2 - (flashback) Colpe immeritate

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Pianeta Gorshan, settore Sampi 2.
Data stellare 61, anno X058.

Gorshan, pianeta brulicante di vita. Per vita si intende pieno di gentaglia che scorrazzava a tutt'andare, facendo di tutto. Tuttavia, anche se per i criminali, i vagabondi e i membri di clan non esistono leggi, la Pentarchia stabilì una serie di periodi dove era obbligata una sorta di pace.

E come di comune accordo, oltre alla tregua, venivano imposte feste. E almeno per trenta giorni all'anno non c'era il rischio di subire furti, scippi o truffe di alcun genere. Semmai qualcuno si fosse permesso di andare contro i regolamenti imposti dalla pentarchia, non sarebbe arrivato al giorno successivo.

Solitamente, su Gorshan, si organizzano feste divertenti, pericolose, piene di luci e dall'atmosfera di gioia.

"Melvin, muoviti con quei reattori, altrimenti ci perdiamo il concerto di Vocal Johns!"

"Sì, sì, anche non capisco cosa ci trovi in quel babbuino di un Sicorax..."

"Te l'ho già spiegato! Ha una voce così forte, pura e..."

"Gia... Voce pura... Dovessi sentire quando ordina ai suoi sgherri che voce ha" rispose Melvin, mentre teneva in bocca un sigaro acceso.

"Uffa, con te non c'è mai gusto a condividere una passione..."

"Senti Marrka, se non mi piace, non posso certo piantarmi un proiettile in testa se discordiamo sui gusti musicali!" rispose Melvin, mentre usciva dal condotto del reattore della navetta, completamente sporco di olio.

"Uffa Melvin, dimmi che almeno funziona!" rispose Marrka in preda all'agitazione.

Entrando all'interno, senza sedersi sulla poltroncina di guida, diede avvio ai motori ed essi risposero ai comandi del suo padrone, provocando la soddisfazione di Melvin sul suo volto e la gioia irrefrenabile della sua compagna.

Si girò per guardarla. Era un Abominio, certo, eppure non provava così tanto disprezzo come facevano gli altri. Non gli riusciva di odiare un altro essere, Puro o Abominio che fosse. Forse perché in lui non c'era traccia di razzismo. O forse perché Marrka era la sua donna. Donna si fa per dire, in tutto e per tutto un umana come lui, con la sola differenza di possedere delle braccia dotate di piume e i piedi leggermente più lunghi e artigliati come i Berdiani, creature dalle fattezze di uccelli. Eppure l'amava così come la conobbe dal primo giorno. 

Ritornava con molto piacere su quel momento. Era alla ricerca di Zezan il mascellone, il soprannome più carino dato a Zezan, un Puro, appartenente alla razza dei Cobaltiani, specie conosciuta per la pelle adamantina e per gli artigli acuminati. Stava alle sue calcagna, della gente lo seguiva per conto di un cliente, e il motivo di questo incarico era il recupero di refurtiva. Si ricordava; anzi, riviveva quelle scene, dove il fuoco nemico di quindici navette era concentrato sulla sola navetta che guidava, per poi rivedere il momento in cui la navetta guidata da Zezan finì sulla superficie di un pianetucolo innominato, precipitando appena al di fuori di un gruppetto di case. In quel momento conobbe Marrka. Il mascellone stava uscendo dalla navetta, leggermente stordito, ma si stava preparando ad attaccare lo stesso Melvin, che nel frattempo era atterrato poco distante. Zezan stava per colpirlo, quando una giovane ma furba Marrka gli andò alle spalle e lo tramortì sul posto con un palo d'acciaio.

Il tempo di legarlo, recuperare la refurtiva e ringraziare l'improvvisata collaboratrice. Quando Melvin lasciò il pianeta, si accorse che era salita clandestinamente a bordo, così decise di portarsela con sé. E da quel giorno, erano passati otto anni.

Si stavano avvicinando alla superficie e videro il punto in cui tutte le navette erano stazionate, oltre il migliaio. C'era stato altre volte, ma era una gioia per tutti vivere un'atmosfera diversa da quella del saccheggio e dello spirito di sopravvivenza tipico degli altri trecentotrenta giorni dell'anno. 

