Giusto in tempo

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Dopo averlo visto annuire, mi ero voltata dall'altra parte, quasi non volessi assistere a quella scena. Mi sembrava incredibile che stesse dando tutto in pasto al gossip.
Cosa rimaneva per noi?
Cosa era nostro?
C'era qualcosa ancora di non detto?
Senza fare una piega, restai con le gambe accavallate fino a che il tempo a nostra disposizione non finì. Poi mi alzai. Tesi la mano al direttore e senza aspettare Cristiano imboccai l'uscita dell'ufficio. Dietro di me lasciai i due a scambiarsi fastidiosi convenevoli vuoti, mentre io avevo solo voglia di uscire dall'edificio.
Con passo svelto attraversai tutto il corridoio e al volo riuscii a infilarmi tra le porte dell'ascensore occupato da due figure che neppure inquadrai. Stavo contando i secondi che mi separavano dalla libertà, quasi quell'incontro si fosse trasformato in qualcosa di insopportabile e così era.
Guardavo freneticamente che ora fossero come se non avessi più tempo per scappare via da quella situazione. Come se fosse tardi e forse lo era davvero. Pareva avessi il diavolo alle calcagna, tanto il mio respiro si era fatto più profondo del normale. Ero agitata dal momento, da lui.
Cristo, cosa si era messo in testa?
Se soltanto avessi potuto, sarei tornata indietro e gli avrei intimato di chiudere il becco.
- Vaffanculo - mormorai tra i denti, scaricai la tensione battendo la suola della mia scarpa sulla moquette.
I due signori nell'ascensore restarono impassibili, quasi intimiditi dalla mia furia.
Al primo trillo li vidi abbandonare quello spazio minuscolo, così che potessi finalmente imprecare liberamente.
Alle parole incomprensibili accompagnai lacrime amare.
I miei occhi ardevano in maniera insopportabile. Avevo voglia di stropicciarli, incollarmi un kleenex sulle palpebre bagnate e cancellare tutto.
Tutto.
Invece non potevo, o comunque non ci sarei riuscita. Niente mi avrebbe restituito quello che Cristiano mi stava togliendo.
Un altro trillo dell'ascensore e, quando le porte si aprirono, due ragazze alla reception mi indicarono.
- È Aza! - dissero in coro.
Provai il desiderio di voler essere invisibile, dovevo attraversare quell'ultimo pezzo di corridoio, stamparmi un sorriso sulle labbra e dire: - Sì, sono io. - E poi sorridere. È questo che la gente si aspetta da me, tanti sorrisi e buon umore.
Respira, mi ripetevo. Respira forte e ricomincia.
E in effetti respirai, solo che al posto dei sorrisi ci furono lacrime.
Vidi avanzare le ragazze nella mia direzione, mentre io non ero riuscita a muovere neppure un passo.
- Come sei bella - presero a cinguettare.
- Che bella pelle - continuarono.
Loro avanzavano e io indetreggiavo, fino a che d'istinto spinsi il tasto del sotterraneo e le porte si chiusero sui loro musi curiosi di studiarmi in ogni dettaglio.
Tutto ciò che stavo vivendo era insospettabile, non ci riuscivo e probabilmente non lo avrei mai fatto.
Mi pentii di non aver messo in chiaro i confini a ciò che avrei spifferato al gossip, ma non credevo che per Cristiano fosse tanto importante vuotare il sacco.
Basta così.
L'ultimo trillo e un garage illuminato da fari al neon si aprì dinanzi ai miei occhi.
L'autista di Cristiano era seduto in macchina e armeggiava col cellulare in attesa del nostro arrivo. Quelle due alla reception avevano già rovinato il mio piano di bloccare un taxi, quindi dovevo necessariamente evitare l'uomo. Non mi serviva un altro ostacolo. Perché, se mi avesse vista, sarei stata costretta ad accettare il passaggio e io non volevo. Non più.
Non avevo nessuna voglia di avere Cristiano intorno, soltanto l'idea mi mandava in bestia.
Trafelata costeggiai il muro, cercando di trovare riparo dietro le auto.
Non lo perdevo mai d'occhio, intimorita dal fatto che Cristiano sarebbe potuto arrivare a momenti. Ma, abbastanza lontana, ingaggiai una brevissima corsa che mi portò dritta per strada.
-Ehi!! - mi ammonì il custode. - Ferma! -
Lo ignorai e continuai a correre nonostante i tacchi alti e la gonna stretta. Non potevo fermarmi proprio adesso che ero vicinissima alla libertà.
Alzai la mano alla prima macchina che vidi e quella inchiodò con un rumore cupo che mi spaventò.
