Chapter one

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«James! Quante volte ti ho detto di non mangiare tutte le caramelle alla fragola?» rimprovero mio figlio, lasciando per un attimo la mia amica perplessa al cellulare.

«Cosa sta combinando il piccoletto?» ridacchia Samantha al cellulare.

«Sono misteriosamente scomparse tutte le caramelle alla fragola.» le dico mentre recupero le carte che ha lasciato in giro.

«Gli incubi continuano?» il tono della mia amica si fa serio mentre osservo il piccolo sedersi sul divano arrampicandosi come una scimmia.

«Già,» sussurro e mi schiarisco la gola. «Non so proprio come fare.»

«Helén, devi chiamarlo, lui deve sapere.» mi ripete per l'ennesima volta.

«Non voglio che James abbia un padre irresponsabile. Non ha bisogno di lui.» mento.

«Nessuno mette in dubbio che sia irresponsabile, ma James necessita di una figura paterna.» sospiro, non riuscendo più a sostenere questo discorso e chiudo la chiamata promettendomi che mi sarei scusata più tardi.

Raggiungo James in salotto intento a guardare i cartoni animati e mi siedo accanto a lui iniziando ad accarezzargli i capelli biondi e soffici.

È impressionante quanto possa somigliare a suo padre. Lo stesso identico naso piccolo che un tempo adoravo, la pelle chiara, candida come la neve e infine i suoi occhi.
Penso siano stati la cosa che più mi ha fatto innamorare di lui e adesso avere un piccolo Luke in miniatura non aiuta affatto.

James la notte ha gli incubi.
Dice che gli manca il suo papà e mi chiede se abbia finito il suo "lungo viaggio" che lo tiene lontano da casa e da lui.

A volte penso di essere egoista per il fatto di negare la presenza di un padre a James. Se solo sapesse che è un irresponsabile, egoista e donnaiolo; ecco il motivo per cui mi ha abbandonata appena ha saputo che fossi incinta.

"Non sono portato per fare il papà," diceva.

Non sono sicura di odiarlo. Provo più rabbia, ma verso me stessa. Per essermi fidata e per aver riposto in lui tante speranze per poi vederle crollare come un castello di sabbia davanti ad una frase. Da quel giorno Luke scomparve, se ne andò come se non fosse mai esistito ed io divenni inevitabilmente forte.

Dovevo esserlo, per me stessa e per James.

Il piccolo si adagia sul mio ventre, sbadiglia mentre io gli accarezzo i capelli e poso un bacio sulla sua nuca.

Prendo James e salgo di sopra per metterlo a letto. Una piccola peste che ha la forza di dieci bambini.

Il telefono squilla e dopo essermi assicurata che James dormisse davvero scendo di sotto per rispondere.

Il numero della mamma di Luke compare sul display e mi chiedo se questa giornata si fossero messi tutti d'accordo per farmi ricordare di lui.

«Pronto?..Liz?» tentenno mentre aspetto di ricevere risposta.

«Helén? Scusami il disturbo.» Oh, ma figurati. Non siamo più in contatto da quando è nato James, che coincidenze!

«Successo qualcosa?» cerco di essere il più neutrale possibile mentre Liz sospira.

«Che ne dici di venire a casa, domani pomeriggio?»

«Non posso lasciare James da solo.» mi poggio contro il bordo della tavola in cucina.

«Non devi preoccupartene, sarei felice se portassi anche lui.»

«D'accordo.» guardo fuori dalla piccola finestra in cucina, delle nuvole padroneggiano in cielo portando via la bella giornata di stamattina.

«Ti..vi aspetto alle cinque, ciao Helén.» attacca senza lasciarmi il tempo di rispondere.

La domenica è il mio giorno preferito della settimana, sono libera dal lavoro e posso restare a casa a godermi James in santa pace.

Se non fosse per questo pomeriggio..

James ancora in pigiama fa il suo ingresso in cucina, con i capelli disordinati e gli occhietti azzurri ancora per metà chiusi per via del sonno.

Per un momento ho davanti a me Luke, sono talmente uguali. Scaccio subito quella immagine e vado in contro a James per prenderlo in braccio.

«Hai dormito bene amore della mamma?» gli sciocco un bacio sulla guancia mentre lui poggia il viso sul mio petto.

«Ho fatto un bellissimo sogno!» esordisce mentre gioca con una mia ciocca di capelli.

«E sentiamo, cosa avresti sognato?» mi siedo sul divano con ancora lui in braccio e gli accarezzo la schiena.

«Ho sognato che papà mi portava in un parco giochi enorme e ci divertivamo tantissimo! C'eri anche tu mamma ed eravamo felicissimi!» sorride mentre i suoi occhi si illuminano mentre racconta il sogno fatto stanotte.

Gli sorrido con malinconia e mi rendo conto, solo adesso, che James ha davvero bisogno di suo padre.

Spazio autrice:

Buonasera :) volevo avvisarvi che questa è un'altra storia che ho nelle bozze già da un po' di tempo e finalmente ho deciso di pubblicarla.
Mi scuso se il capitolo potrà sembrare corto, ma a lungo andare non sarà così!
Se siete arrivati fin qui vi ringrazio😘

Un abbraccio, Anna❤

UBI TU, IBI EGO. / / Luke Hemmings.Where stories live. Discover now