Capitolo 4

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Il giorno seguente Harry pedalava verso scuola, quando gli ritornò alla mente il colloquio col preside. Lo stesso discorso che lo aveva tormentato per tutto l'intero pomeriggio.

"Certamente", aveva risposto Harry incerto.

"Bene", aveva affermato improvvisamente il preside della scuola con tono alto, facendo rimbalzare il riccio. "Sua mamma ha lasciato qui il suo numero", aveva continuato porgendogli un foglietto, su cui era scritto il nome di Louis seguito da un numero di cellulare.

Quel pomeriggio Harry rimase chiuso in camera. Non per studiare, o ripassare, come faceva di solito; bensì lo trascorse fissando il pezzo di carta, indeciso sul da farsi.

Doveva chiamarlo?

O forse doveva aspettare che fosse Louis a chiamarlo?

E se lui non avesse il suo numero?

Alla fine non fece nulla.

Mentre svoltava a destra dentro il cancello della scuola, si pentì della sua scelta. Avrebbe voluto avergli scritto qualcosa. Iniziò a pensare a come articolare un discorso serio. Ma cosa? Iniziò a pensare a qualcosa, mentre parcheggiò la sua bicicletta.

Ciao Louis, sono Harry e-

No, no.

I suoi pensieri furono interrotti da una voce familiare alle sue spalle.

"Oh, guarda chi si rivede!", disse il ragazzo moro guardandolo con disgusto, "Che fai, frocietto?"

Harry lo guardò impaurito. Era sempre stato bullizzato da Zayn e il suo gruppetto di amici; tutti tranne Louis, che sembrava anche non saperne nulla. Ogni tanto, quando incontrava Louis in compagnia dei suoi amici tra una lezione e l'altra – di solito di spalle –, vedeva uno dei suoi amici che lo guardavano con disgusto, facendolo voltare all'istante.

Louis non era mai presente quando – solitamente alla fine delle lezioni – i suoi amici lo insultavano o lo spingevano, a volte entrambi. Come non c'era in quel momento.

Poi si ricordò del giorno precedente, quando Louis era seduto vicino a lui durante matematica. Era stato così gentile.

Se avesse saputo di quello che i suoi amici gli facevano ormai da un paio di anni, non gli avrebbe parlato la mattina precedente, o no?

O forse lo ha fatto solo per compassione?

Voleva forse tranquillizzarlo?

O era tutta una trappola architettata da Zayn?

No, no, non può essere questo, pensò Harry. Forse Louis è contro la violenza?

Ma perché allora non aveva impedito ai suoi amici di praticarla a lui?

"Il gatto ti ha mangiato la lingua?", rise John, un ragazzo moro e tanto alto quanto pauroso. Era uno degli attaccanti della squadra di calcio, nella quale anche Louis giocava.

"Potresti almeno salutare, frocietto", disse poco dopo Zayn, spingendo Harry contro un albero dietro di lui.

"Ciao, Zayn", lo salutò impaurito.

Il moro rise di gusto. Poi sparì, seguito dal suo gruppetto.

Harry rimase appoggiato all'albero immobile, guardandolo entrare a scuola.

"Ciao, Harry" si sentì chiamare poco dopo.

Si girò e vide il sorriso raggiante di Louis, che però lasciò posto ad uno sguardo confuso quando vide il volto strano di Harry.

"Tutto bene?"

Harry alzò le spalle e qualche istante dopo Louis lo vide entrare nel vecchio edificio.

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Louis entrò nella classe di inglese appena in tempo per l'inizio della lezione. Prese mentalmente nota di arrivare più in anticipo alla prossima lezione di inglese – anche se non sarebbe servito a nulla –, in quanto la stanza, anche se molto ampia, era sempre piena.

Notò due posti liberi al centro dell'aula: uno in prima fila, accanto al quale sedeva la testa riccioluta di Harry, e l'altro due file dietro, dove lo attendeva Zayn.

Si avvicinò all'amico, che quando lo vide, lo salutò allegramente: "Ti ho tenuto il posto, amico."

"Grazie, Zayn", sorrise Louis, sedendosi al suo fianco.

"Vieni con noi al bar dopo scuola?", gli chiese Zayn, mentre il professore iniziava a spiegare.

"Non lo so, i miei –"

Zayn alzò gli occhi la cielo. "Avanti, Louis. Non potresti non dar retta ai tuoi genitori per una volta?"

Louis sbuffò, non sicuro su cosa dire. Dopo la discussione dello scorso pomeriggio e il lungo momento di riflessione in camera, si era ripromesso di impegnarsi al massimo durante tutto l'anno scolastico. Era stanco della scuola e di fingere di studiare, di svegliarsi presto alla mattina e di essere visto male dal suo patrigno, di mentire ai suoi amici inventando ogni tipo di scusa plausibile.

"Non mi lasciano uscire dopo scuola", sussurrò.

"Si tratta di dieci minuti", replicò Zayn, cercando di convincerlo.

"Non posso comunque. Devo tenere d'occhio le mie sorelle."

Prima che Zayn potesse replicare, il professore li rimproverò: "Silenzio!"

Fu così che la discussione finì e Louis poté ritornare a fissare i capelli ricci, che tanto invidiava, appartenenti al ragazzo in prima fila.

Di certo il castano non si sarebbe mai aspettato che quel pomeriggio avrebbe ricevuto un messaggio proprio da quella chioma riccia.

Freedom || Larry StylinsonWhere stories live. Discover now