Buona la prima

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Avevo deciso che mi sarei presentata e mi sarei anche divertita.
Non potevo più cambiare idea. Insomma avevo un vestito bellissimo e l'invito giaceva sul tavolino basso davanti al divano. Era tutto pronto.
Ero persino pronta per calcare il tappeto rosso da sola.
Certo, per convincermi a capestarlo in solitudine mi era servita una buona dose di coraggio. È quella che serve per fare fronte alle difficoltà che ogni giorno trovavo fuori casa.
- Andrà bene - sussurrò Russ al mio orecchio.
Ero seduta davanti allo specchio e stavo indossando gli orecchini che una grande gioielleria mi aveva mandato per l'occasione. Assicurai i pendenti alle orecchie e lasciai scorrere le dita sui diamanti che creavano un disegno armonioso.
Mi domandai se Russ vedesse davvero ciò che lo specchio rifletteva.
Non avevo mangiato nulla per tutto il giorno. Ero pallida per via della tensione. E mi girava la testa. La mia missione della serata sarebbe stata quella di non svenire, o, se proprio dovevo, di cadere tra le braccia di Bradley. Lui avrebbe saputo come aiutarmi, lo aveva già fatto.
- E se dovessi inciampare nel vestito? No, dico, te lo immagini. Tutte le telecamere del mondo che riprendono la mia rovinosa caduta. Dio, potrei restare lì per terra... - mormorai, mentre un'infinità di possibili figuracce mi mozzava il fiato.
- Resteresti lì per terra a quale scopo? Fingerti morta? - domandò Russ, incrociando le braccia al petto e guardandoci attraverso lo specchio.
Sgranai gli occhi e, con la punta della lingua lambii il labbro superiore. - Bella idea, potrei! -
Non stavo scherzando e Russ lo sapeva.
Mi conosceva abbastanza bene da rimettermi subito in riga. - Piantala di mangiarti il rossetto! -
- Hai ragione. È quasi ora - ricordai a me stessa.
Restai seduta ancora un minuto buono prima di decidermi a infilare il lungo abito nero di Givenchy. Il mio amico Riccardo Tisci aveva deciso per me e io lo avevo lasciato fare.
- Guarda che non stai andando a un primo appuntamento. Lo sai, vero? - Russ stava diventando impaziente. Tutti coloro che si erano occupati della mia immagine avevano levato le tende, solo lui sarebbe rimasto con me fino all'arrivo della macchina.
Le sue parole mi fecero serrare le labbra appiccicose di gloss.
- Aza, lo incontrerai ma non è un primo appuntamento. -
- No? - chiesi. E allora perché ero tanto impaziente?
Perché ogni passaggio che mi aveva portata a sentirmi attraente lo avevo affrontato pensando ai gusti di Lui?
Morsi l'interno della guancia e mi ricordai di quanto fosse difficile per me pensarlo come la star. Sì, lo avevo pensato come tale, certo. E sapevo come si comportano gli uomini famosi. Soltanto... che...
Soltanto che era lui. Bradley. Gli occhi blu e vivi, il sorriso incantatore, la sua fisicità. Quando pensavo a lui, non era la star che mi veniva in mente.
Vidi Russ prendere fiato, così parlai prima che potesse propinarmi la solita manfrina.
- Lo so: vado alla festa per allacciare nuovi contatti. -
- E per divertirti! - esultò, posandomi le mani sulle spalle. - Per l'amore hai ancora tempo, al contrario, adesso non ne hai più. La macchina sarà qui a momenti. -
Feci come mi aveva detto: infilai il vestito nero e subito mi accomodati sul sedile posteriore di una berlina nera.
- Non credo... - dissi, quando il mio agente infilò la testa all'interno per le ultime rassicurazioni, neppure fossi Cenerentola.
