"Eh?"
"Si Emily, tu sei mia sorella.. Tutto quadra.. Ecco perchè avevo l'impressione di averti già vista" Disse alzandosi dal letto per mettersi di fronte a me. "Tu stavi nel orfanotrofio 'Goccie d'argento'?"
"Si.."
"La tua "guardia prigioniera" Si chiamava Maria?"
Annuii.
"Il cellulare lo hai ricevuto quando avevi nove anni?"
Annuii nuovamente.
"Allora sei tu.."
"Come fai ad esserne certo Salvatore?" Chiesi incerta io.
Da un cassetto tirò fuori una fotografia e me la face vedere.
"Sei tu?" Mi chiese.
Annuii con le lacrime agli occhi.
"Bentornata sorellina"
Disse aprendo le braccia per abbracciarmi.
Mi fiondai tra le sue braccia.

Avevo trovato la mia famiglia.
Finalmente avevo trovato le persone che avrebbero dovuto essere con me nella mia vita.
Ma che non ci sono state.
Eppure non è stata colpa loro.

"Ho interrotto qualcosa?" Chiese Stefano pogiandosi sullo stipide della porta.
Salvatore sorrise e scosse la testa.
"Che succede?"
"Hai presente Emily, mia sorella..."
"Eh" Rispose Stefano incitandolo a continuare.
"Beh.. E' questa nana qua.." Disse ridendo leggermente.
"Ehi io non sono nana... sei tu che sei troppo alto.." Dissi facendo la finta offesa.
"Aspetta... non ho ancora capito.. Emily, è tua sorella? Quella che hanno rapito? E' lei?"  Chiese Stefano confuso.
"Si" Dissimo io e Salvatore in coro.
" Wow.. Il mondo è piccolo avvolte.. Andiamo?" Disse Stefano gaurdando l'orario.

Annuii.

Uscimmo di casa e prendemmo un taxi che ci portò al parco dove dovevo incontrare Andrea.
Ad aspettarci c'erano i poliziotti.

"Salve, lei è la signorina Emily..?" Mi chiese la poliziotta.
"Cinquegrana" Rispose Salvatore a posto mio.
"Ok, signorina Cinquegrana, noi saremo seduti lì" Disse indicando un bar in lontananza " Si metta questo microfono, nascondendolo ovviamente, se dovesse succedere qualcosa, stia tranquilla, ci siamo noi che guardiamo la scena." Mi spiegò la poliziotta. "Noi adesso andiamo, lei si sieda su una panchina e aspetti che il ragazzo arrivi" Disse poi allontanandosi, seguita dagli altri poliziotti, da Stefano e Sal.

Mi sedetti su una panchina e mi sistemai il microfono.
Dopo qualche minuti vidi arrivare Andrea.

Mi alzai dalla panchina e andai verso di lui.
"Ciao" Dissi toccandogli la spalla, facendolo girare.
"Emily? Sei tu? Ciao!!" Disse abbracciandomi.
Ero un po'... un po' tanto stranita dal suo comportamento.
Non voleva uccidermi?

"Come mai a Milano?" Mi chiese.
"Io.. Ho conosciuto Stefano e mi ha portato qui" Gli spiegai.
"Stefano?"
"St3pNy"
"Minchia ma tu hai un culo grande quanto una casa" Disse ridendo.
Risi anche io.
Mi arrivò un messaggio.
Sconosciuto.

"Andrea, dov'è il tuo cellulare?" Chiesi.
"Mio padre lo sta aggiustando.. Perchè?"
"Dov'è tuo padre Andrea?"
"A casa mia.. Mi spieghi che succede?"
"Lo sapevo, Lo sapevo lo sapevo" Dissi abbracciando Andrea.
"Cosa sapevi?"
"Che non eri tu"
"A fare cosa?"
"A minacciarmi"
"MIO PADRE TI MINACCIA?!" Gridò.
Annuii.
"LO AMMAZZO."
"Tranquillo" Dissi io.

"Ci può dire dov'è casa sua signorino Santin?" Disse la poliziotta sbucando dal nulla.
"Emh.. Via ****** numero **.." Disse quasi sconvolto.
"Grazie" Disse la poliziotta andando verso la sua macchina seguita dai suoi colleghi.
"Emily vuoi rimanere qua?" Disse Stefano. "Ciao" Disse ad Andrea.
"No, Andiamo.Subito." Dissi decisa.

***

Mentre eravamo in taxi diretti a casa di Andrea, gli spiegai cosa succedeva.
"Porca troia lo uccido." Disse torturandosi le mani.
"Ehi, stai tranquillo ok? Lo arresteranno.. Calmati" Dissi mettendogli una mano sulla spalla.

Una volta arrivati la polizia stava entrando in casa di Andrea.
Scesi dal velicolo ed entrammo nell'edificio.

"Prima che mi arrestiate, posso vedere la ragazza?" Sentii dire una voce.
Andai nella direzione da dove proveniva.
I poliziotti stavano ammanettando un signore sulla cinquantina.
"Oh, ma piccola Emily.. Avvicinati un secondo cara.."
"Emily non lo fare" Mi ordinò la poliziotta.
"Stia tranquilla." Dissi avvicinandomi al signore.
"Beh.. volevo solo dirti...che sei una lurida puttanella" E detto questa mi diede un calcio nello stomaco, talmente forte, che con la spinta mi fece sbatere la testa contro un mobiletto presente in quella stanza.
"Portatelo alla centrale. ADESSO!" Furono le ultime parole che sentii.

Save Me. - Stefano Lepri (In Revisione)Where stories live. Discover now