My Sin

53 1 0
                                    

Erano passati tre anni da quel brutto incidente, ma la mia vita era ormai segnata. Finalmente ero entrato all'accademia, ma nel mondo di tutti i giorni ero costantemente messo alla prova, sempre tentato, sempre più corrotto.

"Che sono queste occhiaie?" Disse Vittorio. Vittorio era un ragazzo d'oro per avere solo otto anni, sembrava ne avesse almeno venti, ma quel corpo da bambino gli calzava a pennello, tanto gentile e dolce come solo un bambino può. "Soffro di insonnia Vittò." Risposi in velocità, non potevo dirgli che non dormivo da anni e che ogni notte sentivo le urla dei demoni infrangersi contro la barriera, il mio corpo stava subendo i danni della mia anima, si notava, eccome se si notava. "Provato a bere del tè? So che aiuta, papà lo fa ogni sera da qualche mese e si addormenta come un ghiro." "No Vittò, ci proverò stasera e ti dico domani se abbia avuto effetto." Risposi come se veramente avessi voluto provarci, ma tanto già sapevo che era del tutto inutile. "Bambini su venite a fare ricreazione in giardino...oggi è una bella giornata." La voce proveniva da dietro la porta della classe, nascosta tra una valanga di libri vi era la maestra Antonella, una donna molto giovane ma allo stesso tempo molto istruita e gentile. Aveva il ruolo di maestra unica perciò ci conosceva come le sue tasche e passava con noi tutto il giorno, o quasi.

Scendemmo in giardino, dove nonostante fosse il 13 gennaio era una bella giornata, nemmeno molto fredda, quasi primaverile, il sole splendeva forte nel cielo e si avvertiva un leggero calore che rasserenava i cuori di tutti. L'intervallo in genere durava 20 minuti ma quella mattina, anche perché avanti con il programma, decidemmo di concederci qualche minuto in più. Le bambine della classe giocavano tra di loro immedesimandosi nel nuovo programma televisivo in moda in quegli anni: "Uomini e Donne"; per quanto loro lo trovassero divertente, io non riuscivo nemmeno a capirne il significato. È senza senso non trovi? Si alzò una folata di vento gelido. Feci finta che non fosse accaduto niente, ormai capitava sempre più spesso, loro cercavano di ingannarmi, ma non volevo commettere più niente come era accaduto tre anni prima. La maestra infatti scoprì di avere il cancro, e lasciò la scuola, morì pochi mesi dopo quell'evento. Me ne feci una colpa, poiché quasi sicuramente fu colpa di quell'evento. È inutile che mi ignori lo so che hai fame, guardati! Tu e il tuo corpo state andando in malora, basterebbe solo toccarli con la mano sinistra e ci penserei io a farti stare meglio. Il desiderio era sempre più forte, la saliva si impastava nella bocca, la mia sanità mentale era messa a dura prova, ma dovevo resistere, non solo per me, ma per tutti. In quel momento passò fuori il cortile il nonno. 

Stava diventando vecchio ma non si notava per niente, restava sempre bello come nelle foto di anni e anni precedenti, e la sua resistenza fisica era incredibile per i suoi settantaquattro anni, aveva infatti camminato per otto chilometri senza avere il respiro pesante. "Piccolino come stai?" Disse vedendomi da lontano e avvicinandosi con gioia. In quel momento dimenticai la sensazione appena percepita e mi diressi verso di lui. "NONNO! Sto benissimo, oggi abbiamo imparato le moltiplicazioni a due cifre, ma tanto già le sapevo perché me le hai spiegate tu tempo fa, ricordi?" 

"Ma davvero? Mi fa piacere, poi dopo mi racconti tutto, che sto andando proprio verso casa." Mi ero infatti trasferito a San Sebastiano, una piccola cittadina rispetto a Portici, e il nonno veniva ogni giorno per salutare e aiutare la mamma. "Si va bene! Però mi insegni qualcosa di nuovo che a scuola è noioso, spiegano sempre le stesse cose." "Certo, quindi a dopo." Rispose, congedandosi con una risata.