- Non fare scherzi. Fai un singolo errore e prenderò a calci il tuo strapagato sedere sodo - minacciò scherzosamente, alzando poi la mano per invitarmi a chiudere il becco. - Voglio vederti sul tappeto rosso, sono stato chiaro? Fingi di essere sulla passerella di Milano, Parigi, o che so io. Mi aspetto grandi foto, grandi sorrisi. Non cadrai! D'accordo? Pensa a quanto sono brutti i fotografi, pensa al buffet... a tutto quello che vuoi. Rendimi orgoglioso di te! -
Agguantai la sua mano ferma sul bordo del finestrino e la strinsi forte. Non avevo parole. L'emozione mi aveva tagliato le corrode vocali, ma bastò la mia stretta per fargli capire che era ciò che volevo. Non lo avrei deluso.
- Divertiti e non bere troppo - finì di ricordarmi, non appena l'autista si mostrò impaziente. Aveva altre star da recuperare appena sarei scesa, e noi stavamo intralciando la tabella di marcia.
Io e Russ ci guardammo fino a quando l'auto non svoltò.
- Scusi. È la mia prima festa nel mondo del cinema. Non so neppure cosa mi aspetta - esordii nei confronti dell'uomo silenzioso che mi stava accompagnando.
Lo sconosciuto, in un primo momento restò in silenzioso, poi si decise ad aprire bocca.
- Se crede che le rivelerò qualche segreto scottante, si sbaglia di grosso. -
La voce profonda mi fece spalancare la mascella. Per chi mi aveva preso, per una talpa.
- Buono a sapersi, se mai dovesse servirmi privacy la chiamerò - replicai per le rime.
Ondeggiai le ginocchia provando a scaricare un po' di tensione. Credevo di esserci riuscita, ma ben presto mi accorsi che non era così. Mi era bastato scorgere la ressa di gente accalcata ai bordi del tappeto rosso perché alla mente mi balenasse l'idea di ordinare all'autista di fare dietrofront. Avevo voglia di nascondermi sotto al letto.
Le auto dinanzi a noi scorrevano lentamente permettendo agli invitati di scendere e percorrere la passerella.
I nomi dei protagonisti venivano urlati a più riprese dai fotografi e il mio sguardo si muoveva velocemente dal fulcro pulsante allo specchietto retrovisore nel quale cercavo di richiamare li sguardo dell'autista.
Portami a casa!!
- I prossimi siamo noi, pronta? - domandò, ignaro.
Stavo per dire No, quando qualcuno dall'esterno aprì la portiera posteriore dell'auto e una cascata di luce mi investì in pieno.
All'improvviso i miei occhi si riempiono di veloci scintille, le orecchie di suoni confusi. Mi sembrava di essere precipitata in un vortice.
- Prego - mi disse l'uomo che aveva aperto la portiera per farmi scendere. Mi porse la mano e mi aiutò a calpestare i primi passi.
Senza rendermene conto strinsi le sue dita con urgenza. L'uomo, vestito elegantemente di nero, cercò i miei occhi interpretando la mia agitazione.
L'aria si era fatta gelida.
Le mani mi sudavano e i piedi dolevano da morire.
- Deve andare, signorina - incitò lui, dandomi una leggera spintarella di incoraggiamento.
Non ebbi il tempo di ringraziarlo che una raffica di flash mi fece strizzare gli occhi per via del fastidio. Adesso era il mio nome quello che si univa nell'aria.
Sistemai il vestito per le foto in posa e voltai il capo prima da una parte e poi dall'altra.
- Di qua! - richiamavano da più punti i fotografi, speranzosi di riuscire a immortalare lo scatto perfetto.
- Aza, da questa parte... - disse una ragazza con una cartellina in mano e un grosso auricolare all'orecchio. Allungando il braccio mi indicò il pezzo di red carpet che mi teneva lontana dall'ingresso vero e proprio del teatro.
Alle spalle lasciai i lamenti degli ultimi fotografi e gli schiamazzi per il nuovo vip già in posa. Non appena varcai la soglia potei respirare profondamente. Mi girava la testa per via della tensione, tuttosommato era stato semplice. Ma si trattava solo del primo step, perché davanti a me c'era una distesa di tavoli rotondi apparecchiati per la cena e uno stuolo di invitati già seduti. Setacciai l'intera sala alla ricerca di Lui. Mossi le mie pupille chiare da un tavolo all'altro senza nessun risultato.
Non c'era.