- Cristo Santo! - imprecò il guidatore, tenendo le mani salde al volante.
Aprì le labbra in un sorriso divertito, visto dall'esterno doveva sembrare divertente.
Mi batteva forte il cuore e sentivo che Cristiano mi avrebbe vista, era solo una questione di istanti, quasi percepissi la sua presenza come un pericolo.
Aprii la portiera e mi sedetti senza riuscire a parlare tanto ero affannata.
Veloce, veloce, riuscivo solo a pensare, quasi l'uomo potesse capire la mia fretta di allontanarmi.
- Po... Ti preg... Portami... Vi... A... - sillabai, riuscendo solo a sistemarmi i capelli ricaduti sul viso per via della fuga.
- Cristo, potevo ammazzarti! - mi ammonì una voce calda. - E questi tizi avrebbero avuto lo scoop gratis! - continuò a dire, sporgendosi verso il parabrezza per scrutare meglio la sede del giornale.
Scostai le ultime ciocche dal viso e risposi: - Hanno già avuto abbastanza per oggi. - Dissi solo queste parole prima di bloccarmi definitivamente, come se fossero rimaste ferme tutte in gola per colpa di un tamponamento a catena. Trattenni uno sfacciatissimo Wow!
Certo, gli occhi azzurri erano celati da lenti scure, gli indomabili capelli biondi trattenuti in un cappellino, ma il sorriso era inconfondibile.
Era lui.
Era l'uomo che aveva visto solo qualche sera prima, non durante un party, ma sul grande schermo.
Quanti abitanti poteva mai contare L.A.?
E fra tutti ero incappata proprio in lui: Bradley Richardson, colui che dopo anni di gavetta - fatta di comparsate in Sex and the City, e altri telefilm - finalmente godeva del meritato successo.
Non appena liberai il mio viso, anche lui ebbe un attimo di smarrimento. Strizzò gli occhi e, con la bocca spalancata, cominciò a guardarsi intorno.
Non sapeva cosa dire e neppure io, che non potevo fare a meno di divorarlo con gli occhi.
Dio, se mi piaceva sul grande schermo e cavolo... se era sexy di persona.
- Ci conosciamo? - domandò piuttosto disorientato con quella voce che sapeva cambiare a seconda dei ruoli che interpretava.
Scossi il capo, senza trovare il fiato per parlare. Vedevo i suoi occhi studiare il mio viso alla ricerca di qualche indizio. Avrei potuto rivelare la mia identità, ma era divertente vederlo confuso.
Non dissi una parola, anzi cominciai a ridere come una stupida.
È lui!
Mi sentivo un'adolescente euforica, in fondo ero incappata nella sua auto.
Poteva andarmi molto peggio, ridacchiai al pensiero.
Non riuscivo a trattenere il desiderio di spalancare gli occhi, tanta era la foga di guardarlo.
- Ho visto tutti i tuoi filmmm! - volevo urlargli, tanto da fargli fischiare le orecchie e non ci riuscivo per colpa della stupida ridarola. Non mi riconoscevo più!
Bradley continuò a guardarsi intorno, ancora più confuso di prima, mentre le macchine bloccate continuavano a protestare.
- Mi fa piacere che tu lo trovi divertente... Ho qualcosa che non va sul viso? Cazzo, lo sapevo che senza barba avrei fatto ridere la gente... -
Scossi il capo e ne studiai le guance lisce, era vero che la barba gli regalava un aspetto più virile ma quello che lui non decifrava era la mia emozione.
- Ehiii, piccioncini! Non si blocca il traffico!! - protestò un uomo, accostandosi al finestrino aperto. - State formando una coda chilometrica. Cazzo, ma tu sei Aza, ti riconosco!! Dietro l'angolo c'è la tua pubblicità! E tu sei... aspetta... l'attore! Sì, l'attore de... -
Fu allora che finalmente Bradley capì e mi rivolse uno sguardo trafelato come a voler dire: -Ecco chi sei. -
- Forse è il caso di andare, che ne dici? - domandai all'uomo cui avevo occupato l'auto.
Bradley ingranò la marcia e partì velocemente, tanto da lasciare i segni degli pneumatici sull'asfalto, e lasciando a bocca asciutta tutti i curiosi.
Giusto in tempo, pensai, quando dallo specchietto retrovisore vidi sbucare la berlina nera di Cristiano dal parcheggio sotterraneo.
Abbandonai tutto il peso sul sedile e per un istante chiusi gli occhi, sapevo che Bradley mi stava studiando da dietro le lenti degli occhiali da sole e lo lasciai fare. Ero troppo impegnata a ripetermi queste semplici parola: giusto in tempo.
Giusto. In. Tempo.

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