Capitolo centoventidue

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Diego

Enola era immobile, nervosa. Aveva un'espressione di disagio stampata in volto.

«Perché mi hai portato qui?» domandò.

«Voglio parlare con te, essere sincero, non nascondermi più dietro insulti o parole utili solo a farti male.»

Enola fece un passo indietro e scosse la testa.

«No, Diego. Non voglio ascoltare una sola parola. Arrivi sempre in ritardo e speri che la tua superficialità non abbia conseguenze. Non funziona così, non esisti solo tu al mondo e soprattutto le persone non sono bambole di pezza. Io non sono una bambola di pezza.»

Mi avvicinai e lei indietreggiò ancora.

«Allora perché sei qui stasera?» la stuzzicai.

«Per dirti addio.» sentenziò con poca decisione.

«Ne sei sicura?»

«Sì.»

«Hai fatto un giuramento, Enola. Io lo sto rispettando, tu no. Stai scappando.»

Enola abbassò la testa e deglutì. Colsi l'occasione al balzo.

«Mi sono comportato come uno sprovveduto. Sono stato insensibile, egoista, ho ignorato le tue volontà e calpestato le tue suppliche. Tuttavia voglio che mi ascolti.»

Enola incrociò le braccia al petto e mi fece cenno con la testa di parlare.

Presi un respiro e mi abbandonai all'ignoto.

«Ho mentito. Ho mentito per anni. Le bugie sono diventate la mia seconda pelle, una pelle irritata, che mi ha dato solo prurito e orticaria. Ho detto che mi piacevi. È una bugia, o meglio, una mezza verità.»

Enola non si mosse.

I miei occhi nei suoi, i suoi nei miei. Rocce mai erose contro alta marea.

«Ti ho sempre amato Enola. L'armonia tra noi era pura utopia, ma ho amato anche il mondo distopico in cui mi ha trascinato. Sei stato il grande amore della mia vita, l'unico. L'unico grande amore della mia vita e, sebbene io abbia ancora molto tempo a disposizione per scovarne un altro, altri due, altri cento, tu rimarrai tale. La mia è una certezza. Non sbaglio su queste cose, non commetto errori quando a parlare sono il mio cuore e la mia testardaggine messe assieme. Sei tu, l'unica. Oggi abbiamo due vite diverse, incompatibili. Asia è la mia fidanzata, il mio futuro, la sposerò, avremo dei figli, ma voglio che tu sappia che dal momento in cui ti ho conosciuto non è passato un solo istante in cui io non ti abbia immaginato accanto a me. Ti ho amato Enola, così tanto da perdermi. Ti ho amato dal primo istante in cui ti ho visto e ti sei presentata con il tuo stupido nome. Le cose sono cambiate, noi siamo cambiati e soprattutto sono cambiati i nostri sentimenti. Io non ti amo più, tu non ami più me, ma non riesco a starti lontano. Ti ho amato, ti ho desiderato, spogliato con gli occhi, accarezzato l'anima, assaggiato i tuoi pensieri, quelli amari come il fiele e quelli dolci come lo zucchero filato che non hai mai imparato a mangiare decentemente. Quando ti vedevo con il volto sporco di quella delizia volevo baciare i tuoi tratti che per un momento sembravano meno austeri e algidi, e leccare le tue gote appiccicose, e pulirle, e bagnarle con la mia saliva, e sporcarle di me. Volevo succhiare le tue dita, sentire sulla lingua il lieve calore che esse sprigionavano... non ritenere i miei pensieri inopportuni, per favore... Desideravo solo sapere se più buono di te e dello zucchero filato assieme potesse esistere qualcos'altro. Enola, dietro ogni scherzo, dietro ogni litigio c'era la voglia di farti mia. Questo sei. Io sono tuo, tu sei mia. Non contano le persone che sono passate per i nostri letti, per il nostro cuore. Noi ci apparteniamo nonostante siano rimasti solo brandelli di quello che eravamo e saremmo potuti essere. Io sono tuo Enola. Tu sei mia. E io...»

Ogni alba rimasta (Ex ANCHE ORA- Il castello del tempo)Where stories live. Discover now