Capitolo 15: La Finale (parte uno) 最終

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Mi buttai sul letto, sotto le coperte.
Forse era vero che valevo meno di zero.
Dopo che mio padre ebbe ospitato il detective Smith, io mi lanciai da lui per una bella sfuriata firmata Nadhia Raimon. Gli rinfacciai il fatto che non avevo potuto partecipare alle ricerche su Byron e che tutto il guaio che si era poi creato era dovuto a questo.
Mio padre mi urlò contro, dicendo che ero troppo piccola per partecipare a simili ricerche e che Nelly ne era più in grado, essendo più intelligente e maggiormente abituata a questo genere di indagini. Quando disse queste cose, rimasi a bocca aperta. Insomma, io ero solo la secondogenita, non uno scarto del mondo.
Gli dissi questo e mi rinchiusi in camera, rimuginando sul fatto che in realtà non ero mai davvero riuscita a fuggire dal mio incubo.
Inolya's point of view.
-Come sarebbe a dire "scappata"?
Mio padre sbatté una mano su quel lungo tavolo di ferro, facendomi intimidire.
-Signore, l'abbiamo vista mentre percorreva il vialetto e scompariva dietro il cancello.
Mio padre non rispose.
Fin dal mio primo soggiorno in casa Dark, avevo capito che a mio padre piaceva molto la teatralità.
Adorava mettere in soggezione chiunque parlasse con lui, anche me a volte, predisponendo luoghi bui, spesso tagliati da un piccolo raggio di luce che gli solcava il viso, rendendolo più appuntito e malvagio di quanto già non fosse.
La guardia in questione iniziò a tremare.
-E cosi è scappata proprio sotto il vostro naso..
Mio padre pronunciò queste parole con tono cupo, tanto che la guardia si gettò a terra.
-Signore, noi pensavamo che-
-TACI!
L'urlo di mio padre rimbombò per tutta la stanza, facendola sembrare più spaventosa di quanto già non fosse.
-Avete fallito.
-Signore-
-Non ti ho dato facoltà di parola.
Fece un rapido cenno al suo braccio destro che lo portò via in un attimo mentre quello si dimenava.
Quando rimanemmo soli, diede un calcio al tavolo ed esclamò:
-MALEDIZIONE!
Io uscii dall'ombra dietro di lui.
-La Alius non mi perdonerà mai per questo imprevisto. Quella ragazzina ha fatto saltare tutto! TUTTO!
Rimasi in silenzio.
-Stupida, piccola insolente..-
Mio padre si bloccò. E sorrise. Ma non era un sorriso, il suo. Era un ghigno.
-Sarà lei stessa a venire da me. Crede di essere furba, ma io lo sono molto più di lei.
A quel punto decisi di parlare.
-Papà, la finale con la Raimon è domani. Lasciamo perdere questo intoppo.
-Lasciar perdere? Inolya, tu non devi mettere bocca nei miei affari, sono stato chiaro?
Sbattei un piede a terra.
-E invece no, papà! Questa volta non sto zitta! Hai quasi ucciso una ragazza, l'hai spaventata a morte e la volevi usare come merce di scambio!
Solo e solamente per il potere, quell'insulso potere di cui vai blaterando sempre!
Lo schiaffo mi colpì senza preavviso, facendomi rotolare a terra e gemere dal dolore.
-P-papà?
-STA ZITTA, STUPIDA!
Le lacrime iniziarono a scendere, forse più per le sue parole che per il manrovescio e così corsi via. Ero stufa di essere la bambolina mossa dal giocatore.
Anche io voglio giocare.
Nadhia's point of view.
Il giorno dopo, io e Nelly ci preparammo e ci avviammo in limousine per raggiungere la Raimon. Era giunto il giorno fatidico, quello che avrebbe stabilito se la nostra squadra avesse potuto essere campionessa del Giappone.
I ragazzi erano lì al campetto della scuola: chi si riscaldava, chi era agitato, chi semplicemente si faceva i fatti propri.
-Ragazzi!
-Ehi, Nelly!
Scesi anche io dalla macchina e notai i loro visi brillare dallo stupore.
-NADHIA!
Sorrisi, felice. I ragazzi erano sempre così spontanei e sapevano farti tornare il sorriso anche nelle giornate più buie.
Mi si buttarono addosso, stringendomi in un abbraccio a cui si aggiunsero anche le manager.
Risi, mi stavano soffocando.
-Ciao, ragazzi! Siete pronti?
-Senz'altro!
Mark si avvicinò. La fascia, i capelli scompigliati, i guanti del famoso portiere David Evans, nonché suo nonno. Tutto, in quel posto, parlava di lui.
Quello era il ragazzo che aveva portato la Raimon alle vette del Giappone.
Lui aveva compiuto il miracolo: era riuscito a ricreare la leggendaria Raimon e a convertire, possiamo dire, mia sorella, che all'inizio era contraria alla formazione del club.
Quel semplice ragazzo dal sorriso contagioso, alla quale tutta la squadra faceva affidamento solo per ricevere qualche parola di incoraggiamento. Ecco cos'era un capitano.
-Nadhi, sono molto contento che tu sia ritornata fra di noi. Adesso però abbiamo una partita da vincere. Non è vero, ragazzi?
-SÌ! -urlarono in coro.
Percorsi con lo sguardo i ragazzi che si apprestavano a salire sul loro pullman ed io con loro. Erano tutti emozionati, ma, cosa più importante, erano felici.
Arrivammo allo stadio dove si sarebbe dovuta disputare la finale.
Era tutto deserto. Mia sorella si avvicinò al cancello e notò un cartello con su scritto che gli amministratori avevano cambiato all'ultimo momento lo stadio in cui si sarebbe dovuta giocare la partita.
Eravamo tutti perplessi. Rischiavamo di perdere a tavolino se non ci fossimo presentati in tempo.
Nelly chiamò subito gli organizzatori, Seymour Hillman non disse niente. Aveva lo sguardo rivolto verso il cielo.
Alzai anche io la testa e lo vidi.
Quello non era uno stadio..quello era un tempio. Un tempio innalzato sopra lo stadio.
I ragazzi iniziarono a borbottare, Nelly chiuse la chiamata, notò anche lei quella specie di stadio e riuscì a condurci al suo interno.
Era tutto così soprannaturale. Mi ricordava vagamente l'edificio scolastico della Zeus dentro al quale si era consumata la mia rovina. Era ancora deserto.
Ricordo ancora, come se fosse ieri, lo sguardo preoccupato e allo stesso tempo stupito dei ragazzi e la rabbia dipinta sul viso di Nelly.
Fu allora che la vedemmo.
Una figura minuta, al centro del campo, ci stava venendo incontro.
All'inizio non la riconobbi, poi soffocai un grido.
-Inolya!

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