Capitolo XX

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Non riusciva a smettere di pensare a quella donna mascherata, Marlena. Rimuginava su quella sera, ricordando sempre più dettagli e cercando di capire che cosa avrebbe dovuto fare in più per riuscire a farla sua, la volta che l'avrebbero incontrata di nuovo. Perché era sicuro che l'avrebbe rivista. Anche lei lo desiderava, glielo aveva letto nello sguardo e doveva aver fatto un grosso sforzo per allontanarsi da lui mantenendo la sua sicurezza e spavalderia, che tanto lo avevano incuriosito. Era così ossessionato da lei che non riusciva neanche a svolgere i suoi doveri di Duca, anche se stava facendo un enorme sforzo per essere all'altezza. La riunione del consiglio comunale si avvicinava e lui doveva essere in grado di presentare il progetto dei Crowell in modo da farlo sembrare il più valido tra tutte le proposte. E poi si stava avvicinando l'inverno e quindi doveva pensare alla semina del grano e alla vendemmia prima dell'arrivo del freddo. Troppe cose a cui pensare, per lui che era abituato a non fare nient'altro oltre che a bere e divertirsi. Un grosso cambiamento che lo aveva reso nervoso.

Per questo non fu contento quando vide sua madre e sua sorella entrare nel salotto dove aveva deciso di prendersi una pausa dal lavoro, in totale tranquillità. Passava la maggior parte del suo tempo chiuso nell'ufficio e aveva bisogno di riposare la mente e smetterla di pensare ai conti. Avrebbe voluto alzare gli occhi al cielo, e chiedere di essere lasciato in pace, ma non sarebbe stato educato da parte sua perciò lasciò che le due donne si misero sedute. Lady Penelope si accomodò alla sua destra mentre lady Alyssa alla sua sinistra: praticamente lo avevano accerchiato. Entrambe si erano avvicinate troppo, impedendogli di fare qualsiasi movimento e di sfuggire dalle loro grinfie e sapeva bene che questo era proprio il loro intento. Da quando erano tornati sua madre non aveva proferito parola, offesa probabilmente dal loro ultimo incontro, ma sapeva che era questione di tempo. Penelope non poteva restare in silenzio per sempre.

Dal canto suo, Byron non aveva cercato minimamente di avvicinarsi alla madre perché si sentiva in colpa: tra di loro non c'era mai stato un diverbio così aspro, tale da non parlare più per settimane. Ed era consapevole di aver alzato i toni e perfino di essere stato contento per il dispiacere di sua madre: perfino lui faticava a capire perché a volte si comportava in quel modo. Poteva arrancare la scusa di voler proteggere Astrid , in un attacco improvviso d'umanità, o di essere rimasto scioccato dalla parole di sua madre, tanto da avere una reazione spropositata. Non era così che avrebbe reagito una persona del tutto normale? Ma una persona normale, una volta capiti i propri sbagli, avrebbe chiesto scusa, cosa che non aveva fatto. A sua discolpa si poteva dire che Byron fosse tutto tranne che normale. Non chiedeva scusa in ogni occasione e di certo non lo avrebbe fatto con sua madre, anche se sapeva che se lo meritava. Un pò in difficoltà, aspettò che fosse lei ad aprire il discorso ma era orgogliosa - difetto che aveva trasmesso al figlio - perciò la sua intenzione era quella d'ignorare il diverbio, fingendo che non fosse mai accaduto. E poi c'era qualcosa che le premeva sapere di più, e la sua curiosità era anche più forte dell'amor proprio.

"Non ci hai raccontato com'è andata la festa di compleanno dell'Imperatore!"
Moriva dalla voglia di sapere i dettagli, lo si poteva capire da come si agitava sulla poltrona, e Byron era stupito dal fatto che ci avesse messo più di una settimana prima di fare quella domanda. Lui era un uomo, poco propenso ai pettegolezzi, perciò si limitò a dire: "é andata benissimo, madre, anche la cerimonia d'investitura..."
Sentendosi in vena di elogiare sua moglie, aggiunse senza perdere troppo tempo: "Astrid è stata eccezionale! A corte hanno apprezzato molto il suo carattere, si è fatta ben volere da tutti, soprattutto dalla principessa."

Evitò di menzionare il suo incontro con Christopher Strafford e le sue parole ambigue: parlarne con sua madre era inutile, sapeva che gli avrebbe mentito, ma quelle parole gli risuonavano ancora nella mente. Era deciso a capirne il significato ma non aveva idea di come poter indagare su un segreto del genere. Lady Penelope non fu molto contenta di sentire che Astrid aveva riscosso successo, invidiosa come non mai, e il suo atteggiamento stizzito non fece altro che alimentare il desiderio di Byron di elogiare la moglie. Non per fare un dispiacere a sua madre, ma solo perché desiderava calmarla e farle cambiare idea su sua moglie. Il fatto che non fosse la donna giusta per lui - non avrebbe cambiato opinione in merito - non significava che non fosse una moglie perfetta, che ogni uomo di nobili origini avrebbe voluto avere al suo fianco. Ignorò perciò l'espressione dubbiosa di lady Penelope per accogliere la curiosità della sorella che parlò per la prima volta, forse proprio per distogliere l'attenzione dall'umore nero della madre.
"E che regalo ha comprato? Ero estremamente curiosa, ma prima di partire ho fatto delle domande ad Astrid senza però ricevere alcuna risposta..."

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