We want sex

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Picchietto un dito sul quadrante dell'orologio, mostrandolo con enfasi a mio fratello, lui, le cuffiette del cellulare infilate nelle orecchie, solleva appena gli occhi azzurri, occhi brillanti e ingenui di bambino, e sbuffa, sono tre quarti d'ora che discorre con mio padre al telefono, o meglio, borbotta, sillaba quale parola, mentre gioca con il suo videogioco portatile (sento le astronavi e chissà che altro esplodere), lasciando il vecchio sfogarsi, a spese di Jacopo, naturalmente. La sua paghetta mensile, prevede anche usi parte dei soldi per comperare la ricarica del telefono, è una regola non scritta della nostra famiglia, di fatto se chiedi soldi per ricaricare il cellulare nessuno, da nonna a mamma, da papà a zia, caccerà un quattrino.

Papà deve aver finito nuovamente i minuti della promozione telefonica, l'abbiamo capito quando abbiamo visto la serie di chiamate (a distanza di un minuto) sul display, è stato furbo a chiamare lui e non me,  sa benissimo io sia piuttosto tirchia, più di lui, il mio fratellino, invece, ha risposto agli squilli con altri, un balletto che è andato avanti per mezzora, finché, fintamente rassegnato, si è deciso a chiamare il tirchio, a Jacopo non interessa la conversazione si dilunghi, stranamente, mio padre gli sta simpatico, i suoi racconti il più delle volte lo divertono e poi è sempre un'ottima scusa per non finire i compiti di italiano e lasciare sia mamma a farli, vinta dalla compassione per quel figlio trascurato da entrambi i genitori, soprattutto dal padre, carogna, traditore, infame e taccagno che non trova manco i soldi per chiamare i suoi pargoli, anzi, pretende siano loro a telefonargli con scuse bieche. Invece,  i soldi per comprare i vestiti di D&G alla baby-fidanzata li scova sempre. Dovrebbe essere un segreto, ma sicuramente il mio fratellino se lo lascerà sfuggire, casualmente, a sua detta. Jacopo ha dieci anni, ma è un vero genio, lo avevo già accennato? Prevedo grandi cose per lui in futuro, potrebbe finire col lavorare in tv, o fare il broker o ancora il consulente del nulla in qualche pubblica amministrazione o il politico corrotto, ma anche il serial killer, ha le carte in regola per ogni tipo di lavoro in cui non si richieda un'etica. «Dai Jacopo, la mamma arriverà a minuti.» gli intimo ancora, un conto è spifferare di aver accidentalmente chiamato il genitore fedifrago, un altro è vedere mio fratello in flagranza di reato, mamma è assolutamente contraria alla strategia degli squilli di nostro padre, i soldi della paghetta arrivano da lei, è lei a spaccarsi la schiena al lavoro per darci da mangiare e vestire, non quello scansafatiche tirchio di nostro padre che ci passa a malapena duecento euro al mese, cito testualmente.                                                                                           Vedendola entrare dalla porta a vetri, mio fratello tronca al volo la conversazione, senza nemmeno salutare, ripone cellulare e videogioco nella cartella e riprende in mano il quaderno degli esercizi, assumendo anche l'espressione corrucciata e turbata di chi non si ricorda le tabelline, tocco di genio! 

Sento arrivare la nuvola di profumo Armani Code prima della mamma, inoltre distinguo il suo passo di marcia, prodotto dai tacchi vertiginosi, è così forte da appiattire ai suoi piedi qualsiasi altro suono; sfila fra i tavoli, stretta nel suo completino rosso rubino, la minigonna lascia intravedere le gambe magre e ben delineate, la camicetta bianca aperta strategicamente sul decolté, strizzato ancora di più dalla giacca attillata, i capelli biondo platino, alla Jennifer Lawrence, il trucco perfetto, da cartellone pubblicitario della Dior, a vederla da lontano sembra una ventenne e non una madre single, quarantaseienne. Ancheggia, sfilando fra i tavoli, la falcata sicura di sé, il portamento da femme fatale, solo quando si siede accanto a noi, l'illusione viene meno, il mago svela il suo trucco: emergono le piccole rughe sulla fronte e attorno agli occhi, solchi coperti da uno strato abbondante di fondotinta, il collo leggermente raggrinzito circondato da un' imponente collana di perle, le mani segnate dall'avanzare dell'età, fuggono sotto il tavolo. «I miei bambini, siete stati bravi anche oggi?» domanda con un tono sdolcinato e stridulo, a volte mamma dimentica non abbiamo più cinque anni. «Bravissimi.» interviene zia, si china e bacia la mamma su entrambe le guance, poi prende posto accanto a me, sono sorelle, ma non potrebbero esserci persone più diverse fra loro, già ad un primo colpo d'occhio; mamma è sempre in tiro, vestita all'ultima moda,sembra appena uscita da una pagina di Donna Moderna o Vogue, costantemente in lotta contro il tempo, si tiene in forma, allenandosi molto e mangiando poco,  soprattutto beveroni depurativi, è femminile non solo nell'aspetto, ma anche nelle movenze, fluide ed aggraziate. Zia Aria, invece, sembra si sia buttata dentro il suo armadio e ne sia uscita sconfitta, oggi porta addirittura gli occhialoni con montatura nera da hipster, di truccarsi nemmeno ci pensa, si mangiucchia la pellicina delle unghie e siede scomposta, talvolta sembra un uomo.                                                                                        «Dov'è il tuo capo?» chiede mamma, sbattendo le ciglia finte, cariche di mascara, si guarda attorno, simile ad una cerbiatta in amore. «Nessuna idea, a giudicare da...credo sia in cantina, deve prendere non so che decorazioni.» corregge il tiro, ma mamma ha già annusato la bugia.

Il Popolo delle OmbreWhere stories live. Discover now