Capitolo 9: La legione

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Tutti erano in silenzio, ancora sconvolti dalla potenza dei puri. Le riparazioni fatte dalla legione avevano riportato la Galattica alla sua massima potenza, i reattori ruggivano nello spazio aperto, spingendola con forza tra i vari mondi visibili dal vetro della nave.

- Volevo chiedertelo anche prima - disse Roy, avvicinandosi alla poltrona di comando.

Sophia ruotò la testa verso di lui, mostrando un leggero sorriso - Dimmi, riguarda i tre giorni, vero? - replicò.

Lui annuì - Io ho dovuto combattere per migliorare il controllo del braccio, ma ho come l' impressione che a voi sia andata diversamente - chiamando nel discorso anche la ignidia.

- E hai ragione - esclamò Neranda, facendo alcuni passi verso di loro - Mi ha insegnato quello che sapeva sulla meccanica di questa nave e grazie alla mia intelligenza non è stato nemmeno difficile imparare, poi l'ultimo giorno abbiamo approfondito un lungo discorso sulla chimica e la composizione dei puri, cercando un metodo per eliminarli del tutto - aggiunse, facendo dei piccoli boccoli coi capelli.

La ragazza si girò con la poltrona - Io ho imparato a governare la nave, ha creato un simulatore della Galattica per allenarmi. Il primo giorno è stato un fallimento dietro l'altro, ma già dal secondo avevo un maggiore controllo, alla fine i comandi sono semplici e la maggior parte delle sue funzioni si attivano a comando vocale - spiegò.

L'eolite era rimasto tutto il tempo seduto in fondo alla cabina, pulendo il suo fucile di precisione, ascoltando tutto. Solo Roy aveva notato la sua indifferenza, avvicinandosi poi a lui.

- Stai bene? - chiese il ragazzo, allungandogli la mano.

Noma lo guardò - Si - con tono secco, senza dare importanza alla sua mano.

- Se vuoi riposare abbiamo alcune stanze sulla nave, non devi per forza rimanere seduto per terra - spiegò Roy.

L'eolite continuò a pulire la sua arma - Non vi dovete disturbare, appena saremo al quartier generale dovrò fare rapporto e a quel punto le nostre strade si divideranno - replicò con lo sguardo basso sul fucile.

Ancora stanchi dal precedente scontro, avevano lasciato la cabina di comando, spostandosi nelle varie stanze. Noma era rimasto da solo, ancora concentrato a finire la manutenzione, mentre il silenzio regnava in tutta la Galattica. La rotta era sicura, nemmeno la più piccola nave si vedeva sul loro sensore, solo rocce e frammenti di meteore, troppo piccoli per fare anche il minimo danno al telaio.

Dopo alcune ore, Noma si alzò in piedi, buttando un occhio sul quadro di comando - Mai vista una nave del genere, si pilota da sola senza il minimo aiuto - sospirò, per poi uscire dalla cabina.

Per lui tutte le porte erano identiche, camminava nel lungo corridoio senza meta, ripensando ai ragazzi che lo avevano salvato. Tra tutte le porte solo una era socchiusa, lasciando uscire un tiepido velo di vapore sul pavimento.

Incuriosito dalla cosa aprì leggermente la porta - Forse è la sala caldaie - pensò, mettendo dentro solo la testa.

Sul pavimento erano stati buttati dei piccoli stracci, mentre una figura si muoveva tra tutto quel vapore. Era Neranda, avvolta dai suoi pensieri, mentre piccoli e precisi getti d'acqua cadevano sul corpo nudo della ignidia, scivolando lungo la snella e atletica schiena, diventando rapidamente vapore.

Noma restò immobile, rosso paonazzo.

Neranda continuava a ondeggiare, come per cullarsi, canticchiando tranquillamente senza notare minimamente l'intruso.

Il vapore usciva dalla porta quasi aperta, avvolgendo anche l'eolite, ancora pietrificato. Roy e Sophia erano fermi proprio dietro di lui, in silenzio, attirati da tutto quel vapore.

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