa sul divano. I capelli si sono comunque bagnati leggermente facendomi sembrare un leone e la camicetta bianca lo stesso, è macchiata di acqua sulla parte superiore. Sto per stendermi sul divano quando bussano alla porta insistentemente e pensando sia Sam non mi preoccupo di darmi una sistemata, ma quando apro la porta non c'è Sam, ma Luke e James bagnati fradici e sporchi di fango.

«Che cosa avete fatto? Vi siete rotolati nel fango come i maiali?» li guardo con un sopracciglio inarcato e Luke ride. «No, cioè.. Stavamo giocando al parco e l'erba era già abbastanza bagnata e poi ha piovuto.» James sembra non preoccuparsi del fatto che sia bagnato dalla testa ai piedi e che possa prendersi un raffreddore.
«Su entrate, James tu vieni con me a fare il bagno altrimenti ti becchi un raffreddore.»
«E io?» esclama Luke con i capelli bagnati e arruffati. Gli danno un'aria molto sexy, ma non è il momento di pensarci. «Tu vieni con noi, magari mi dai una mano.» sorrido.
Mentre James è corso avanti per arrivare per primo in bagno, Luke mi si affianca e poggia una mano dietro la mia schiena, accarezzandola. «Stai bene? Anche tu sei bagnata fradicia.» mi guarda intensamente per poi spostarmi una ciocca di capelli dalla faccia.
Annuisco velocemente e sorrido imbarazzata. «Sì grazie, dopo aver sistemato James penserò anche io a cambiarmi.»
«Sei proprio una mamma premurosa.» mi prende in giro facendomi ridere.

Il mio bagno è diventato un circo, James schizza acqua dappertutto e Luke non fa altro che fomentarlo schizzandogli a sua volta. Mi sembra di vedere due bambini, non un padre e un figlio, ma in fondo, questa cosa mi piace: vederli ridere e scherzare. Torno in camera a prendere un asciugamano quando Luke mi si presenta davanti senza la camicia. «Ehm, potresti lavarla?» io lo guardo e annuisco cercando di mantenere un minimo di dignità, mentre dentro sto morendo. Non lo vedevo così da anni, da troppi anni e mi fa un certo effetto.
«Certo, dammi.» afferro un lembo della camicia ma invece di lasciare, Luke ne approfitta per tirarmi a sé e automaticamente le mie mani vanno a finire sul suo petto, per mantenere quel minimo di distanza che mi serve per non svenire. Le mie mani fredde a contrasto con la sua pelle calda e liscia. Sono immobile sotto il suo sguardo, mentre lui scruta ogni mio minimo particolare. Una sua mano si alza e va ad accarezzare la mia guancia per poi passare verso il labbro inferiore. Prima che possa parlare mi poggia un dito sul labbro e sorride. «Shh, finiresti per rovinare tutto.» il suo petto vibra al pronunciare queste parole e non posso fare a meno di accarezzarlo. Il suo viso si inclina abbastanza da far sfiorare i nostri nasi e il suo respiro caldo mi accarezza facendomi chiudere gli occhi, le sue labbra sono a pochi centimetri dalle mie e la mia mano continua ad accarezzarlo. «Mi manchi.» la sua voce roca mi fa rabbrividire e in un attimo le sue labbra calde e soffici sono sulle mie facendomi capire che questo sapore era mancato per troppo tempo anche a me.

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⏰ Last updated: Mar 09, 2017 ⏰

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UBI TU, IBI EGO. / / Luke Hemmings.Where stories live. Discover now