Capitolo 83

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Con sguardo duro e corpo immobile, sento chiaramente una forte esplosione percorrere ogni vena di Logan che deglutisce e respira rumorosamente davanti a me.
"Bene, sono riuscita a fargli perdere quell'egocentrismo fastidioso." penso trionfante nella mia testa.
"Perché così improvvisamente vuoi tornare in hotel?" domanda con voce ferma.
Lo guardo cercando di non tremare nuovamente:"Davvero non lo hai ancora capito?"
"Se sto domandando, vuol dire che non lo so."
"Mi sta prendendo in giro o cosa?"
Prendo fiato, so già da ora che cercare di stare calma mi verrà difficile ma devo comunque provarci:"Tu..." mi fermo di colpo quando la mia voce esce in un piccolo stridulo ,"No Emily non ci siamo, hai detto una parola e già sei scaldata." ritento, questa volta non mi fermerò, qualunque sia il mio tono di voce:"...io non lo so a quale gioco stai giocando o forse si ma, voglio dirti che non vincerai contro di me. Mi riempi di parole che farebbero venire il diabete a chiunque; provi a baciarmi; mi metti dentro stupide sfide pur di portarmi a letto..."
"Portarti a letto?" sbotta interrompendomi:"Non mi pare proprio di aver detto una cosa simile."
Corrugo la fronte cominciando a gesticolare in preda alla rabbia:"Non importa cos'hai detto."
"Importa a me." anche Logan gesticola avvicinandosi di un passo, io rimango di pietra, terrorizzata all'idea che possa muoversi ancora:"Non hai diritto di mettermi in bocca parole che non ho mai detto."
Faccio un ghigno divertito:"E allora tu?"
"Io cosa, Emily?" il suo tono è quasi un urlo.
"Che origli e interrompi la mia telefonata, che cosa stai facendo?" senza rendermene conto, sono io a fare più passi verso di lui fino a ritrovare il mio petto quasi completamente attaccato al suo. Ed ora che vorrei davvero poter fare marcia indietro, non ci riesco. Sono troppo furiosa per riuscire anche solo a respirare.
"Io non stavo origliando." risponde a denti stretti.
Scoppio a ridere distogliendo il mio sguardo e trovando in ciò la giusta occasione per staccarmi un po' da lui:"Certo, come no." gli volto le spalle quando vengo afferrata dal braccio e attratta verso di lui, gesto che provoca in me il solito fastidioso nodo in gola.
"Allora è per questo che vuoi tornare in hotel." non rispondo, il suo tono adesso è basso, quasi sensuale:"Chi era al telefono di così importante da farti innervosire così tanto?"
"E adesso, cosa dovrei dire?" riprendo coraggio strattonando la sua presa per liberarmi, lo guardo intensamente e con rabbia:"Nessuno che ti riguarda." stringo i pugni rimanendo completamente immobile.
"Sai cosa ti dico?" fa una piccola pausa poi si avvicina al mio orecchio:"Hai ragione, non mi riguarda." prosegue la sua strada allontanandosi da me.
Mi giro di colpo:"Dove stai andando?" alzo il tono per farmi sentire, ormai Logan è già ben lontano da me.
Si ferma voltandosi verso di me:"Vado via Emily." riprende a camminare.
Un senso di panico pervade mente e corpo, sono impietrita:"Ma non puoi lasciarmi qui." ma lui non risponde divenendo ormai una sagoma piccola e lontana:"VA BENE, NON HO BISOGNO DI AIUTO PER TORNARE A CASA." urlo con quanto fiato mi rimane in gola.
"Si, non ho bisogno di lui." penso guardandomi intorno mentre il vento comincia a fischiarmi nelle orecchie.
Cammino seguendo la stessa strada percorsa da Logan qualche minuto fa, non odo neppure più le urla spensierate dei bambini. Calerebbe un silenzio assordante in questo posto se non fosse per tutto questo frusciare continuo.
Non mi è mai piaciuto rimanere da sola in posti vuoti e immensi, ho sempre avuto una strana ansia per le cose silenziose e spente ed ora che mi trovo qui, sento quella forte ansia che mi blocca il respiro.
"Perché diamine quando sono venuta qui, non mi sono concentrata alla strada piuttosto che a ciò che mi ruotava intorno?" mi rimprovero come se ormai servisse solo urlare contro me stessa e la mia stupida mente distratta e rumorosa.
Scaccio via ogni pensiero, che sarà mai? Male che vada, avrò visitato in lungo e in largo questo parco e credo sarà sicuramente piacevole.
Riprendo a camminare ritrovandomi davanti un piccolo cerchio in pietra bianca occupato da un'altalena, uno scivolo e qualche dondolo per bambini. Con il vento i seggiolini cigolano ed il materiale delle giostrine è sbiadito, consumato dal tempo. Segni ovunque che nonostante tutto, qualche bambino pronto a divertirsi ci viene spesso.
Mi sfugge un mezzo sorriso all'idea mentre le mie dita sfiorano le corde in acciaio dell'altalena ma devo abbandonare il pensiero di sostare ancora un po' e riprendere il passo.
Nel mentre cammino, sorpassando alberi, panchine, fiori appena sbocciati e profumati, altre giostre e qualche lampione, rapido come un flash mi entra in mente il nome di Russel e quello che è successo prima. Mi domando cosa avrà pensato quando Logan si è intromesso nella nostra conversazione, se si è sentito almeno un po' infastidito dall'udire una voce maschile diretta verso di lui o cosa. Mi fermo lentamente facendo un ghigno divertito: inutile sperare in qualcosa che non accadrà mai, tanto a Russel importa solo il successo che potrebbe avere se continuassi il mio libro, adesso finalmente l'ho capito.

