Capitolo 8

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Yulya

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Yulya

Il telefono mi scivola dalle mani, per la prima volta non so cosa fare, non so cosa pensare. Il labbro comincia a tremarmi e cado in ginocchio, ho gli occhi lucidi. Mi rendo conto di ciò che prima era chiaro a tutti, non sono ancora pronta, non per tutto questo. Chiunque avrebbe pianto, ma non io. La futura custode Kireyev non piange, mai.

-Yulya che succede?- Amy si avvicina nuovamente, era bloccata dalla mia reazione. Tutti sono stati per un minuto buono ad osservare il telefono scivolato dalle mie mani. Vorrei dirglielo ma non ci riesco, sono paralizzata.

-Yu...- Mi scuote Akim.

Lentamente mi volto verso di lui, osservo i suoi occhi azzurri e limpidi, le scure sopracciglia aggrottate. Cosa faremo adesso? La mia lingua resta incollata al palato, le braccia che tenevo immobili lungo i fianchi si alzano per avvolgerlo e stringerlo a me. Affondo il viso nell'incavo del suo collo, annuso quell'odore che mi ricorda la neve e gli aghi di pino, che mi ricorda Akim. Risponde subito al mio abbraccio, tutte le cose orribili che ci siamo detti passano in secondo piano, lui è la mia casa, a prescindere da tutto.
Le parole del Precettore Alekseij mi rimbombano in testa "Yulya, palazzo Kyrev è caduto."
Quella parola, non fa che penetrarmi fin dentro le ossa "Caduto... Caduto... Cauto."
Nemmeno nel più orribile degli incubi ho mai immaginato che potesse accadere, la mia testa continua a riportarmi tutto ciò che ha detto e cerca di dargli invano un significato.

"Suo padre è stato fatto prigioniero. Eravamo rimasti in pochi, hanno preso l'amuleto e..." La brusca interruzione della chiamata non mi lascia presagire nulla di buono. È tutta colpa mia, ho chiesto rinforzi, ho indebolito le difese. Nora si è presa gioco di noi, ci ha fatto credere di essere i suoi principali obbiettivi, ma non era così.
Dov'è mio padre? È vivo? Cosa ci succederà adesso?
È vero, sono solo una ragazzina, Kain aveva ragione, una ragazzina impreparata che credeva di poter affrontare ogni cosa. Mi stacco dal mio migliore amico e noto che tutti mi guardano mortalmente seri, si aspettano una spiegazione ed anche se li vedo preparati al peggio, non servirà ad attutire il colpo. Con la caduta di palazzo Kireyev e l'amuleto nelle sue mani, siamo perduti, il mondo è perduto. Con una voce che non sembra nemmeno la mia racconto tutto. Le loro espressioni passano dallo sconcerto al panico totale, mentre Akim sta quasi stritolando la mia mani e mi guarda, capendo quanto lacerante per me sia solo il pensiero di aver perso mio padre. "È stato fatto prigioniero" mi aggrappo a quella frase con le unghie e con i denti, perché è l'unica cosa che mi tiene ancora intera.

-Cosa facciamo adesso?- Mi chiede Aiden preoccupato. Nuovamente tutti gli occhi sono puntati su di me, in cerca di una guida, di un piano. La mia vita è sempre stata così, tutti contano sulla forte ed instancabile Yulya, lei guida le missioni, lei ha le idee più brillanti per pianificarle, lei è forte. Come faccio a dirgli che non ho la più pallida idea di cosa fare? Ed è ancora più terrorizzante avere questa consapevolezza, non mi era mai successo. Il mio silenzio li destabilizza, iniziano ad affollarsi innumerevoli pensieri, strade da percorrere, possibilità su possibilità. Non posso mollare, non devo.

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