Capitolo 71

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La prima cosa che feci una volta chiusa la porta, lasciando scivolare la borsa sul pavimento e poggiando la valigia, fu testare il letto su cui avrei dormito per i prossimi giorni.
Di peso mi lanciai su di esso per poi rimbalzare sopra pesantemente; mi rotolai come fossi sulla sabbia fermandomi supina fissando il soffitto a braccia completamente spalancate.
Era la seconda volta che scappavo via da ciò che in realtà desideravo più di me stessa, perché io lo facessi ancora rimaneva un mistero. 
Nel mentre i miei pensieri prendevano sempre più forma, mi ricordai subito del messaggio che avevo scritto a Cristina appena scesa dall'aereo. Scattai subito in piedi avvicinandomi alla borsa, frugo al suo interno cercando il cellulare; sbloccando il display, notai la luce di notifica accendersi ma non badai molto al messaggio, composi direttamente il numero di Cristina.
Quattro squilli e la sua voce stridula ed agitata mi spinse ad allontanare la cornetta dal mio orecchio.
"Emily, sei in albergo?"
"Sono arrivata circa dieci minuti fa".
Mi limitai a sorridere un po' mentre iniziai a girare per la stanza.
Mi sentivo stranamente calma, tranquilla, anche se sapevo non fosse esattamente così.
"Raccontami tutto. Com'è la città? E l'albergo? Ci sono bei ragazzi in giro? Quando torni?" parlava così veloce che a stento riuscivo a seguirla.
"C-Cristina, stai calma", feci un respiro profondo.
"Come faccio a stare calma? Non so neppure dove sei precisamente".
Dall'altro capo del telefono, oltre lo stridulo agitato di Cristina, sentivo una voce maschile abbastanza famigliare. Sembrava essere Scott che tentava di tranquillizzarla con il suo fare sempre così calmo e gentile.
Feci un sospiro seguito da un ghigno divertito, non avrebbe dovuto ma quando Cristina si preoccupava in questo modo per me, riusciva a mettermi sempre di buon umore.
Mi avvicinai al balcone della camera, spostai via la tenda colorata che si intonava parecchio alle pareti color crema della stanza e lasciai che il mio sguardo meravigliato catturasse tutta la bellezza del paesaggio che l'albergo mi offriva.
"Comunque..." sussurrai rimanendo incantata:"Non hai davvero nulla di cui preoccuparti Cristina", deglutii tornando alla realtà e lasciandomi alle spalle il panorama:"Io sto bene".
Questa frase mi si fermò in gola, non andava né su e né giù, e la consapevolezza della bugia appena detta mi metteva disagio verso me stessa.
Se ero partita lasciando la mia città, le mie amicizie e tutto ciò che stavo costruendo a Boston, era proprio perché non stavo più bene. 
Cristina sospirò prima di rispondere, sembrava si fosse un po' calmata:"Va bene Emily, ma se c'è qualche problema torna subito a casa. Chiaro?"
Sorrisi:"Chiaro".
"Ora devo andare, ho il turno in ambulatorio. Scrivimi quando vuoi, ti rispondo appena posso".
"Va bene Cris, salutami Scott", deglutii.
"Ricambia, a presto", riagganciammo.
Il mio sguardo rimase fisso sullo schermo del cellulare che continuava ancora a segnalare l'arrivo di una mail. Mi sedetti a bordo letto con le mani tremanti, avevo davvero troppa paura di leggere il mittente del messaggio.
Mandai giù il nodo che mi strinse la gola, presi fiato e ad occhi chiusi aprii la casella.
"Forza Emily, che sarà mai?" pensai aprendo gli occhi.

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Da: Eva Malbow
A: Emily Castle
Data: 5 Febbraio 2016, ore 12:20
Oggetto: Si ricorda?

Signorina Emily Castle, o preferisce esser chiamata semplicemente Emily?
Suppongo lei si ricorda di me, in caso contrario sono Eva Malbow, nuova direttrice e socia stretta del "Gulp Intr Massive".
Inutile spiegare di cosa si tratta, saprà già della rivalità di lavoro che c'è fra la mia azienda e quella della "Forgotten Editor", anche perché non sono qui per parlarle di questo.
Ho notato quanto la sua presenza nella vita di Robert Gibson e Russel McRoverguy sia quasi preziosa, così tanto a tal punto da rendere entrambi ancor più feroci e battaglieri l'uno verso l'altro.
Se si schiera dalla mia parte, la vittoria cadrà sicuramente alla "Gulp Intr Massive" e di conseguenza alla sottoscritta e... anche a lei.
Sono certa che per Russel McRoverguy andrà bene questo scambio.
Ci pensi bene, può essere una grande opportunità per lei che di successo ne ha da vendere, non crede?
Aspetto una sua risposta.