- Sa già dove deve sedersi? - domandò un ragazzo, non appena si accorse di quanto fossi disorientata.
-  Veramente no - mormorai. La voce si era fatta roca, bassa.
Non lo avevo trovato lì ad aspettarmi e adesso mi sentivo svuotata. Più sola di quando ero arrivata.
Pronunciai il mio nome e il ragazzo mi scortò fino al posto.
I presenti già seduti si voltarono tutti nella mia direzione.
Accennai un saluto e mi lasciai scivolare sulla seduta.
Una lieve melodia nell'aria provò a intrattenerci, ma i miei pensieri viaggiavano su altri binari. Vedevo i nuovi arrivati sfilare dinanzi ai miei occhi, senza mai scorgere chi davvero desideravo.
Poi d'un tratto l'aria intorno ai presenti si fece frizzantina e le luci illuminarono un uomo alto.
Sgranai gli occhi per studiare ogni suo movimento. L'elegante vestito nero sembrava cucito a posta per lui. La giacca che fasciava le spalle larghe, i capelli luccicanti che accarezzavano il colletto.
Era evidentemente emozionato, il sorriso gli illuminava i tratti e gli occhi erano piccole gemme preziose. Era da mozzare il fiato.
Lo vidi attraversare l'intera sala per approdare al tavolo di fianco al mio. Neppure mi ero resa conta del posto prestigioso che mi era stato assegnato. Ero vicina al tavolo degli attori e dei produttori del film.
Bradley venne travolto da tutto ciò che lo circondava. Nonostante il mio sguardo insistente, non si voltò dalla mia parte.
Soltanto dopo, quando le acque si furono calmate, voltò il capo nella mia direzione cogliendomi di sorpresa.
Abbassai subito lo sguardo, riportandolo al bicchiere pieno per metà di champagne. Da che era arrivato non lo avevo perso di vista neppure per un istante. Lo avevo visto sorridere ai produttore, stringere loro le mani e sorridere.
Mio Dio, quel sorriso.
- Eccoti - mormorò senza voce, non appena mi decisi ad accettare la sua attenzione.
Strinsi le labbra e sorrisi, trattenendo l'euforia.
Eccoti, pensai. Restammo così per qualche istante ancora, forse per colpa del fatto che nessuno dei due aveva voglia di allontanarsi dall'altro. Non avevamo voglia di cedere al marasma intorno a noi. Le chiacchiere nell'aria non arrivavano alle nostre orecchie, la gente seduta ai nostri tavoli non esisteva più. Soltanto la musica di sottofondo, forse.
- Prova... - disse qualcuno al microfono, zittendo la folla e spaventandomi. Bradley sorrise del mio sussulto e belve un sorso di champagne. - Vorrei ringraziarvi per essere qui questa sera. È bello vedervi euforici per l'uscita dell'ultimo film diretto da Gregory Noel e prodotto dalla Royle One. -
All'interno della sala si espanse un applauso e un attimo dopo l'uomo riprese a parlare, ma non udii nulla.
Mi accorsi di non stare più seguendo i consigli di Russ, non che fino a poco prima li avessi seguiti. Era inutile prendersi in giro: non ero lì per farmi notare da qualche regista.

La serata continuò tra comici saliti sul palco a pochi metri dal mio tavolo e una deliziosa cena, a giudicare dall'appetito delle persone che mi circondavano. Io avevo solo sbocconcellato un po' di pane e sezionato una carota bollita.
Bradley non mi aveva più rivolto la più piccola attenzione e, immancabilmente, mi domandai se non avessi ingigantito la cosa.
Gli invitati, finita la cena, avevano cominciato a fare comunella tra loro, creando tanti piccoli gruppi.
Mi fermai in più di uno per salutare le persone che conoscevo e pian piano raggiungevo l'uscita. Avevo messo in pausa i sentimenti trasformandoli in stanchezza, come se non dormissi da secoli e tutto la tristezza si volesse trasformare in letargo.
- Scrivimi - avevo appena detto alla testimonial di un brand di costumi da bagno quando mi sentii accarezzare la schiena.
