Luce di un nuovo giorno

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Mattina del 17 Gennaio. Dieci di mattina. Raggi di sole che irradiavano la stanza ben curata in una stanza di non lontana dal Loft dove i coniugi Hummel-Anderson vivevano. Kurt si era svegliato da poco ed era rimasto nel letto avvolto dalle calde lenzuola, sospirando pesantemente non appena la sveglia lo aveva destano dal suo sonno leggero.
Aveva spento la sveglia ed era rimasto qualche secondo a fissare il soffitto senza dire una parola, senza muovere neanche un muscolo.
Non era il suo letto quello e, già come si era aspettato, non aveva dormito molto bene, unendo il tutto ad una buona dose di agitazione che non credeva possibile.
Insomma, si era già sposato e non avrebbe mai immaginato che lo stress pre matrimoniale potesse arrivare a certi limiti; si era trovato più volte in quei giorni a ringraziare mentalmente quella pazza di Sue e le Brittana ad aver costretto lui e Blaine a sposarsi a sorpresa, così avevano risparmiato loro tutta quella ansia.
Quella sarebbe stata la seconda volta che i due coniugi avrebbero detto sì davanti ad un giudice di pace e in cuor suo voleva che tutto fosse perfetto, che nulla fosse fuori posto.
Così come la tradizione voleva i due non avevano dormito assieme la notte prima della cerimonia: Blaine era rimasto a dormire nel Loft, mentre Burt aveva pagato a Kurt una stanza d'hotel per fare in modo che non si vedessero ne la notte prima ne il giorno stesso della cerimonia.
Suo padre era stato molto generoso, ma non aveva pensato che Kurt era molto sensibile e che non dormiva bene su ogni materasso, infatti ci aveva messo due settimane di ricerche prima di trovare quello giusto da mettere nella propria stanza.
Il castano chiuse gli occhi per qualche secondo e cercò di rilassarsi, ma neanche due minuti dopo fu bruscamente riportato alla realtà da qualcuno che stava bussando alla porta: doveva essere suo padre, come minimo.
Non aveva molta voglia di alzarsi dal letto, ma sapeva che il bussare non si sarebbe fermato, così sbuffò piano e si alzò di malavoglia dal letto, per andare ad aprire la porta.
"Colazione in camera per Kurt Hummel!"
Il castano sbattè più volte gli occhi, senza credere a quello che vedeva: davanti a lui c'era Rachel con un enorme vassoio in mano e un sorriso immenso che le scorreva da un orecchio all'altro.
"Buongiorno sposino!"
Era allegra, fin troppo allegra a quell'ora per Kurt, che, nonostante tutto, la lasciò entrare.
"Buongiorno Rachel."
Le diede un bacio sulla guancia e le fece spazio sul comodino per posare il vassoio con la colazione che aveva preso dal bar dell'hotel, guardandola poi con un sorriso.
"Come ti senti, Kurt?"
"Nervoso, ma credo che sia normale."
Rachel annuì e continuò a saltellare per la stanza, eccitata per la giornata: Kurt la guardava, non capendo come facesse ad essere così attiva tutto il giorno, doveva prendere qualcosa, senza dubbio.
"Eri ancora solo?"
Lui annuì.
"Si, mio padre dovrebbe arrivare insieme a Carole verso mezzogiorno, il matrimonio tanto è alle cinque, abbiamo tutto il tempo."
La ragazza sorrise soddisfatta: quello voleva dire che aveva ancora un paio di ore da passare in tutta tranquillità con il suo migliore amico, non avendo la minima intenzione di lasciare molto presto quella camera di hotel.
"Perfetto, questo vuol dire che adesso facciamo colazione insieme e poi chiacchieriamo un po', come facevamo al liceo."
Kurt sorrise scuotendo la testa: forse gli doleva un po' ammetterlo, ma amava il modo di fare della sua amica in quelle circostanze, sapeva sempre essere presente e far nascere un sorriso sul volto del ragazzo.
"Grazie mille, tanto so che rimarresti qua anche se ti dicessi di no."
Rachel annuì ridendo: si, aveva fatto colpo, assolutamente.
I due si sedettero sul letto e iniziarono a parlare del più e del meno, in modo molto specifico del matrimonio, ma a Kurt non potette scappare un particolare: Rachel sembrava strana, come se gli stesse cercando di nascondere qualcosa in ogni modo, cercando di apparire naturale. Erano migliori amici, lui capiva se c'era qualcosa che non andava in lei e quello sicuramente era uno di quei momenti. Non sapeva, però, se stare zitto oppure dirle quello che pensava. Alla fine decise di non dirle nulla, perchè sapeva che se fosse stato qualcosa di grave lei glielo avrebbe detto senza alcun problema, erano così: non ci dovevano essere segreti tra di loro e tutti e due sapevano rispettare quel patto. Per Kurt alle volte era più difficile perchè non voleva apparire come un ragazzo insicuro, ma alla fine cedeva sempre agli occhioni da cerbiatta della mora e le raccontava quello che non andava.
Rachel dal canto suo cercava di apparire il più normale possibile, senza dare a vedere che dentro di lei c'era un'ansia che non aveva eguali e che cercava di uscire in ogni modo possibile. Doveva pazientare ancora qualche ora però, non poteva permettersi di rivelare tutto in quel momento. Ce l'avrebbe fatta, se lo era imposta.
Le due ore passarono veloci, durante le quali i due amici rimasero comodamente seduti sul letto a parlare e a fare colazione, mentre il tempo sembrava essere tornato indietro fino alle serate dell'ultimo anno di liceo passate insieme a spettegolare e a fare progetti per il futuro.
Bussarono di nuovo alla porta a mezzogiorno e dieci e quella volta erano davvero Burt e Carole che avevano portato il vestito dalla lavanderia ed erano pronti ad iniziare a preparare lo sposo, sistemandogli l'abito e i capelli.

Courage, it will be OkayWhere stories live. Discover now