Dopo aver a lungo vagato per il parco, trovato la via d'uscita, svoltato ad ogni traversa possibile ed immaginabile per trovare la strada verso il "Roxana Hotel", mangiato al volo qualcosa e ripreso a camminare, mi rendo conto che sono le quattro del pomeriggio passate e che per tutto questo lasso di tempo sono stata a vagare da sola come un vecchio vagabondo. Ora più che mai vorrei solo tornare nella mia camera e poggiare il mio corpo stanco su quel letto morbido, spegnere il cervello e chiudermi in un riposo silenzioso e rigenerante. E mi sento quasi fortunata, se così posso dire dopo tutto il resto, a riconoscere solo adesso la via del ritorno.
Percorro la strada a gran passo come fossi inseguita da qualcuno che esiste solo nella mia immaginazione, e quando mi trovo davanti l'ingresso dell'hotel, un respiro profondo riempie i miei polmoni.
Entro con un po' di affanno, alla reception non c'è il solito signore dall'aria seria e indifferente, bensì una donna sui quaranta anni, elegante e sorridente.
"Prego, posso esserle utile?" anche la sua voce risulta essere abbastanza elegante.
Deglutisco cercando di riprendere fiato:"Ho la stanza prenotata."
"Mi dica il suo cognome."
"Castle..." sussurro senza farmi sentire.
"Mi scusi, può ripetere il suo cognome?"
Sto per aprir bocca quando alle mie spalle un rumore di passi mi si avvicina ed una risposta mi incalza:"Lei è Emily Castle."
Mi volto e il gran sorriso che mi trovo davanti è proprio quello di Rose.
"Rose." "Perché sono così sorpresa?"
Sorride:"Emily dove sei stata? E' da stamattina che ti cerco."
"Scusami, sono stata a fare un giro." mento ma non voglio dare troppe spiegazioni.
"Suppongo tu adesso sia stanca per fare un altro giro insieme a me." il suo tono non è serio o offeso, neppure felice. Non saprei spiegarlo perfettamente.
Corrugo la fronte dispiaciuta:"Già, adesso vorrei solo farmi un bel bagno e stendermi sul letto."
"Va bene allora non ti rubo altro tempo, in caso passo a salutarti in stanza quando torno." mi lascia con un occhiolino salutando con un cenno della mano la receptionist che mi consegna la chiave.
La prima cosa che faccio una volta entrata nella mia camera, è: togliermi le scarpe, aprire la finestra e sedermi sul letto a gambe incrociate con il mio fedele portatile davanti.

[Emily, torna a scrivere quel libro.]
[Torna a casa.]

Fisso il portatile ripensando alle parole di Russel al telefono, deglutisco.
Io vorrei davvero tornare a scrivere quel romanzo, riprendere in mano il mio progetto e farlo conoscere al mondo come con gli altri volumi ma, sento che questa volta non posso farcela.
Sto raccogliendo sulla mia pelle un mucchio di esperienze che mi servivano per questo libro eppure non le sento adatte alla mia idea. Forse perché, da quando ho conosciuto Russel, volevo che la mia esperienza riprendesse solo lui e non tutto quello che mi gira intorno e che non ho potere a controllare.
Il ritorno di Robert; il bacio d'addio tra Russel e la sua ex ragazza; il sesso che ho fatto con il mio ex e poi con l'uomo dei miei desideri; la verità su Eva Malbow e ora l'arrivo di Logan e Rose. Che cosa mai potrà diventare questo libro se riprendessi a scriverlo e, soprattutto, cosa mai penserà Russel se leggesse anche un minimo di quello che è successo e sta succedendo alla mia vita da quando ho varcato la soglia della sua editoria?
Non potrei sopportare un suo sguardo di disgusto nei miei confronti, non posso.

Come tu mi vuoi - Emily CastleDove le storie prendono vita. Scoprilo ora