Capitolo 8: La nuova generazione

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Limitata dagli ingenti danni, Galattica si avvicinava lentamente, mentre Roy restava a fissare la bruciatura sul pavimento dove era morto il suo amico. Il pianeta era proprio davanti a loro, una distesa di sabbia e rocce, con forti venti che soffiavano dalle alte montagne in lontananza.

- Atterraggio - disse con voce rauca Sophia, ancora scossa dagli ultimi avvenimenti, tenendosi la mano tremolante dalla paura.

Neranda era rimasta tutto il tempo appoggiata alla parete, in totale silenzio, mentre si teneva una mano sul petto, guardando il pianeta Oros dal vetro sempre più vicino.

La nave atterrava quasi senza troppi problemi, spegnendosi appena toccata terra. Il clima era caldo, ma sopportabile, i forti venti soffiavano dentro dai fori provocati dai viticci e dal grande squarcio sul tetto, proprio sopra la camera bianca.

Sophia scese per prima, aprendo manualmente il portellone - Perchè siamo venuti qui? - domandò, guardando lo sconfinato deserto davanti ai loro occhi.

Roy scendeva lentamente, tenendosi il braccio nero con l' altro, notando la barra dell' energia a metà, seguito a ruota dalla ignidia zoppicante. Galattica era in pessimo stato, impossibile ripartire in quelle condizioni senza prima sistemarla, ma su quel pianeta non si vedeva nessuno, un mondo vuoto.

Il ragazzo iniziò a camminare lentamente sotto il caldo, ignorando le sue condizioni - Ma dove vai? Non sappiamo niente di questo posto! - replicò Sophia, fermandolo per la maglia.

- Non possiamo restare qui ad aspettare la fine - sospirò lui, con lo sguardo basso.

La ragazza lasciò la presa - Ma noi... - diventando cupa.

- Roy! - il gridò di Neranda, che attirò la sua attenzione.

SCIAF!

Un rapido schiaffo della ignidia, che lo buttò per terra.

- Ora sei tu il capitano di questa nave, Utis ti ha salvato la vita perchè credeva in te e tu vuoi onorarlo lasciandoti morire in questo deserto? - sbraitò lei, afferrandolo per il collo della maglia.

Il ragazzo non rispondeva, teneva la testa girata da un lato, con lo sguardo perso.

Sophia guardò la nave - Possiamo restare all' ombra qui per il momento, elaboriamo un piano per salvarci - disse, salendo in fretta a bordo.

Scese alcuni istanti dopo, con tre piccoli contenitori d' acqua - Abbiamo solo questi, l' esplosione ha distrutto tutte le scorte nella stiva. Non capisco perchè ci hanno caricato quelle bombe - esclamò, perplessa.

- Perchè ci hanno venduti - replicò Neranda, sedendosi all' ombra della nave - Per colpa nostra ha dovuto rivelare il suo vero aspetto in pubblico, qualcuno deve averlo riconosciuto, scambiando la nostra vita per un pugno di monete - aggiunse, muovendo circolarmente un dito nella sabbia.

Roy restava seduto al sole, come per punirsi da solo, con lo sguardo rivolto verso le alte montagne in lontananza. Il braccio si ricaricava lentamente, ritornato alla sua forma originale.

- Vuoi? - chiese la ragazza alla sua amica, mostrandole un contenitore d' acqua.

La ignidia sorrise leggermente - Io non ho bisogno d' acqua, il mio corpo si nutre da solo del calore - spiegò.

Le ore passavano e il pianeta Oros si rivelava il deserto privo di vita che era, nessuna traccia, nemmeno del più piccolo animale. Il sole era ancora alto in cielo, probabilmente il giorno durava molto più del previsto su quel mondo, spiegando il motivo di quella spaventosa sterilità.

Sophia aveva già consumato due contenitori d' acqua, mentre Roy non la toccava nemmeno, restando sempre da solo. La luce aveva surriscaldato il telaio della Galattica trasformandola in una trappola infernale, il calore si espandeva anche nella zona all' ombra sotto di essa.

Il risveglio dei guardianiWhere stories live. Discover now