Un nuovo futuro

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Qualche anno prima

«Sebbene la nostra civiltà abbia sempre conosciuto un solo pianeta, un solo gigante sasso disperso nell'infinità di un Universo in continua espansione e più grande di quanto ognuno di noi possa immaginare, nulla ci vieta di sognare una nuova vita, una nuova casa, al di fuori del pianeta Terra. Noi stiamo lavorando perché questo sogno possa diventare realtà».

L'applauso che si alzò dalla sala avrebbe fatto gelare il sangue a chiunque si fosse trovato da solo, sopra quell'enorme palco, davanti alle migliaia di persone che erano lì solo per ascoltare quelle parole.

Lui ormai era abituato a tutto ciò, e come se fosse una cosa da niente sfoderò il suo miglior sorriso, ringraziando con un gesto delle mani l'intera folla, senza indicare qualcuno di preciso.

Si avviò verso la piccola scaletta che permetteva di scendere dal palco, scomparendo alla vista del pubblico, ancora in preda all'entusiasmo.

Il suo staff gli si fece subito attorno, complimentandosi per l'ottima riuscita della presentazione; era quello che aveva appena fatto, presentare le ultime novità della sua società, o per meglio dire, di una delle sue società.

Il "genio miliardario", così lo avevano soprannominato alcuni giornali, e il soprannome coincideva appieno con due delle sue caratteristiche: era miliardario, e su questo non c'era alcun dubbio, ed era un genio, o almeno si reputava tale.

«Non è solo merito mio ragazzi, ricordatevi che la chiave è il lavoro di squadra, quindi godetevi un po' anche voi questo applauso, perché una parte è indirizzata proprio a voi».

Era un maestro nell'ammaliare le persone, sapeva come trattare tematiche complesse e renderle così interessanti da rapire l'attenzione dell'ascoltatore più annoiato, o convincere le altre persone di quello che più gli andava. Era così che era riuscito ad essere il migliore, in quel campo così difficile soprattutto per una società privata.

Dopotutto, le sue doti, che in molti avrebbero potuto sfruttare solamente per fortuna personale, lui le aveva messe al servizio della società, cercando di realizzare ciò che solo un genio pazzo potrebbe sognare di fare: un futuro migliore per tutti, ad ogni costo.

Un suo assistente si fece avanti con un telefono tra le mani.

«Signore, il Presidente degli Stati Uniti è in linea e attende di parlare con lei».

Lui prese il telefono dalle mani dell'assistente, ma prima di rispondere si appartò in un luogo un po' più tranquillo.

«Presidente, è un onore poter parlare con lei», esordì, sfoderando il solito fascino tra le sfumature della voce.

«Il piacere è mio, signor Carter. Ho ascoltato il suo discorso poco fa, e devo dire di essere restato davvero impressionato da alcuni dati che ha presentato»

«Stiamo solamente svolgendo il nostro lavoro, signor Presidente, e sebbene con forse poca modestia, devo dire che riusciamo a farlo abbastanza bene», Carter non sapeva il perché il Presidente fosse interessato alle novità presentate dalla sua società, ma quella telefonata lo aveva incuriosito davvero molto.

«L'ho chiamata proprio per questo, signor Carter. Lei può assicurarmi che ciò che ha detto corrisponde a realtà e che non si trattava solamente di marketing? Crede di poter mantenere ciò che ha detto?».

Carter non si aspettava una tale domanda, ma la risposta era abbastanza semplice.

«Non solo lo credo, ma i dati che abbiamo presentato sono riproducibili e ci danno ragione. Servirà del tempo, di questo ne sono a conoscenza, soprattutto con i fondi limitati di cui possiamo disporre, ma ciò che ha visto questa sera un giorno sarà realtà».

Carter attese per qualche secondo la risposta del Presidente, che molto probabilmente stava valutando attentamente la proprie parole.

«Che ne direbbe, signor Carter, di discutere di persona della possibilità che i fondi della sua società diventino illimitati?».

Carter era salito appena possibile sul proprio jet privato. Il Presidente lo avrebbe atteso nello studio ovale quella notte stessa.

La situazione aveva messo Carter in agitazione; le domande erano tante, forse troppe, sebbene le prospettive fossero davvero entusiasmanti. Se il Presidente avesse dovuto mantenere le promesse fatte al telefono, il sogno della società di Carter sarebbe potuto diventare realtà molto prima di quanto previsto.

Sfruttò il breve tempo del volo per ripassare ancora una volta i dati: non aveva la minima intenzione di farsi trovare impreparato a quel colloquio.

Appena sceso dall'aereo trovò una berlina scura ad attenderlo. L'autista attese che lui e il suo assistente si accomodassero sul sedile posteriore prima di partire in direzione della Casa Bianca.

Carter non vi era mai stato, anche se contava di visitarla prima o poi, magari in occasione della consegna di qualche premio; le motivazioni per riceverlo le avrebbe avute.

Giunti a destinazione, Carter restò di sasso vedendo che il Presidente stesso aveva deciso di venire ad accoglierlo in giardino, dove l'auto si era fermata.

«Signor Carter, sono felice che abbia accettato il mio invito»

«Non avrei potuto fare a meno, signor Presidente. La sua proposta è estremamente interessante».

Il Presidente gli fece strada tra i tanti corridoi della Casa Bianca, conducendolo direttamente all'interno del proprio studio privato. Carter si guardò attorno, riconoscendo alcuni particolari visti solo in televisione.

«Si accomodi dove preferisce, sarà una discussione lunga», disse il Presidente, mentre si levava la giacca, si arrotolava le maniche della camicia e si allentava la cravatta.

La curiosità in Carter era ormai diventata insopportabile, soprattutto per una persona come lui che difficilmente resisteva ai propri desideri.

«Non ci resta quindi che iniziare, o non giungeremo mai ad una conclusione», sorrise in risposta Carter, con tono affabile.

Il Presidente lo fisso per qualche istante negli occhi, con espressione imperscrutabile.

«Quello che le dirò questa sera non dovrà essere rivelato a nessuno, nemmeno al suo assistente più vicino, almeno finché non saremo noi ad autorizzarla»

«Certamente», rispose Carter, concentrato al massimo sulle parole che sarebbero emerse dalle labbra del Presidente di lì a poco.

«La nostra Società è giunta ormai ad un punto di non ritorno, e qualunque sforzo venga messo in campo da ora in avanti non riuscirà a fermare il declino che già è in atto; il nostro pianeta comincerà ad esserci ostile, e noi stiamo lavorando ad una soluzione per permettere alla razza umana di continuare ad esistere», alcune rughe emersero sulla fronte del Presidente, che sembrava invecchiare parola dopo parola.

Carter, forse per la prima volta in vita sua, si ritrovò senza parole. La presa di posizione decisa del Presidente era agghiacciante, e faceva crescere in lui moltissime domande.

Il Presidente sembrò accorgersene.

«Avremo tempo per le domande. Come le avevo detto, sarà una discussione lunga».

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⏰ Last updated: Dec 05, 2016 ⏰

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