Eccezione

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Sharlene Johnson era uscita da quel maledetto ospedale dopo mesi e mesi.
La tortura forse più dolorosa dopo aver tenuto dentro di se un urlo lacerante per la morte della sorella. Era tornata a dirigere le persone e gli attori, severa più di prima e il team molto più produttivo. Non accennava a tirare le redini con nessuno, tranne con Robert. Lui per farlo recitare come si deve doveva  lasciargli campo libero, altrimenti si rifiutava addirittura di recitare e si sedeva sulla sua sedia con il broncio per convincere la ragazzina a non dargli limiti.
Forse l'odio riaffiorava quando dentro di lei non esisteva più un briciolo di bontà.
Una persona cattiva si definiva lei anche se non lo dava a vedere a nessuno. Cattiva a modo suo, facendo del male a se stessa più che agli altri giusto per vederli preoccupati per lei.
Guai se uno la fermava per i corridoi quando finiva l'orario di lavoro.
Non urlava contro, solo induriva lo sguardo fino a renderlo di pietra e intimava alla persona ti andarsene oppure camminava senza fermarsi.
Chiusa nelle fortezze più alte, ma lavorava bene con tutti.
A volte voleva aumentare le ore di lavoro solo per non ritrovarsi sola nella stanza a soffocare tra le lacrime nel cuscino. Il rumore del set la distraeva dal mostro che le stava strappando la pelle. Temeva il silenzio sopra ogni altra cosa, sentiva il silenzio dentro di se ed era terrorizzata. Aveva imparato a memoria le parole del silenzio, ma non le servivano a niente perché le lacrime scendevano lo stesso. Solo Robert era capace di strapparle qualche frase dalla bocca che non fosse una frase da lavoro. Con gentile sfrontatezza le chiedeva qualche cosa, qualunque cosa pur di farla parlare, perché lui non credeva possibile che una ragazza così giovane e bella parlasse così poco senza voler alcun contatto umano.
Tutti hanno bisogno di un abbraccio o almeno di calore.
Sharlene era fredda perché nessuna mano l'aveva accarezzata, eccetto quelle di Robert nei momenti in cui la costringeva a cenare con il cast invece di vederla correre verso la sua macchina riparata.
Downey era quello sbaglio da cui non puoi scappare, quella virgola fuori posto, quell'eccezione che contraddice completamente la regola.
Sharlene sentiva di essere legata in qualche modo a lui, ma non più di tanto. Non gli chiedeva mai niente al di fuori del lavoro, neanche un favore. Sharlene era nella cucina enorme della villa e gli scaffali erano troppo alti per lei, così  si stava sbracciando per acciuffare un vasetto di miele quando sentì un corpo appoggiarsi al suo e la mano di Robert afferrare il vasetto. La ragazzina si girò di scatto spaventatissima e trovò un sorriso sornione risplenderle in faccia.
I polmoni bruciavano talmente stava respirando velocemente e con goffaggine cercò subito di scappare via, ma la mano dell'attore si agganciò al suo fianco.
Si dimenò cercando disperatamente una via d'uscita ma Downey le afferrò i polsi portandoli lungo i suoi fianchi.
-Ehi, calmati.
La ragazzina cercò di controllarsi e piano piano riuscì addirittura a respingere l'impulso malvagio di tirargli una ginocchiata dove non batte il sole.
Pugni chiusi in trappola, pronto per esplodere quel dolore che si portava dentro di se.
Non reagiva ai graffi che la morte le stava causando sulla pelle, non credeva a inferno o paradiso.
-Dobbiamo parlare.
Gli smeraldi di Sharlene gridarono un potente no.
Robert alzò entrambe le sopracciglia e abbassò leggermente il capo, sorridendole senza mostrare i suoi denti perfetti.
-Oh si che parlerai ragazzina, altrimenti te la vedrai con il sottoscritto.
Agì troppo velocemente per lei, prendendola in braccio a mo di sposa per portarla nella camera da letto, il cuore di Sharlene che batteva in gola. Si contorse nel vano tentativo di cadere a terra e allontanarsi. Più la porta si avvicinava più tremava e più si dimenava.
-Stai ferma! Non ti voglio stuprare solo parlare in privato.
Lei capì che Robert non le stava mentendo e incrociò le braccia al petto, sbuffando come una bambina. Dopotutto lei era quello: una bimba cattiva che odiava farsi comandare dai genitori.
Come poteva combattere contro il suo opposto.
Non appena entrarono Sharlene rimase a bocca aperta alla vista della camera gigantesca. Rob finalmente la posò a terra per chiudere a chiave la porta, girando lentamente il capo verso la ragazzina che in piedi lo fissava timorosa.
Sospirò, era così piena di problemi.
-Bene, siediti pure sul letto.
Come un soldatino sempre obbediente Sharlene lo assecondò, solo l'espressione tradiva una collera impetuosa dentro il suo piccolo corpicino.
Robert la raggiunse e la ragazzina chinò il capo guardando il pavimento.
-Iniziamo.

*aggiorno adesso perché mia madre sospetta che usi l'iPad durante la notte (che velocità) e quando va dormire me lo sequestra, quindi finché non si dimenticherà di sta cosa beccatevi sti aggiornamenti serali ma non troppo. Commentate e votate altrimenti vi crucio...*
Qua da Shinimal è tutto
Al prossimo capitolo.

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