L'inizio di tutto

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Cammino per un lungo corridoio che porta al set di Gothika, un film horror a cui ho preso parte.
Il mio viso è rivolto verso il basso e non posso fare a meno di pensare ai miei demoni, come faccio sempre.
Sto provando a rialzarmi, davvero, ma ogni volta che guadagno terreno i miei errori passati mi fanno indietreggiare, forse per paura.
Quei giorni in galera, quelle numerose facce di amici che mi hanno voltato le spalle solo perché ero un drogato ai limiti della società e non riuscivo a farmi aiutare.
Ci sto provando, davvero.
È da un anno che non tocco più quella roba, da quando sono uscito dalla riabilitazione grazie ad un maestro di una speciale tecnica di arti marziali cinesi ho imparato a seguire la retta via e a non ricadere nei miei sbagli.
Ho imparato che rinascere è possibile solo se tu ci credi, ma mi sbagliavo.
Il percorso non è così facile da attraversare, e non perché sento il richiamo di quelle schifose sostanze, perché io ho perso il mio carattere.
Riesco a recitare come prima, ma non appena esco dal set sento il vuoto che torna dentro il mio cuore.
A volte vorrei recitare per sempre, per non pensare più ai miei demoni.
Tutti mi trattano con cautela, come se ad ogni loro singola parola dovessi urlargli contro o peggio, alzare le mani.
Mi trattano come una mina pronta ad esplodere.
Tutti si riparano e non perché hanno paura che possa farli del male, ma semplicemente perché non credono in me.
Mi vedono sempre con il fumo attorno, come il drogato di anni fa.
Per questo hanno sempre paura che io sia in balia di certe sostanze e possa avere delle reazioni violente verso tutti.
Perché assumermi? Non lo so ancora, so solo che non appena finisco la mia scena devo subito allontanarmi da tutti prima che esploda.
Una volta, nella sala trucco, la ragazza che mi truccava aveva dimenticato di mettermi del finto sangue sulla guancia e io, prima di lasciarla andare, l'ho afferrata per un polso e le ho rammentato gentilmente cosa doveva fare.
I suoi occhi erano pieni di terrore, tremava da capo a piedi.
Si è liberata e io ho provato a tranquillizzarla, facendola solo appiattire contro la porta.
Mi vedeva con gli occhi rossi, barcollante e con la sbronza cattiva dentro di me.
Invece ero lì, in piedi davanti a lei con le mani in avanti per farle capire che non c'era nulla di cui avere paura.
Ha preso un po' di coraggio ed ha iniziato ad urlarmi contro, insultandomi sempre di più.
Io sentivo la mia calma rompersi, ed era ciò che volevo evitare di fare.
Dopo l'insulto più cattivo e pesante ho perso la pazienza ed ho sbattuto un pugno contro il muro, urlandole di stare zitta.
Solo così mi ero reso conto di ciò che avevo fatto, così la spostai e uscì dalla stanza.
Mi reputava un mostro ed era riuscita a tirarlo fuori alla fine.
Alzo gli occhi appena in tempo per vedere una giovane donna di poco più di trent'anni sbattere con violenza contro il mio petto, rischiando di cadere all'indietro.
L'afferro prima che cada a terra e l'aiuto a tornare in piedi, vedendola così piccola davanti a me che già sento la paura che possa scappare lontano da me.
I suoi occhi sono come i miei, solo con una luce dentro.
-Scusami tanto, non so dove ho la testa.
La sua voce è giovane.
Non mi guarda con disprezzo, mi guarda con una curiosità degna di una bambina e mi sorride. Mi sorride.
Mi sorride per davvero.
-Oh, non devi scusarti, sono io che non guardo mai dove vado.
Mi mordo un labbro per smorzare l'imbarazzo.
Lei mi porge la mano e io esito nel stringerla.
-Mi chiamo Susan.
Accenno un piccolo sorriso che riservo solo per lei, perché è l'unica che non è andata via da me non appena mi ha visto.
-Robert.

*giustizia è fatta. Sono stufa delle storie dove Roberto e Susanna si separano per una ragazzina cicciata dal nulla, sono stufa anche di scrivere le storie dove sono costretta a farli separare, tradire oppure far morire la povera Susanna. È tempo di tornare al loro primo incontro.
Commentate e votate altrimenti vi crucio...*
Qua da Shinimal è tutto
Al prossimo capitolo.

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