Eva Malbow
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Da tutte le persone di cui mi aspettavo un messaggio o una mail, Eva Malbow era l'unica lontana dalle probabili possibilità. Ero completamente senza parole e non riuscivo a credere a ciò che avevo appena letto, tanto che sentii il bisogno di leggere il messaggio più di una volta.
Non era tanto il contenuto a farmi rabbrividire, quanto il fatto che avesse l'indirizzo della mia posta elettronica senza sapere come. Forse avrà chiesto a Robert e, quasi sicuramente, lui non avrà esitato nel farle avere i miei dati.
Sospirai, sapevo per certo che questo messaggio mi era stato rivolto solo ed esclusivamente per poter completare uno sporco gioco del quale involontariamente facevo parte; Russel, nel suo piccolo, mi aveva accennato la rivalità delle due case per colpa delle sue follie sessuali, dovevo solo cercare di essere più razionale e non lasciarmi tentare.
Mi gettai sul letto lasciando che il cellulare cadesse al lato destro del mio viso, se rispondessi ora alla mail sicuramente risponderei con cose che non vorrei scrivere in alcun modo, per cui ci penserò con calma.
Quando finalmente riuscii a trovare un minimo di pace e serenità fra un tumultuoso susseguirsi di pensieri forti e tormentati, sentii qualcuno bussare alla porta della camera. Mi alzai quasi di scatto sorpresa dal fatto che qualcuno avesse bussato, mi avvicinai alla porta e ne aprii uno spiraglio.
"Buongiorno Signora".
Davanti la porta, un ragazzo in divisa bianca con il nome dell'hotel cucito a bordo tasca della sua camicia, mi guardava in attesa che io ricambiassi il saluto.
"B-buongiorno", balbettai aprendo un po' di più la porta.
Solo facendolo notai che al suo fianco aveva un carrello in acciaio apparecchiato di bianco, sopra una diecina di calici e tre vassoi pieni di ghiaccio con due bottiglie di vino per ognuno.
"Gradisce bere qualcosa?"
Diedi nuovamente una rapida occhiata al carrello:"Un po' di vino rosso, grazie", sussurrai.
Il giovane versò in un bicchiere il vino, me lo porse con delicatezza e con un grande sorriso mi augurò una buona giornata.
Mi chiusi in camera nuovamente, lasciandomi coccolare dalla dolcezza delle bollicine e dai comfort che offriva questo albergo. 

Erano circa le due e mezzo quando il telefono interno della mia camera iniziò insistentemente a suonare. Dovevo essermi sicuramente addormentata perché trovai quasi faticoso alzarmi  lasciandolo vuoto e disfatto ma dovetti, gli squilli che riecheggiavano nella stanza rimbombavano nella mia testa come tamburi.
"Pronto?" mi schiarii la voce ancora roca ed assonnata.
"Salve, qui è la reception. La informiamo che il pranzo è quasi pronto e i nostri migliori camerieri sono pronti a servirla come meglio preferisce", era la voce di un uomo, probabilmente lo stesso dell'ingresso.
"Sì, arrivo subito", sorrisi.
"La aspettiamo", l'uomo riagganciò.
Mi alzai dal letto dirigendomi nel bagno, sistemai un po' i capelli prima di uscire, in seguito lasciai la camera dirigendomi all'ascensore.
Entrai e quando stetti per premere il tasto del pianoterra, una voce femminile mi bloccò con la mano a mezz'aria.
"Aspetta, non chiudere l'ascensore".
Una ragazza dai corti capelli biondi e un viso piccolo e delicato, si fermò davanti l'ascensore con il fiato corto e la cintura dei pantaloni sbottonata:"Grazie mille", disse entrando ed abbottonandosi la cintura:"Mai fare sesso in hotel prima di pranzo", ridacchiò.
"Di nulla, figurati".
Ignorai la sua ultima frase mentre il mio sguardo diventò stranito.
Non seppi perché avevo come l'impressione di rivedere Cristina in lei, sapevo solamente che nonostante tutto mi aveva messa di buon umore.

Come tu mi vuoi - Emily CastleDove le storie prendono vita. Scoprilo ora