"Parlavi con il nonnino? Guardate che piccolo bamboccio!" Era Giovanni, con gli anni era diventato ancora più viziato, molto presuntuoso, ed era diverso dagli altri bambini, lui era un vero e proprio bullo con la sua arroganza. "Si, parlavo con mio nonno. Problemi?" Risposi seccato. Giovanni era il mio opposto, lui era debole, non era affatto intelligente, andava male a scuola, e soprattutto provava felicità a fare del male agli altri. "So bene che alla fine non riusciresti nemmeno a toccarmi, perciò vattene Giovanni." Continuai. "Si adesso il bambino ha paura perciò mi chiede di scappare, troppo spiritoso. Farai proprio come la maestra Anna." Decisi di non curarlo e me ne andai in classe. Lui sarebbe gustoso non credi? STAI ZITTO, Replicai.

La giornata passava come ogni altra giornata negli ultimi tre anni, io che finivo subito i compiti in classe, Vittorio che in qualche modo riusciva a fare tutto concentrandosi, e poi con Giovanni che, non riuscendo a fare niente, continuava a tartassarmi di passargli i compiti.

Ormai si era fatta ora di tornare a casa, era un giorno speciale si usciva alle 16:30, e notai che Vittorio piangeva di nascosto mentre tutti si preparavano. "Vitto? Tutto apposto? Che è successo?" Chiesi preoccupato. "Niente, non parlarmi!" Quelle parole furono come lame affilate che mi penetrarono il cuore, l'unica persona nella classe con la quale parlavo mi stava abbandonando. "Si bravo! Non parlare con i bambini che portano sfiga!" Urlò Giovanni. Se solo la maestra Antonella non fosse andata in bagno in quel momento, niente sarebbe successo. "Che gli hai detto? Cosa gli hai fatto Giovanni?" Dissi arrabbiato. "Ho detto solo la verità, lo sanno tutti che la maestra Anna è morta a causa tua, sei stato tu ad uccidere la madre di Vittorio! Lo sanno tutti bambino porta iella!" Disse ridendo fragorosamente con tutti i bambini della classe. Quegli occhi, quelle risate, non potevo più sopportarle. Avvenne così il mio peccato.

Era notte, mi trovavo a casa, e di nuovo il nonno si avvicinò a me e disse all'orecchio: "Ti avevo detto di non farti tentare... ricordati loro sono tanti, vivono da molto e sanno come corrompere, ma noi siamo qui per vivere, io sono qui per darti amore, non sprecare questo tuo dono. Ohr "

Mi ritrovai di nuovo a scuola, nella mia classe pochi attimi dopo, e mi trovavo a terra steso privo di sensi. Quando aprii gli occhi notai che tutti i bambini erano svenuti, la stanza era buia, come se fosse notte ed io ero immerso nel sangue. "Cosa ho fatto?" Notai che non avevo più fame, ma non volevo essere sazio in quel modo. Preso dallo sconforto e da tutte le emozioni negative, che avevano creato un vortice in me, mi inginocchiai a terra e dissi bisbigliando Ohr.

Questa volta mi svegliai veramente, ero nella mia cameretta, mi alzai di scatto e andai nella prima stanza con una luce accesa. "Che cosa è successo?" Urlai ancor prima di mettere piede nella stanza. "Ti sei svegliato? Grazie al cielo." Disse avvicinandosi mia madre baciandomi ovunque. "Tutti i bambini si sono sentiti male, ma stanno bene, sarà stata un'intossicazione alimentare, per quelle diavolerie che vi fanno mangiare." "Ma adesso stanno bene?" Cercavo di assicurarmi di non aver causato troppi problemi. " Si, però te sei svenuto, sembra che ti debba far controllare. Non voglio che ti capiti niente, capito? Ah giusto, il nonno era preoccupatissimo, vai a chiamarlo nello studio." Disse mentre ancora mi sondava da capo a piede. Giunto nello studio, trovai il nonno alla scrivania mentre scriveva qualcosa. "Non.." Il nonno si girò di scatto e in lacrime mi abbracciò "Non farmi mai più prendere uno spavento del genere, capito? Il mio cuore ne risente altrimenti." "Si nonno, ma adesso mi insegni qualcosa?" "Certo, vieni qua" Disse asciugandosi le lacrime.

La serata passò in fretta, e giunse il momento. Certamente non potevo desiderare di più per iniziare il mio primo giorno all'accademia. Andiamo che è meglio.

ORE 22:00 EVADO INTERNUM IMPERATOR

La Grande Storia Dell'Ultimo VrayjhkWhere stories live. Discover now