All the world's stage

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Una volta William Shakespeare ha detto: tutto il mondo è un palcoscenico, e uomini e donne, tutti, sono attori. Immagino il Bardo si riferisse alla società londinese e alla sfilata di personaggi che, ad ogni sua rappresentazione, riempiva il Globe Theatre, schiamazzando, gridando, partecipando attivamente alla pièce, senza alcun invito, per altro.

Il mio piccolo centro del mondo, il teatro dove ogni giorno vedo lo svolgersi della vita, così come la conosco, è un altro tipo di palcoscenico, anche se, ad essere onesta, il nome è lo stesso. Globe Theatre. L'unica differenza è che non si tratta di un teatro all'aperto, ma di un pub, talvolta tavola calda con musica dal vivo. Qui trascorro buona parte delle mie giornate, dopo la scuola, fin da quando avevo una decina d'anni, qui lavora mia zia, Arianna La Viola, detta Aria, qui si intersecano le esistenze di perfetti sconosciuti, di alcuni, i più assidui, ricordo persino voci e qualche caratteristica fisica, ma gli altri, dopo una breve occhiata, diventano fumo azzurro e scompaiono dalla mia memoria: dove vanno? Cosa succede quando escono dal Globe Theatre?

Zia Aria afferra il foglio su cui sto scrivendo e lo legge brevemente, gli occhi di un castano dorato si soffermano su ogni termine, ha una leggera dislessia, perciò deve intrappolare ogni parola nel suo sguardo tagliente, sezionandola, scomponendola e ricomponendola, finché non riesce a darle un senso compiuto. «Shakespeare, eh? Mi piace chi comincia un tema con delle citazioni...quanto chi ogni due parole ci butta dentro un termine inglese. Fushion, partnership, packaging, multitasking, self-conscious e l'hashtag, la peggiore invenzione della società moderna.» mi prende in giro, restituendomi il foglio. «Comunque il Bardo, si rivolterebbe nella tomba, sapendo a quale bettola è stato affibbiato il nome del suo amato teatro. Non era bastato l'incendio a raderlo al suolo, ma anche un Cria.» Samuele Cria, il proprietario del Globe Theatre, un sestrese trapiantato da una decina d'anni a Milano, inizialmente aveva una parlata buffa, tipica dei liguri, ti ispirava subito simpatia, anche se diceva cose sopra le righe o voleva attaccar briga, ogni volta che entravo qui dentro, più che nel Globe Theatre di Londra, mi sembrava di stare in un carruggio, riuscivo a sentire l'odore acre dell'oceano, quello intenso del pesce, il dolce profumo del basilico e quello dell'olio, ma vivendo a lungo in città, Samuele ha un po' perso la sua inflessione divertente, adeguandosi a quell'accento, non accento, tipico dei milanesi, la parlata asettica.

«La Viola, io ti pago per lavorare, non per stare a cianciare con i tuoi nipoti...poi che stai facendo qui, Caterina?» chiede burbero Samuele, l'unica persona che conosco a non cambiare mai, ogni giorno è sempre più affascinante, con il capello castano morbido al vento, gli occhi chiari, freddi e duri come l'acquamarina, la barba, tanto di moda, appena accennata. Afferra il mio tema e ne legge due righe, la fronte spianata si accartoccia ad ogni frase, le sopracciglia vicine e arcuate; mia zia aspetta pazientemente finisca di leggere, fissandolo sconcertata, lo conosce bene e sa già cosa accadrà. «Sei impazzita, stai studiando di venerdì pomeriggio? Non dovresti essere fuori con le tue amiche o un fidanzato, non vorrai fare la fine di tua zia, vero?» domanda fuori di sé, l'ha presa sul personale, la sua missione nella vita è non farmi finire in quella bettola di cui è proprietario, è difficile capire, come, lo studio mi farà finire qui, credevo fosse il contrario, ma Samuele non è dello stesso avviso.

«Intendi dire sottopagata e con un capo petulante?» risponde lei sarcastica, aggiustandosi il grembiule nero, stretto alla vita.

«Zia, cosa significa petulante?» domanda mio fratello più piccolo, Jacopo, alzando finalmente gli occhi dal foglio di calcoli complicatissimi, sta cercando di capire se con la paghetta dei miei, riuscirà a comperare il nuovo gioco di Batman per la PS4 e cosa dovrà fare altrimenti per ottenere più soldi, ha dieci anni, ma quando si tratta di ottenere ciò che vuole, è un vero portento.

Il Popolo delle OmbreWhere stories live. Discover now