Capitolo 4: Delusione 失望

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Orrore, puzza, disgusto.
In una sola parola? Fango.
Eh sì, il fango. Al campetto al fiume,essendo il giorno prima piovuto,si era formata una distesa appiccicosa di fango che copriva a sprazzi l'intera zona.
E per le mie bamb-cioé, le mie Nike, non era una cosa molto rassicurante.
I ragazzi della squadra si stavano allenando lí. Ecco perché non mi piace il calcio.
Però il fiume era carino...potevo approfittarne per fare una foto da postare su tutti i social!
Socialmania? Può darsi, ma mai darlo a vedere.
Mia sorella sembrava molto a suo agio fra quelle ragazze. Come aveva detto che si chiamavano? Ah, sì. Le manager. Erano carine, sembravano delle ragazze molto dolci. Nelly si contraddistingueva per il suo sguardo calcolatore e preciso, un po'come il mio, insomma.
Cosa potevo fare,per ingannare il tempo?
Cercai di andare vicino la loro panca, senza far cadere la mia Gucci e senza colpire nessuno dei ragazzi. Non mi andava di sporcarmi.
Perché dovevano correre a lato del campo? Avevano centinaia di metri quadrati di terra e invece, pura fatalità, dovevano venire a disturbare la quiete di chi passeggiava ai bordi del rettangolo pieno di fango. Almeno io lo conoscevo cosi e lo chiamavo così.
Casualità, ci scontrammo e per poco non mi fecero cadere.
-E fate un po'attenzione!
-Cammina più a destra.
-Non potreste correre dentro il campo?
-Che c'è, cadi e ti rovini l'acconciatura?
Ridacchiai sarcasticamente e con un velo evidente di astio.
-Sì.
-Byron, la tua compagna è proprio simpatica.
Sghignazzarono e continuarono a correre.
-Mi sono già stufata di questo posto.
Byron mi guardò trattenendo una risata.
I ragazzi sono tutti uguali!
Non si poteva pensare un po'a se stesse che si veniva catalogata come "la principessa perfettina."
Inciampai su una radice e questa volta caddi veramente.
I ragazzi scoppiarono a ridere e le ragazze mi osservarono mortificate ed io sperai vivamente non venisse loro la malsana idea di aiutarmi.
Mi rialzai da sola e cercai di pulirmi, storcendo le labbra schifata.
-La principessina si è sporcata.
-Oh, ora si mette a piangere.
-Guardala, Nat.
Decisi di adottare un'altra tecnica. Raddrizzai le spalle e mi avvicinai, arrotolando attorno al mio dito una ciocca di capelli.
-Miei cari, sapete con chi state parlando? Io sono Nadhia Raimon. Posso sembrare saccente solo perché tengo a me stessa?
Eh no, tesori. Siete solo gelosi, oppure stupiti, perché non avete mai visto una come me. Io non sono come voi credete. Prima di giudicarmi, provate a camminare con le mie scarpe. Ma non credo ci riuscireste, i tacchi 12 non fanno per tutti.
Li lasciai così, ridendo istericamente per trattenere le lacrime per l'umiliazione, e corsi via da quel posto infernale.
Le persone sono tutte uguali.
-Nadhi!
Mia sorella mi raggiunse immediatamente in auto, accostando accanto al marciapiede sul quale stavo camminando, nervosa ad un livello inimmaginabile.
-Mi dispiace.
-Lasciami sola, Nelly.
-Parl-
-Lasciami sola.
Annuì e mi lasciò da sola, facendo fare a Peter una deviazione apparente.
Mi fermai sotto una tettoia e percepii il mascara che era già colato per via delle lacrime salate che ero stata costretta ad ingoiare.
Nessuno mi aveva mai conosciuta veramente, eccetto le persone a me più care, perché dopo quel tradimento indossavo una maschera per non far vedere che in realtà tenevo alle persone e anche, purtroppo, alla loro opinione su di me.
Mi sedetti e pensai a Byron. Mi aveva raccontato che anche lui viveva nella mia stessa situazione. Ma, alla fine, non ci credevo proprio.
-Credi a me invece.
-Nelly...
Mia sorella mi abbracciò ed io ero già consapevole che non avrebbe mai smesso di seguirmi, perciò non mi stupii di trovarla al mio fianco. Quello era il suo posto naturale.
-Anche io ero vista come l'arrogante figlia di papà, quella che "non sorrideva mai." Eppure, hanno capito come sono fatta. Sono delle persone fantastiche.
Contrassi le labbra ma non replicai.
-Dai loro tempo.
-Non penso.
Ce ne andammo in macchina, finalmente a casa, mentre io imprecavo a fior di labbra per colpa di quella giornata che avrei tanto voluto dimenticare.
Da Lovvino:
Sto arrivando, fiorellino.

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