Verità

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Marco e Sam correvano, ripercorrendo il tragitto seguito pochi minuti prima, questa volta senza controllare dietro ogni angolo.

Marco aveva detto solo il necessario al ragazzo, che avanzava in uno stato catatonico. L'importante era tornare al riparo.

Gli artefici dell'omicidio dei genitori di Sam non lo avrebbero di certo lasciato andare. Se i genitori del ragazzo erano parte dei ribelli, il Sistema avrebbe voluto assicurarsi che il figlio non avesse informazioni utili, e tutti conoscevano i metodi di interrogatorio delle guardie.

Fortunatamente non incontrarono nessuno lungo la strada, e si infilarono nel passaggio tra le rovine che portava alla cantina di Marco.

Sam restò in piedi vicino all'ingresso, fissando il vuoto, mentre Marco camminava nervosamente per la stanza. Non sapeva cosa fare.

"La prima cosa da fare è prendersi cura del ragazzo, sarà sconvolto", pensava tra sé e sé. Prese una delle bottiglie d'acqua e si avvicinò a Sam.

«Bevi qualcosa», il tono era brusco, anche se non voluto.

Sam afferrò la bottiglia, portandosela alla bocca in un movimento meccanico. Non poteva crederci, tutto ciò non poteva essere successo a lui.

«Sam, se sai qualcosa devo saperlo. I tuoi facevano parte dei ribelli?». Marco aveva preso il ragazzo per le spalle, e lo fissava dritto negli occhi.

«Sam?».

Il ragazzo sembrava non sentire nulla.

«Sono morti...», le parole uscirono dalla bocca di Sam sottovoce, ma bastarono per rendere la situazione ancora più reale. Una lacrima iniziò a scendere sulla sua guancia.

«Mi dispiace Sam.». Marco non sapeva cosa dire, nella sua vita i rapporti con le altre persone erano sempre stati ridotti al minimo.

Marco si girò, avviandosi verso il divano. "Devo dargli un po' di tempo".

«Non erano ribelli, o almeno io non sapevo nulla.». La voce di Sam era fioca, ma sembrava sincero.

«Hai idea di chi avrebbe potuto fare tutto questo?». La domanda conteneva una certa dose di retorica, visto che Marco aveva già ben chiaro chi fossero gli artefici.

«No...».

«Sam, per un po' di tempo non potrai tornare a casa, almeno non finché non capiremo meglio cosa diavolo sia successo. Credo che anche farsi ospitare da qualche amico o parente potrebbe essere rischioso. Puoi restare qui, io dormirò sul divano.».

Il ragazzo si mosse verso il letto nell'angolo, con passo rassegnato; Marco non poteva nemmeno immaginare cosa stava passando per la sua testa. Conosceva così poco di quel ragazzo, ma non riusciva ad estraniarsi dal suo dolore.

Voleva chiedergli qualcosa, anche solo per distrarlo dalla pesantezza della situazione, ma tutto sembrava così stupido al momento. Decise di rimandare ogni tipo di discussione e si avviò verso il divano, pronto a riposare il corpo ma non la mente.

Aveva bene in testa ciò che avrebbe dovuto fare: scoprire la verità. Non tanto per lui, quanto per Sam. Quel ragazzo non si meritava di passare il resto della propria vita senza sapere perché i propri genitori erano stati uccisi, e lui avrebbe fatto di tutto pur che ciò non capitasse.

Si alzò dal divano di pelle, scoprendo che nel frattempo Sam aveva ceduto alla stanchezza delle ultime ore, ed era perso in un sonno disturbato.

Accese il piccolo fornello a gas, regolando l'apertura della valvola della bombola; doveva stare sempre attento ad evitare gli sprechi, perché la sua scorta non era destinata a durare in eterno.

Aveva deciso di cucinare qualcosa, sebbene avesse lo stomaco chiuso; anche Sam probabilmente non aveva intenzione di mangiare, ma avevano entrambi bisogno di energia.

Sam si svegliò al primo tocco. Sul momento non capì dove si trovava, poi i ricordi delle ultime ore lo colpirono dritto in faccia come un pugno.

«Ho cucinato qualcosa», era la voce di Marco.

«Non ho fame».

«Lo so, ma dobbiamo mangiare lo stesso qualcosa.».

La tavola era tutt'altro che ricca: c'erano semplicemente due piatti, con quella che sembrava una delle razioni passate dal Sistema ai lavoratori della Serra durante la pausa pranzo; solo che questa era bruciacchiata.

Sam non chiese a Marco come avesse fatto a procurarsele. Di certo non le aveva avute lavorando alla Serra.

Mangiarono con poca voglia, in silenzio. Poi Marco decise di romperlo.

«Sam, quanti anni hai?».

«14».

Ancora silenzio. L'assenza di esercizio nei rapporti umani da parte di Marco stava rendendo quella situazione ancora più strana.

«Grazie per oggi, credo tu mi abbia salvato la vita almeno due volte.» disse Sam, gli occhi fissi sul piatto.

«Io.. beh... di nulla.». Marco non se l'aspettava.

Ancora quel maledetto silenzio. Questa volta, però, Marco sapeva bene cosa dire.

«Scopriremo la verità sui tuoi genitori, Sam. Te lo prometto.».

Second EarthWhere stories live. Discover now