Già si poteva sentire a debita distanza la voce di Vocal Johns propagarsi nell'aria e Marrka, senza attendere il suo compagno di viaggio, decise di correre a vedere il suo idolo. All'entrata della città, c'era una sorta di posto di blocco dove venivano confiscate tutte le armi e disattivate tutte le abilità combattive che non fossero artificiali. Nel caso dei Cobraiani veniva data loro una museruola che non permettesse di usare i denti o sparare il veleno anche solo incontrollatamente, o come nel caso degli Hornians venivano loro congelate le corna.

Arrivati al posto di blocco, un mollaccione, come definiva Melvin i Morfeici, coloro che non hanno forma fissa, intimò allo stesso Melvin e a Marrka di dichiarare la loro razza, farsi esaminare il sangue e depositare ogni arma o oggetto impiegabile come mezzo pericoloso.

Melvin lasciò di buon grado la sua pistola a impulsi elettrici e il suo coltello sonar, mentre Marrka si fece avanti mostrando le ali e lasciando i suoi pugnali da lancio. 

La festa si fece animata quasi all'istante e le bancherelle erano piene di ogni genere di merce, tranne che di armi. Vocal Johns e la sua voce potente faceva risaltare la festa al di sopra delle normali programmazioni. 

Poi ricordò con disgusto quello che accadde. Un maledetto incappucciato aveva preso con forza Marrka e l'aveva trascinata in un vicolo. C'era poco spazio all'immaginazione. Melvin si precipitò in soccorso della sua donna. Lei se ne uscì con un braccio spezzato, e l'aggressore era a terra, tenuto a terra saldamente da Melvin che vi si era seduto sopra e tenendogli ferme le braccia in posizione scomoda. 

E poi la scena devastante. L'aggressore, approfittando di una breve distrazione, estrasse una siringa e la iniettò nella gamba di Marrka, e si diede alla fuga riuscendo a levarsi Melvin di dosso. Veleno. In pochi minuti, di Marrka non rimase altro che il suo corpo tiepido, con il calore che scemava e le lacrime che uscivano da quei suoi occhi azzurri in contrasto con il candore della pelle, e il suo sorriso. Per il trambusto, la gente accorse a vedere il macabro spettacolo.

Da lì fu tutta una discesa agli inferi. Venne accusato di aver ucciso Marrka, e la gente cominciò perfino ad alludere fossero ai ferri corti e che Melvin fosse andato fuori controllo. Urlava la sua innocenza, ma il veleno era anche sui suoi vestiti. Si diede alla fuga dalla città, dal sistema Sampi, e per almeno cinque anni non si fece vedere in giro. Tuttavia si tenne sempre informato su quello che accadeva la fuori.

Il suo non era rifiuto di stare fuori, di isolamento. 

Passarono cinque anni dalla tragedia che lo avevano segnato.

Durante questo periodo, sperimentò almeno un centinaio di volte la possibilità di viaggiare e di vivere nelle visioni oniriche che ogni essere vivente prova durante il sonno.

In alcuni casi, riviveva la scena della morte di Marrka. In altre circostanze, viveva una vita alternativa, con i più disparati casi di congetture possibili e immaginabili. Il fattore comune era lei, Marrka. Perché quel maledetto era sfuggito al controllo antiarmi? Perché ha preso di mira proprio lei?

E nel tempo, gli venne affibbiato un nome. Melvin il dissennato. Un nome ingiusto, immeritato, ignobile. Un nome dato per un crimine mai commesso, mai pianificato. E poi si chiedeva della loro figlia. Dal tempo che si erano conosciuti fino al momento della tragedia avevano avuto una figlia; fu la stessa Marrka a decidere il suo nome, chiamandola Kablammity Leona Strax. Semmai un giorno fosse diventata famosa, o temuta, si sarebbero tenuti alla larga da lei. 

E nel tempo, Kablammity era cresciuta senza un padre, fuggiasco, e senza una madre, uccisa dal cattivo di turno. Presto divenne un'abile cacciatrice di taglie, e la sua bravura non conosceva confini.

Spesso Melvin si chiedeva se fosse stata una Pura, un umana, o se avesse preso qualche carattere di sua madre, con la conseguenza di renderla un Abominio. In qualsiasi caso, sperava che un giorno, tra le profondità dello spazio, avrebbe rincontrato la sua cara figlia, l'unico ricordo vivente della sua cara Marrka....

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