Capitolo 31

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Arrivammo davanti casa di Russel frenando con tanto di sgommata stridula sull'asfatto caldo.
Si fermò davanti il cancello senza spegnere il motore, slacciò la mia cintura per farmi scendere e mi venne spontaneo guardarlo.
"Tu non vieni?"
"No, devo andare a lavoro", mi guardò picchiettando l'indice sullo sterzo.
Guardai l'orologio dello stereo, erano le 10:30 del mattino.
"Torni a pranzo?"
"Sì".
"Odio queste risposte secche".
Feci per scendere dalla macchina ma venni bloccata dalla sua voce.
"Sai cosa ti dico?"
Mi fermai di colpo voltandomi verso di lui:"Cosa?" deglutii.
Avevi seriamente paura di ciò che avrebbe potuto dirmi.
"Sono davvero curioso di assaggiare qualche tuo manicaretto", sorrise riuscendo a strapparmi un mezzo sorriso:"Quando torno, voglio trovare tutto pronto".
"Puoi contarci".
Scesi dalla macchina e rimasi davanti il cancello fin quando la sua auto non sparì nell'orizzonte.
Mi sentivo elettrizzata al pensiero: avevo le chiavi della sua villa; dormivo in una delle sue camere; ascoltavo la sua musica; mangiavo il suo cibo seduta al suo tavolo ed ora potevo addirittura cucinare per lui. Un occasione simile non capiterà due volte quindi dovevo cercare di trascorrere tre mesi pieni ed intensi.
Una volta entrata in casa la prima cosa che feci fu accendere lo stereo su una stazione qualsiasi, mi domandai in quanti avessero ascoltato la nostra intervista stamattina e se fosse davvero andata bene come dicevano i radiofonici.
Poi, al lato destro dell'enorme cassa, scorsi un lungo porta CD nascosto con oltre mille dischi e copertine. Guardai le prime custodie fino a trovare l'artista che più mi interessava fra tanti: Rihanna.
Inserii il dischetto nel dispositivo, premetti il tasto play e la sua voce grintosa riempì ogni singola stanza di questa casa.
Avevo ancora tutto il tempo necessario per scrivere, trovare qualche ricetta interessante su internet, cucinare, apparecchiare e attendere come una brava casalinga l'arrivo del suo uomo.
"Suo uomo? Qui nessuno è tuo".
Salii nella mia camera, il letto era ancora disfatto e a guardarlo mi ricordava molto il modo freddo in cui ero stata svegliata stamattina.
Mi avvicinai per tirare su le coperte e quando toccai il lenzuolo la scena che vidi non fu più quella di stamattina bensì quella di stanotte con Robert. Ancora adesso non riuscivo a credere del gesto fatto; non mi sarei mai immaginata di finire nuovamente a letto con lui.
Mi ero ripromessa che una volta partita e cambiata vita, non sarei più caduta in alcuna tentazione che portasse il suo nome.
Eppure, questa notte, non ero riuscita a trattenermi seppur i miei interessi stavano nascendo per un'altra persona.
Scacciai via ogni pensiero, inutile rimuginare tanto avrei cercato in tutti i modi di stargli alla larga il più possibile anche perché Russel era stato chiaro: non doveva più avvicinarsi a me.
Presi il portatile e scesi al piano di sotto, mi accomodai sul divano e mentre canticchiavo, attesi che il computer si accendesse.
Andai sulla pagina Word e rilessi alcuni estratti di ciò che avevo già scritto in precedenza, per poi riprendere da dove avevo lasciato.

Passò un'ora dal termine del sedicesimo e diciassettesimo capitolo che, a mio parere, furono i più intensi e stravolgenti scritti per questo inizio. In essi avevo dettagliatamente scritto del bacio con Russel, dell'uscita in discoteca con Cristina, di come mi fosso trovata nel letto a casa di Robert, della nostra notte di... sesso e del secondo bacio con Russel.
Fissai il desktop senza battere ciglio, quasi come paralizzata, la musica riempiva la casa e mi faceva sentire meno sola; abbassai lo sportello del computer ed alzandomi dal divano mi stesi un po' per rilassare i muscoli indolenziti.
Guardai l'orologio sulla parete di sinistra, erano le 11:30, avevo ancora del tempo disponibile prima di iniziare a cucinare per Russel.
Mugolai a tempo di musica mentre andai verso la cabina armadio all'ingresso; la luce si aprì in automatico rivelandomi ancora una volta la bellezza di ogni capo appeso alla propria gruccia.
"Vediamo, quale posso scegliere?" dissi a voce alta esaminando ogni abito.
Fra i tanti ne trovai uno molto semplice, di pizzo bianco con doppia cucitura interna. Ne guardai degli altri adocchiando il vestitino nero, modello a monospalla, largo sotto; oppure un vestito lungo e dritto bianco con fantasie a colori gialli, rossi, verdi, blu e fucsia.
Li guardai nuovamente tutti e tre scegliendo proprio quello lungo a fantasie. Uscii dalla cabina armadio e mi diressi in bagno pronta a farmi una bella doccia calda.
Nel mentre che l'acqua scorreva sul mio corpo, pensai a cosa potrebbe piacere a Russel, se carne o pesce.
E se mai dovesse piacergli o uno o l'altro, dovevo trovare qualche ricetta per cucinarla al meglio.
"Posso farcela, dopotutto Robert diceva sempre che so cucinare..."
Ma in un momento come questo, pronunciare quel nome non mi aiutò a pensare di certo alle mie abilità culinarie, specialmente adesso che la mia mano stava scivolando sul mio seno percorrendo ancora una volta la strada che la sua bocca aveva percorso questa notte.
Sbruffai chinando la testa all'indietro e lasciando che il getto dell'acqua colpisse anche il mio viso fino a spingermi a rimanere in apnea per un po'.
Uscendo dalla doccia mi guardai subito allo specchio, il mio corpo nudo riflesso in esso era il chiaro segno di una notte desiderata ma che era necessario cancellare in fretta. Non perché avessi sbagliato qualcosa, semplicemente non doveva succedere anche se lo volevo con tutta me stessa. Sin dal primo momento in cui avevo messo piede alla "Forgotten Editor", al momento in cui ero entrata in questa casa, avevo giurato a me stessa che avrei scoperto tutto ciò che spingeva Russel ad essere così duro e freddo sia con sé stesso che con me.
I miei desideri nascosti al di fuori di qui, dovevo cercare di reprimerli tutti.

Come tu mi vuoi - Emily CastleDove le storie prendono vita. Scoprilo ora