- Non dirmi che stavi scappando... - La voce calda che riconobbi subito mi fece drizzare la schiena e risvegliare. Quella che non era una domanda, ma una premonizione. D'istinto respirai profondamente inebriandomi del suo profumo che mi solleticò le guance. Era arrivato alle mie spalle e, infischiandosene delle persone nelle nostre vicinanze, mi girò intorno.
- Potrebbe essere - ammisi. - Oppure no. -
Il singulto di un sorriso gli fece sollevare le guance.
- Cosa fai, ti sei messo a spiarmi? - Lo stavo prendendo in giro, e allo stesso tempo volevo che sorridesse ancora. Era più alto di me di una spanna. Aveva l'aspetto fresco di chi è stato a riposo per molto tempo, solo gli occhi non nascondevano un accenno di stanchezza. Provai l'irresistibile desiderio di accarezzargli la guancia coperta da un filo di barba insipida. Avrei tanto voluto che mi solleticasse il palmo per proseguire poi lungo il collo e le spalle.
- Potrebbe essere - replicò facendomi il verso. - Ti andrebbe di andarci a fare una birra? - Bradley si guardò intorno in cerca di orecchie indiscrete. Lo imitati e mi accorsi che nessuno stava facendo caso a noi.
- E... dove? - temevo di trovarmi di fronte all'ennesimo arrivista in cerca di visibilità e questo mi fece fare un passo indietro. - Non è una buona idea, scusami. Devo andare. -
Incrociai le braccia al petto e lo superai. Ma che problema avevano tutti?
- Aza! - richiamò Bradley, sgranando gli occhi, incredulo.
Ero uscita all'esterno ormai deserto quando i passi dell'attore echeggiarono sordi sul tappeto.
- Aspetta! - disse.
Quel tono fermo mi fece bloccare il passo e con esso ogni tentativo di fuga. Con le braccia ancora incrociate sulla pancia, sollevai lo sguardo al cielo, e lentamente mi voltai verso di lui.
- Cosa?! - domandai.
- Si può sapere cosa diavolo ti prende? - rispose lui. Aprì le braccia e mosse lo sguardo intorno a noi. Davvero non capiva?
Irritata dalla sua confusione afferrato la stoffa del mio vestito e a grandi passi mi avvicinai a lui.
Il cielo era scuro, l'aria desolata e silenziosa, mentre noi eravamo illuminati da grossi fari.
- Ho smesso di essere usata come la donna trofeo! - ringhiai, quando ancora mancava qualche passo perché lo potessi guardare in viso.
- Ma di cosa parli? - Bradley richiuse le labbra e passò il peso da un piede all'altro. - È per questo che scappavi? ...quella mattina? -
Davanti alla sua domanda seppi solo ingoiare un boccone vuoto e distogliere lo sguardo. Potevo scappare e lasciare Bradley lì oppure rispondere e così feci ciò che era meglio.
- È stato quel giorno che ho smesso di essere una donna da esibire. E non ho nessuna intenzione di ricominciare questa sera. - Mi tremava la voce e stavo per cedere alla cascata di lacrime che sentivo ingrossarsi nei miei occhi.
Stavo fissando le nostre ombre quando, proprio da quelle, vidi Bradley avvicinarsi a me e tendere la mano.
Il tocco sul viso mozzò ogni mio respiro e me lo sollevò fino a incontrare il suo.
- Voglio solo bere una birra con te, lontano da Hollywood. In un locale che frequento quando ho bisogno di allontanarmi da qui - precisò, col viso in ombra ma con gli occhi che erano ugualmente capaci di brillare. - Neppure io voglio essere il trofeo di qualcuno. -
Le dita di Bradley si mossero lente lungo la linea della mia mascella facendomi tremare sotto al loro tocco. Il mio cuore accelerò la propria corsa, abbattendosi contro le costole come se si fosse gonfiato di emozione e desiderio. Volevo che le sue dita mi accarezzassero ancora per molto tempo.
Volevo che i suoi occhi mi guardassero sempre.
- Birra sia - acconsentii con la voce piegata dal fremito che mi voleva sempre con lui e la voglia di urlare di felicità.

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⏰ Last updated: Mar 04, 2017 ⏰

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