Forty five

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Staccò le labbra dalle mie dopo qualche secondo, ma rimase talmente vicino a me da trasmettermi il calore della sua pelle.
Aprii gli occhi ed incontrai subito i suoi, cenerei ed enigmatici.

Probabilmente stava aspettando che dicessi qualcosa, che lo respingessi e lo allontanassi da me, come se avesse fatto un gesto imperdonabile, ma ciò che ottenne fu solo un cosa.

Inspirai velocemente prima di inclinare leggermente la testa di lato e premere nuovamente le mie labbra sulle sue, sorprendendolo e facendogli trattenere il respiro.

Mi appoggiai su un gomito e mi sporsi verso di lui- obbligandolo quasi a fare lo stesso- continuando a far toccare e sfiorare le nostre labbra rosee.

Sentii le sue mani scendere sul mio corpo e toccare i miei fianchi formosi, fino a scendere sulle mie cosce nude.
Senza che potessi rendermene conto, mi ritrovai seduta a cavalcioni sulle sue gambe distese sul lenzuolo, ancora collegata a lui con le labbra.

Eravamo separati solo dalla mia pancia, oramai  troppo grande per qualsiasi cosa, ma eravamo collegati dalle nostre bocche e dalle nostre mani che si muovevano tra i nostri corpi, come se non ci rendessimo conto di ciò che stavamo facendo. Cosa che effettivamente faticavo a capire in quel momento.

Era come se non fossimo più in quell'enorme stanza d'ospedale, come se non facessimo più caso al fatto che dall'altra parte del muro ci fossero infermiere che continuavano a girare tra le stanze. Eravamo solo noi, come quando eravamo ragazzini.

Forse con un po' più di lingua, ma per il resto era come una volta.

Incastrai le mani tra i suoi capelli -e mi schiacciai con il seno su di lui- nello stesso momento in cui accarezzò la mia schiena nuda, salendo fino a ai tre fiocchi che tenevano chiuso il camice.

Tutto d'un tratto mi staccai, appoggiando la testa sulla sua spalla, e ridendo debolmente.

"Che succede?" Domandò affannato, bloccando la mano sul secondo nodo ma tenendola ferma in quel punto.

"Che tempismo." Scossi la testa sussurrando in modo affannato, cercando di reprimere il sorriso che cercava di aprirsi sulle mie labbra.

"Cosa?" Alzai il volto verso di lui e gli sorrisi debolmente.

"Abbiamo compagnia." Presi la sua mano appoggiata sulla mia coscia e la portai verso il basso ventre, premendola nel punto in cui il bambino aveva appena scalciato.
Quando lo fece di nuovo, sentii la mano di Lucas tremare leggermente sotto alla mia e poi sfiorare di nuovo la mia pancia.

Ed era come essere davanti ad un quadro, il quadro di un uomo radioso e pieno di gioia.

DraftsWhere stories live. Discover now